Ciao, Big Man
5 Luglio 2016Il 1989 mi è particolarmente caro perché è l’anno in cui sono nato. Al di là di questo trascurabile dato, il 1989 è stato un anno di capitale importanza per la percezione di Bud Spencer in Italia. Avevo appena due mesi di vita quando, sul palco del Teatro Manzoni di Milano, durante il Gran Premio Internazionale della Tv, il celeberrimo colosso partenopeo ricevette il Telegatto dalle mani di David Hasselhoff, divo di Supercar e poi di Baywatch.
La giuria aveva ritenuto Big Man – serie trasmessa su Canale 5 nel 1988 – il miglior telefilm italiano della stagione 1988/89. Le prime parole di Bud Spencer furono :”I’m born in Naples. So’ napoletano!“. Emergeva il dualismo tra Bud Spencer – stella la cui fama aveva raggiunto anfratti impensabili dell’orbe terrestre – e Carlo Pedersoli, uomo saldamente legato alla realtà ancestrale di un’infanzia vissuta nel capoluogo campano, prima che la famiglia si trasferisse a Roma.
A quella rivendicazione – probabilmente diretta a chi pensava che lui fosse americano – fece seguito una considerazione che risuonò in sala e fuori come uno dei suoi leggendari ceffoni:” Questo è, in ventidue anni di carriera, il primo premio che ricevo in Italia.” Una verità imbarazzante.
Ad uno tra gli italiani del ‘900 più conosciuti e apprezzati presso le masse popolari di ogni continente, non era mai stato attribuito, nel e dal proprio paese, un encomio per meriti artistici. Viceversa, all’estero la sua popolarità era già stata consacrata tramite gratificanti assegnazioni, come il prestigioso premio Jupiter, ritirato in Germania nel 1979.
La nota spocchia che connota ampie frazioni della galassia intellettuale italiana e, forse, la non omologazione all’orientamento politico espresso da certe casematte del pensiero, avevano creato questa ingiusta disarmonia fra un pubblico che promuoveva i suoi lavori con incassi inauditi al botteghino e share stellari in TV, e l’empireo degli artisti che sdegnosamente lo lasciava digiuno.
Il 1989 fu l’anno della svolta. Seguì il 1992, quando addirittura gli furono tributati ben due Telegatti nella stessa serata: uno per Detective Extralarge (miglior film Tv della stagione 1991/92) ed un altro condiviso con Terence Hill per gli altissimi ascolti totalizzati dai film della coppia passati in televisione nel 1991.
Nel 2008, il Presidente della Repubblica lo creò Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2010, ormai ottantenne, ebbe la grande soddisfazione di stringere la statuetta del David di Donatello alla carriera, assieme al partner di mille avventure.
Bud Spencer è scomparso, all’età di 86 anni. Non è questa la sede per riepilogare compiutamente la sua lunga vita. Basti qui segnalare come la sua fosse una personalità eclettica: non solo attore amatissimo, ma sportivo dalle prestazioni leggendarie in acqua (primo italiano a infrangere il muro del minuto nei 100 m. stile libero nel 1950), musicista, imprenditore aeronautico (fondò la Minstral Air nel 1981) e pilota di aeromobili (primo volo durante le riprese di “Più forte ragazzi”, 1972), scrittore ( l’autobiografico “Altrimenti mi arrabbio” ed il filosofico “Mangio ergo sum”) e (quasi) politico (elezione mancata per un soffio al Consiglio regionale del Lazio, nel 2005, nella lista di Forza Italia a sostegno di Francesco Storace).
Stando al racconto di chi lo ha conosciuto, era un uomo fornito di un solidissimo sistema di valori, oltre che di una tempra caratteriale pari alla forza che sprigionavano le sue braccia gigantesche. Per tre generazioni che non hanno conosciuto l’uomo ma la figura iconica, è stato un campione di bontà, lealtà e ribellione alle angherie. Ripeteva con orgoglio come le epiche scazzottate dei suoi film fossero pura finzione e come lui non avesse mai sferrato un solo pugno vero, nella vita reale. Molte volte ha pubblicamente esortato i giovani a rifiutare la violenza come mezzo per dirimere le questioni della vita. Solo un osservatore superficiale derubricherebbe le sue pellicole ad un’esortazione all’uso della brutalità. Lo sbaragliare mucchi di cattivi con la sola, preponderante, fisicità, presentava una coreografia così artisticamente pregnante che nel 2005 Pedersoli fu insignito del Premio Charlot, per aver reinventato la comicità gestuale di Charlie Chaplin.
Alla notizia della morte, la Rete è stata investita da uno tsunami. In sole due ore – dalle 22 alla mezzanotte del 27 giugno – la pagina Wikipedia in lingua italiana di Bud Spencer ha avuto 380 mila accessi, numero superiore a quello registrato sulla voce italiana di David Bowie nelle 24 ore seguenti la comunicazione della sua morte. Nella giornata successiva – 28 giugno – la medesima pagina ha sfiorato i 500 mila accessi, realizzando uno dei flussi giornalieri più consistenti nella storia di Wikipedia italiana.
In una settimana, la pagina Fb ufficiale di Bud Spencer ha avuto un incremento di seguaci pari a 400 mila unità, doppiando quella di Renzi, sorpassando quella di Salvini e posizionandosi poco al di sotto di quella di Grillo, che verrà sicuramente superata. Per giorni, Fb è stato traboccante di notizie, curiosità e citazioni su Bud Spencer, rimbalzate da moltissime pagine. Stessa presenza si è imposta sui siti di informazione (Corriere.it ha stabilito come la morte di Bud Spencer sia stata la notizia più cliccata della settimana), sui giornali e sui canali televisivi, i cui palinsesti sono stati variati per dare spazio a giusti ricordi.
La forza della leggenda ha varcato i confini nazionali, e la notizia ha ricevuto larga attenzione dalle testate americane, tedesche, francesi, ungheresi, spagnole, brasiliane, greche, iraniane, giapponesi, indiane. L ‘ultimo saluto a Bud Spencer ha visto la partecipazione di una folla vasta ed attonita, affluita dapprima in Campidoglio alla camera ardente, e poi in Piazza del Popolo per le esequie. Lì, qualche ora dopo, una suggestiva fiaccolata ha illuminato la notte, riflesso della Luce Eterna che accoglie i Giusti. La grandezza di quest’uomo ha avuto una manifestazione tangibile nella reazione di massa che c’è stata da parte di milioni di persone
(Francesco Ginanneschi)