Il Cavaliere disarcionato
3 Agosto 2013Non avendo la forma mentis per credere alle ricostruzioni complottiste con cui si danno spiegazioni alternative a quelle ufficiali di tanti fatti passati e presenti, ritengo di dover rigettare la tesi secondo cui esisterebbe, in danno di Silvio Berlusconi, un’oscura macchinazione concepita dall’ordine giudiziario per interferire con il regolare svolgimento della vita democratica. Al massimo posso concedere ( senza averne prova ) che alcuni singoli magistrati nutrano nei confronti di quell’uomo una vigorosa antipatia e provino un intimo compiacimento nel vederlo sprofondare, ma questo è ben altro dal credere che ci sia una vasta, coordinata e sinergica operazione di travisamento dei fatti e di torsione del diritto a fini politici.
La Corte di Cassazione , così come la Corte d’Appello della Lombardia ed il Tribunale di Milano, non hanno condannato il PDL, non hanno espresso un giudizio sulla storia di quel partito e non hanno in alcun modo mutilato la rappresentanza politica di otto milioni di elettori. Il Supremo Collegio, più modestamente, ha deciso dell’impugnazione di una sentenza di secondo grado con cui si confermava una precedente decisione del Tribunale di Milano pronunciata in un processo svoltosi per accertare la sussistenza di un fatto di reato ( la frode fiscale nell’anno 2002/2003 ) e la sua attribuibilità a Berlusconi. Fatta puntuale ricostruzione nel merito nei due gradi del giudizio e accertata dalla Corte di legittimità la regolarità di diritto, si è formata una verità legale e storica che riguarda direttamente Berlusconi e solo indirettamente una platea assai più vasta di soggetti.
Naturalmente i tanti dignitari della sterminata corte augustea, che si vantano di essere eterni debitori vivificati solo dalla munificenza del principe benefattore ( come se questo fosse qualcosa di cui vantarsi ) e si spacciano in maniera irritante per moderati ( ma la moderazione è una virtù totalmente estranea alla maggior parte di loro ), pretendono che il Paese si sollevi in difesa del luminoso condottiero e si salvi la democrazia dall’intollerabile ingerenza giudiziaria.
Probabilmente in un altro partito e in altro paese un leader condannato con sentenza definitiva per un reato infamante e sul cui capo pende la rimodulazione dell’interdizione dai pubblici uffici sarebbe messo nelle condizioni di non apparire più e di perdere ogni influenza politica. Viceversa il PDL è un partito che in questi giorni vive l’ultimo stadio di un dramma annoso. Esso è una formazione politica in cui l’impronta del capo-fondatore è visibile a ogni livello e in cui non esiste, innanzi tutto nelle menti dei suoi dirigenti, la capacità di immaginare uno scenario post-Berlusconi. Un partito così , più che una normale associazione con finalità politiche di stampo europeo, è la proiezione di un singolo uomo che dispone, comanda, distribuisce, assume e caccia a suo insindacabile piacere. Finito lui, l’ectoplasma svanisce. Questo spiega la granitica e omogenea risposta del partito al sigillo posto dal Supremo Collegio su una vicenda decennale.
L’argomento più debole che viene usato dai berlusconiani per delegittimare l’interessamento della magistratura per il Cavaliere è quello secondo cui condannare un leader politico vuol dire sottomettere la democrazia agli umori fuori controllo di un ordine che si è autoproclamato potere senza averne il diritto. A ben vedere una tesi del genere è facilmente smontabile. Negli ordinamenti illiberali la magistratura è il braccio del potere esecutivo e la si usa per perseguitare gli oppositori. Al contrario, negli ordinamenti democratici la magistratura è garante della legalità e trae forza e autorevolezza dall’essere sottoposta solo alla legge. E la legge , per definizione, vincola tutti alla sua osservanza. Pertanto non interessa al giudice che un imputato sia stato indicato da una porzione di elettorato o che goda di grande stima e ammirazione presso una parte della pubblica opinione. Il giudice è tenuto a rimanere ancorato al diritto e nessuna considerazione di ordine meramente politico gli è concessa. Nelle dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti pidiellini nei giorni precedenti la sentenza era invece contenuto l’auspicio ( o la velata minaccia ) che i giudici della Cassazione prendessero in esame anche le conseguenze che una condanna avrebbe potuto avere sugli equilibri politici e sulla stabilità del sistema.
Tuttavia, se è senz’altro vero che direttamente colpito è solo Berlusconi e non l’intero popolo Italiano o addirittura la tenuta democratica, è altresì vero che effetti riflessi di questa sentenza si avranno sulla politica e sul Paese tutto. Ma, ritornando a quanto già detto, altrove basterebbe una fuoriuscita del condannato dalla politica e gli effetti si ridurrebbero a questa modesta e direi meccanica conseguenza. Invece da noi ciò non è possibile perché Berlusconi e PDL si identificano e la neutralizzazione del primo significherebbe l’evaporazione del secondo. Pertanto il PDL continuerà a tenersi il Cavaliere e sprofonderà nell’ignominia di essere guidato da un saccheggiatore di risorse pubbliche. Dal momento che questo è poco ma sicuro e nessuno si attende da quel partito uno scatto di coraggio , sarà interessante vedere come si comporteranno il PD e i partiti di centro. Manterranno in piedi il governo nell’interesse del Paese o decideranno di rovesciare il tavolo rossi d’imbarazzo per il fatto di essere in maggioranza con B. ? Probabilmente saranno determinanti le pressioni che i rispettivi elettorati faranno sui vertici. Da sostenitore fiducioso di questo governo, percepisco bene il travaglio della politica. Da un lato ritengo necessario che l’azione dell’esecutivo si possa dispiegare per almeno un altro anno e mezzo , ma dall’altro non nego che l’alleanza con una formazione politica comandata da un condannato in via definitiva sia difficile da sostenere e da spiegare, a meno che non si sia accecati da una venerazione acritica.
Ecco quindi il dilemma diabolico : far saltare in aria Letta, con il rischio di aprire una falla mortale sullo scafo del vascello Italia, oppure fare finta di niente e andare avanti come se nulla fosse successo ?
Il problema è moralmente chiamato a risolverlo colui che ne è la causa. Egli dovrebbe dire ai suoi che è arrivato il momento di mandare avanti il partito senza di lui , congedarsi dalla politica, nascondersi agli occhi del mondo e scomparire. Così facendo dimostrerebbe saggezza e la sua uscita di scena riceverebbe un velo di dignità, con un bilancio politico che, malgrado tutto, potrebbe dirsi positivo. Ma non lo farà e il Governo, in ogni caso, sarà in precario equilibrio su una base parlamentare scossa a destra dagli sbandamenti semieversivi dei berlusconiani impazziti, e a sinistra dai chissà quanti che faranno molto rumore per troncare l’esperienza delle larghe intese.
Francesco Ginanneschi
4 commenti presenti
Un rapido appunto. Il “potere” di Berlusconi non ha saputo controllare gli apparati (polizia, guardia di finanza, servizi di sicurezza) che avrebbero dovuto tutelarlo da varie insidie che si sono rivelate trappole preordinate anche dall’estero (pensate alle mail insinuanti di qualche dirigente di società americane, giunte guarda caso nelle mani dei magistrati milanesi). La sua sconfitta non è certo paragonabile a quella di Andreotti, perché dietro lo statista romano non c’era più la DC sebbene fosse rimasto il Vaticano, mentre dietro Berlusconi rimane un complesso di relazioni economiche che non possono cadere con lui. Riportare la politica italiana su binari di protezione dei suoi massimi esponenti o interpreti, è la condizione di sicurezza dell’Italia, ancora troppo soggetta alle strategie estere. Il reato fiscale di Berlusconi, checché se ne dica, è ridicolo (il sistema di lucrose medazioni commerciali nel mondo non è una invenzione di Berlusconi, ma degli americani e degli ex sovietici, delle quali si servì pure l’avvocato Agnelli buonanima) se raffrontata a una colossale evasione compiuta nel tempo dagli ex pci per garantire gli accumuli economici, finanziarii ed immobiliari del loro partito, senza che nessuno abbia mai fatto una indagine dettagliata al riguardo.
Scritto da Fabrizio Spinella il 3 Ago 2013
Bentornato Spinella.
Concordo in buona parte con il suo appunto, B. non ha saputo utilizzare gli apparati nonostante la lunga permanenza al potere. Sull’argomento più che altro si è limitato ad approvare le scelte determinate da Letta (Gianni). Berlusconi aveva altri interessi da curare, i suoi personali. Trovo anch’io molto diverse le vicende politiche e giudiziarie fra Mr. B. ed Andreotti, non si assomigliano neppure.
Fra i tanti reati per i quali B. è stato perseguito penalmente, la frode fiscale è forse quello che lo accomuna maggiormente ad altri potenti imprenditori. Il fatto (accertato e provato, checché ne pensino i suoi berluscones) non lo definirei esattamente ridicolo, dato anche l’importo della truffa ai danni dello Stato.
Di risibile, anzi di paradossalmente ridicolo c’è invece la reazione scomposta ed isterica sua e dei suoi accoliti. Mettendo insieme le dichiarazioni dei suoi zombie ci si ritrova dentro: la richiesta di elezioni subito, la guerra civile, la riforma della giustizia per evitare altre condanne, la grazia che Napolitano DEVE concedere, una manifestazione di piazza (quella odierna) e molto altro ancora. Alla faccia della compostezza, del rispetto per le sentenze, della promessa di continuare a sostenere il Governo. Posso capire il rodimento di culo mega galattico ma questa politica del PdL ha delle connotazioni fortemente eversive.
Scritto da Sergio Fornasini il 4 Ago 2013
Concordo sul fatto che, tra tanti guai, Berlusconi debba sopportare nel suo partito un personale politico non soltanto inadeguato a fronteggiare gli attacchi al suo leader, ma anche inadeguato a rispondere concretamente alle aspettative degli elettori del centrodestra. Detto in volgare: mentre all’aperto si stracciano le vesti per la condanna del loro leader, al chiuso molti “zombies” (come scrive Lei, Fornasini)del PdL ragionano su come pararsi le chiappe parlamentari in un futuro senza il supremo garante del loro destino. Ma benedetto Berlusconi, ma pensava veramente di poter conquistare a lungo l’Italia con i Bondi (ex comunista), con i Verdini (ex faccendiere), con i Palma (ex pm), con i Cicchitto (ex socialista), e ancor prima con i Pisanu (ex dc), per non citare altri che sono la versione politica dei Lele Mora e degli Emilio Fede, tanto per essere buoni nel giudizio. Certo, si chiude una vicenda penosa per la persona, ma si apre una vicenda inquietante per la Nazione, ancora più inquietante dopo aver visto le vecchie facce gattopardesche dei notabili della Cassazione, ricchi, decadenti e posseduti da un formalismo giuridico di vecchia scuola (ma interpretato a seconda degli umori e delle simpatie, come l’esperienza insegna), “precettati” in piena estate ad eseguire (non alla unanimità, si saprà forse un giorno) un compito scritto da altri anonimi come ai tempi di Mani Pulite. Non è più il reato che preoccupa, ma questi “altri”.
Scritto da Fabrizio Spinella il 4 Ago 2013
Il partito (si fa per dire) del PdL nel corso degli anni è stato fortemente epurato da qualsiasi persona non pienamente accondiscendente al pensiero del “capo”. Nei casi estremi, Mr. B. ha faticato non poco nel seguire i consigli di Gianni Letta, l’unico che sembra avere ancora una mente pensante da quelle parti. Ora mi sembra che gli argini si siano rotti definitivamente, più che una formazione politica consolidata si va trasformando in una sorta di circo Barnum di chi la spara più grossa per compiacere al boss. In pubblico, ovviamente stanno tutti già pensando a cosa possono inventarsi per sopravvivere senza di Lui. Nell’elenco dei personaggi di spicco io ci metterei anche Brunetta, Gasparri, la Biancofiore, la Santanché, Capezzone. Tanto per citarne solo alcuni. Li ha selezionati Lui, ora se li gestisca.
Scritto da Sergio Fornasini il 5 Ago 2013