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ADDIO AL RATING. Finalmente se ne va la VERA CAUSA delle bufale Lehman, Parmalat, etc.

5 Dicembre 2008

di Gianluigi De Marchi per www.dituttounblog.com

Finalmente hanno gettato la maschera: il rating, cioè il giudizio di affidabilità sugli emittenti di titoli che viene rilasciato da società specializzate, non sarà più utilizzato dalla Consob per i prospetti informativi. Dopo la figuraccia di Lehman (e dopo le precedenti figuracce su Parmalat) era difficile cercare di tenere in vita una finzione che dava informazioni distorte agli investitori.

E già, perché il rating, quella specie di pagella (con voti espressi in genere con lettere: AAA ottima e solidissima, AA buona e solida e giù giù fino a C, traballante e pericolosa e D, in fallimento) che le agenzie specializzate come Standard & Poors e Mody’s rilasciano alle società che ne fanno richiesta è del tutto inaffidabile, e gli esperti lo sapevano benissimo.
Basta ricordare come viene elaborato.
Le agenzie si basano su documenti ufficiali come il bilancio, che nasce già “vecchio” (perché riporta la vita della società nell’anno precedente) e spesso nasce “deforme” (perché alterato bnelle sue voci proprio per ingannare il pubblico). Ricordiamo il caso Parmalat, che all’attivo aveva un fantomatico conto corrente per 4 miliardi presso la Banca d’America, ovviamente neanche aperto…
E le agenzie incassano laute e profumate parcelle per dare i voti sulla pagella: da quando in qua il maestro è pagato dagli allievi? Come fa il maestro a bocciarli se poi non gli accreditano lo stipendio?
Peccato che sulle pagelle gli investitori facessero affidamento e la stessa Consob le citasse con grande rilievo sui prospetti, dando così, indirettamente, una patente di credibilità ai giudizi.
E così, punto e a capo, si va avanti senza rating. Niente di grave, il mercato ha altri strumenti (ben più efficaci ed aggiornati giornalmente) per giudicare le prospettive di una società che emette obbligazioni: si chiamano CDS (sigla che indica la solita espressione inglese “Credit default swap”, cioè il rischio di credito) ed indicano molto bene la probabilità di insolvenza di un’azienda: più sono costosi, più c’è rischio.
E siccome i CDS sono quantificati dagli operatori che assicurano i crediti (non da chi, asetticamente, li giudica) è chiaro che sono ben più precisi nell’indicare il rischio di una società, perché se poi questa salta con un CDS basso chi ha “quotato” il rischio ne subisce pesanti perdite. Che sano ben pù affidabili emerge dal recentissimo caso Lehman: mentre S&P e Moody’s continuavano a dormire sonni beati gratificando la banca con doppia A, i CDS erano a livelli tripli del “normale”, facendo presagire chiaramente da mesi un forte rischio d’insolvenza.
Dovremo abituarci a nuovi strumenti ed a non fidarci più di chi opera sulle carte ma sulla propria pelle: i “professorini” col master dovranno lasciare posti e stipendi a chi rischia in proprio,m con metodologie forse meno raffinate ma ben più efficaci.

  1. 2 commenti presenti

  2. Finalmente, era ora, peccato che se la cavino senza pagare pegno, quei cialtroni.

    Scritto da asdrubale il 5 Dic 2008

  3. veramente qualcuno ci prova http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-1831.htm

    Scritto da Tyler il 5 Dic 2008

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