Gabriella Carlucci contro i pedofili. Ma sarà vero?
13 Marzo 2009di Sergio Fornasini per dituttounblog.com
Tempi sempre più duri per gli internauti, dopo l’emendamento D’Alia, la proposta di legge di Barbareschi, la costituzione di un Comitato Tecnico per la lotta alla pirateria digitale e multimediale, i provider che limitano la banda di chi fa uso del P2P ad insaputa dei loro clienti (anche gli operatori mobili), la legge anti intercettazioni che se la prende anche con i gestori dei siti Internet, ecco che arriva un’altra iniziativa atta a rendere la navigazione sul Web sempre più ardua.
La proposta di legge arriva dall’On. Gabriella Carlucci (PdL), componente del Comitato per i Beni Artistici della Camera dei Deputati. Lo scopo ufficiale dell’iniziativa è quella di smascherare i pedofili che operano in rete sotto mentite spoglie, al fine di circuire con l’inganno i navigatori più giovani. Fondamentalmente, la legge andrebbe ad abolire totalmente l’anonimato di chi si connette ed opera su tutto il territorio nazionale. Dopo qualche indiscrezione, l’On. Carlucci ha pubblicato il testo del DDL sul suo sito ed ovviamente si sono accese subito forti critiche. Le polemiche non sono affatto infondate, si legge infatti nel testo: “È fatto divieto di effettuare o agevolare l’immissione nella Rete di contenuti in qualsiasi forma (testuale, sonora, audiovisiva e informatica, ivi comprese le banche dati) in maniera anonima”, in più sono ritenuti responsabili in solido della eventuale violazione anche gli Internet Service Provider ed i fornitori di informazione.
Semplificando: se la legge entrasse in vigore, per qualsiasi operatore o sito operante sul territorio italiano diverrebbe reato accettare connessioni anonime ai propri server. Significa che ci si dovrebbe in qualche modo autenticare per accedere che so, a Google, a Facebook o anche solo per consultare un quotidiano online. Fine di Internet in Italia, insomma. Basterebbe già questo a giustificare le forti perplessità ma non è finita certamente qui, consiglio di approfondire consultando l’ottimo articolo pubblicato su punto-informatico.it dall’Avv. Guido Scorza. La Carlucci si è poi risentita precisando alcuni aspetti della sua proposta, alla quale ha replicato dalle stesse pagine l’autore dell’articolo precedente.
Parliamoci chiaro, chiunque ha un minimo di informazione e di esperienza della grande rete sa che il suo peregrinare fra i siti è comunque tracciabile, mediante il suo indirizzo IP. Questo può essere variabile, ma il fornitore di accesso ha sempre l’obbligo di registrare ogni assegnazione di indirizzo ad un suo cliente, potendo quindi risalire al titolare della connettività in caso di accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria. I mezzi per individuare chi compie atti illeciti ci sono già, le regole anche. Basta applicarle, ed infatti spesso leggiamo sui media di reti di pedofili e truffatori smascherati. Coloro che operano su Internet circuendo bambini ed adolescenti sono una realtà disgustosa ed è sacrosanto che vengano combattuti con tutti i mezzi. Equiparare però tutti coloro che accedono ad Internet a dei sorvegliati speciali, qualsiasi cosa decisano di fare, va oltre l’immaginazione e qualsiasi logica.
Insomma stiamo (e sottolineo stiamo, non stanno, siamo tutti responsabili) facendo una ennesima brutta figura a livello internazionale. Sono pochi infatti i paesi al mondo che posso vantare un controllo repressivo e capillare quale la futura legislazione italiana vorrebbe adottare. In generale quei governi che già lo fanno vengono definiti dittatoriali, a dirlo non è solo il noto trebbiatore molisano. Offrire il fianco a dure critiche fa forse parte dei piani e non ci si cura delle eventuali reazioni, anche perché che reazioni catastrofiche vuoi che ci siano? I grandi mezzi di informazione, in particolare la televisione, sono già in mani sicure. Che ne parli qualche quotidiano ed uno sparuto gruppo di bloggers non può far male. Come però fa notare Luca Sofri su Wittgenstein.it ne cominciano a parlare anche all’estero, sostenendo Beppe Grillo e la sua battaglia free bloggers. In definitiva non è il comico ligure ad auto alimentarsi, sono le iniziative scellerate a farlo, lui ne raccoglie solo i frutti. E l’opposizione? Chiedere a “Chi l’ha visto”.
Lecito allora domandarsi, come hanno fatto in molti, se il provvedimento non sia casualmente collegato a tutta la raffica di iniziative che il Governo (con l’aiuto di D’Alia dell’UDC) sta promuovendo, ovvero principalmente la lotta alla pirateria. Il dubbio che la pedofilia sia una scusa non è certo svanito dopo che l’On. Carlucci ha pubblicato sul suo blog il testo sopra citato, e l’ha fatto con un file in formato MS Word. Anche i bambini sanno che è possibile trovare informazioni interessanti in questo tipo di documento, andando ad esempio a curiosare nelle proprietà si può scoprire chi è stato registrato come autore, e se il file ha circolato all’interno di una organizzazione. Con questo banale accorgimento è subito emerso l’ultimo che ha messo le mani sul documento: un certo Davide Rossi di Univideo. Come scritto da Massimo Mantellini nel suo blog, evidentemente un amico di Gabriella, omonimo del presidente della Unione Italiana Editoria audiovisivi.
4 commenti presenti
fate schifo.
FATE
SCHIFO
Scritto da Tyler il 13 Mar 2009
Ma è tutto molto logico … Via le intercettazioni telefoniche perchè ledono la privacy dei privati cittadini, però su internet non importa quella è un altro tipo di privacy. E poi si parla di garantismo. Idee molto chiare … (mumble mumble).
Scritto da Sunny il 13 Mar 2009
Il titolo è una str…ta.
Scritto da Fabrizio Spinella il 15 Mar 2009