Il giornalista nel mirino
15 Aprile 2009di Sergio Fornasini per dituttounblog.com
Strano mondo quello dell’informazione in Italia. Lo si evince per mezzo di pochi strumenti rudimentali, alla portata di tutti: quello che viene pubblicato dai media ed un banale calendario.
L’ultima puntata di Annozero è andata in onda giovedì scorso, 9 aprile. Normalissimo che si sia occupata del terremoto di pochi giorni prima in Abruzzo, anzi direi doveroso. Assolutamente normale che le telecamere si siano soffermate sui volti e sulle voci della povera gente colpita dal sisma. Condivisibili o no, le trasmissioni di Santoro hanno sempre riservato grandi spazi ai contributi esterni, alla gente: una caratteristica che rende l’informazione più viva.
In questo contesto di grande, rapido e lodevole impegno della macchina dei soccorsi, ci si è però dovuti rapportare con un disastro dalle dimensioni immani. Quindi appare quasi ovvio che qualcosa non abbia funzionato alla perfezione. Nasconderlo oppure, peggio, omettere di parlarne non giova certo alle popolazioni che stanno vivendo un profondo disagio. La loro condizione non la percepiscono certo attraverso il piccolo schermo bensì dalla dura vita di tutti i giorni, quella degli sfollati.
Nei giorni successivi alla messa in onda di Annozero qualche polemica, un sottofondo che non manca mai di fare da scia alle trasmissioni condotte da Michele Santoro. Critiche in parte giustificate e condivisibili, tanto per dirne una al posto di Vauro avrei evitato per una volta di disegnare vignette satiriche, vista la situazione.
Poi sabato 11 aprile il primo segnale “forte”: Aldo Grasso, dalle pagine del Corriere sferra un duro attacco alla trasmissione, accusando Santoro di seminare zizzania con i morti ancora sotto alle macerie, e molto altro ancora.
Il giorno dopo è Pasqua, domenica 12 aprile, a rafforzare le bordate ci pensa Maria Giovanna Maglie che dalle pagine del Giornale tuona contro Annozero definendo la trasmissione “abuso di libertà”, invocando il Consiglio di amministrazione della Rai, il presidente Garimberti, il Direttore generale, il presidente della Commissione di vigilanza Zavoli ed altri ancora. Nel pomeriggio arrivano le dichiarazioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che definisce “indecente” la trasmissione del giovedì precedente. Il premier Berlusconi non commenta direttamente, alle domande che gli pongono sull’argomento risponde che “la tv pubblica non può comportarsi in questo modo”.
Sono gli squilli di tromba dei leader che mettono in moto un violento attacco a Michele Santoro ed alla sua trasmissione. Da quel punto in poi sembra una vera gara, non certo di solidarietà ma a chi si scaglia più ferocemente contro il giornalista e conduttore. “Sciacallo” ed “infame” sono fra gli epiteti preferiti. Vertici Rai mobilitati ad esaminare il contenuto della trasmissione fotogramma per fotogramma, giungendo alfine all’ammonizione del conduttore ed alla sospensione di Vauro.
In ciò che è accaduto non mancano gli aspetti al limite del grottesco: la polemica politica è scoppiata clamorosamente in ritardo, viene quasi da sospettare che non fosse stato per l’articolo di Grasso sul Corriere le cose sarebbero andate in maniera diversa. Forse semplicemente i boss del centro destra non avevano visto la trasmissione, oppure i loro solerti uffici stampa erano momentaneamente distratti.
Il vertice Rai non si è mobilitato autonomamente ma “spintaneamente”, dimostrandosi non particolarmente attento alla situazione. Le feroci critiche ad Annozero hanno scatenato mille rivoli di fedelissimi filo governativi che sembravano attendere il segnale per mobilitarsi. Ma perché non hanno gridato prima, con la stessa forza e determinazione?
Con tutto quello che si è scatenato, chi non ha seguito la puntata di Annozero del 9 aprile avrà immaginato come minimo che Santoro & C. debba aver ridicolizzato l’opera dei soccorritori, o chissà quale altro iniquo giochetto si saranno inventati questa volta. Il video integrale della trasmissione è visibile in streaming dal sito della Rai ma saranno pochi quelli che hanno voglia di verificare di persona, meglio fidarsi delle tante voci dal coro.
Vista come sta andando a finire, probabilmente domani sera Annozero vedrà accresciuto lo share, le polemiche attirano sempre più dei contenuti. Mi domandavo anche come mai alla TV pubblica non prendano più spesso in esame comportamenti potenzialmente passibili di ammonizione, tipo per quei giornalisti che vanno a rompere le scatole ai terremotati che dormono sbattendogli in faccia un microfono ed una telecamera. O verso la redazione che si autocelebra per gli indici di ascolto raggiunti grazie al terremoto.
O verso i direttori dei TG che da anni (anche con governi diversi dall’attuale) praticano la composizione del notiziario secondo lo schema ormai consolidato: prima metà dedicata alla politica, con sfilata e dichiarazioni degli esponenti di governo. Se avanza qualche secondo fra un servizio e l’altro un breve flash da qualche oppositore, evitando quelli più agitati. A seguire, il Papa non deve mancare mai! Poi la cronaca, più nera è meglio è. Mi raccomando la dovizia dei particolari. Si va a concludere con il gossip, l’angolo gastronomico e lo sport. Ma non uno sport qualsiasi: il calcio e basta, anche se non ci sono notizie si deve parlare anche della nonna del talento brasiliano, quello più famoso per la movida notturna che per i gol, va bene lo stesso. La Formula 1 e Valentino ogni tanto possono andare, ma massimo una volta alla settimana a ridosso del GP, poi basta. Della restante gamma dello sport ci si occupa solo in occasione della finale (solo se vinta) dei campionati europei o mondiali di specialità, fine della trasmissione.
Straordinaria l’informazione televisiva da queste parti, che nasconde le magagne e tutto quello che non va raccontato, ma solo per non far ammosciare l’ottimismo. A fin di bene, in fondo. Chissà cosa ne pensano quei poveracci dei terremotati che hanno trovato rifugio in un albergo della costiera adriatica, e dopo cinque giorni avevano un tetto sulla testa ma continuavano a potersi vestire solo con il pigiama e le ciabatte che indossavano al momento della fuga dalla loro abitazione. Come quelli che hanno visto arrivare i primi soccorsi solo il giorno dopo il terremoto, ed hanno dovuto scavare a mani nude per salvare i propri cari rimasti sotto le macerie. E di casi simili ce ne sono molti, ne parlerò forse in un altro post per il quale sto raccogliendo materiale. Aggiungo solo che non è mancata la buona volontà, la preparazione ed il coraggio dei soccorsi, è forse stata carente la linea di comando e la dislocazione delle forze: tutte concentrate dove ci sono telecamere e riflettori accesi. Così ammassate che poi non sembrano molto occupati questi benedetti volontari del soccorso: giorni fa durante un collegamento in diretta dell’inviato del Tg1 da una delle tendopoli allestite a l’Aquila, i telespettatori hanno potuto assistere ad un via vai di soccorritori alle spalle del cronista. Tutti immancabilmente con le mani in tasca che sembravano vagare senza meta.
Le versioni ricorrenti ed ufficiali riportano invece, con ampio spazio, la storia della signora anziana che ha perduto la dentiera e che grazie all’intervento governativo ha potuto presto averne un’altra. Racconta Anna Masera, dalle pagine de La Stampa, che perfino in Olanda conoscono questa storia. Però all’estero i media parlano anche delle gaffes del premier, del tipo “prendetela come un week end in campeggio” o andate tutti al mare tanto paga il governo, e ricordate di mettere la crema. Forse sono questi piccoli particolari che fanno la differenza.
6 commenti presenti
Non sono proprio un fan di Santoro però sono inorridito da quanto sta accadendo. Chi sono i veri sciacalli?
Scritto da giulio contini il 15 Apr 2009
dimenticavo: sono stato all’estero per lavoro, ben ritrovati e auguri in ritardo
Scritto da giulio contini il 15 Apr 2009
Ma cosa si contesta di concreto specialmente alle vignette di Vauro, la mancanza di sensibilità????????????
E allora perchè proporre una puntata riparatrice/replica/smentita? Non ha assolutamente senso!!!
Scritto da Francesco B il 15 Apr 2009
Caro Fornasini, non pensare che il giornalismo negli altri Paesi sia migliore di quello italiano (per il trash, non c’è nessuno che batta gli anglosassoni). Quanto alle gaffes, il mondo ne è peno, e siccome vige la regola che bisogna buttare in burletta almeno il dieci per cento delle notizie, per non annoiare i lettori, ognuno infarcisce i propri articoli di curiosità e di amenità, senza curarsi troppo della attendibilità e della corretta interpretazione delle battute e delle mosse, e soprattutto del contesto in cui sono pronunciate ed esibite, per sdrammatizzare. Alcuni giornalisti che fanno gli ermeneuti e i maestri spocchiosi di galateo, in genere nella loro vita privata fanno un po’ schifo. Dopo aver passato un decennio almeno a fare i mestieranti, pronandosi a tutti pur di avere un po’ di spazio, hanno stipendi che non consentono loro di fare follie e compensano le ridotte possiblità con i piccoli privilegi derivanti da un mestiere che li gratifica con i fichi secchi. Poi, negli articoli pontificano come se fossero stati cresciuti a corte o avessero frequentato il tout-Paris, conosciuto invece tramite il buco della serratura. Fanno prevalere i loro umori bassi e le loro idisoincrasie, fanno finta di leggere, copiano a man bassa le agenzie e i saggi, e si adattano a riportare la voce del padrone pro tempore, per cui ad ogni cambio di direttore fanno la muta per compiacere la nuova vague. I pochi che si salvano sono protetti dalla proprietà, hanno più tempo per studiare i fenomeni e per stringere relazioni e se ne fottono del resto, strappando contratti personalizzati per fare marchette di gran livello (i nomi sono facilmente individuabili: c’è uno che è finito a La 7). Poi, ti raccomando le signore del giornalismo, che si esercitano in mille discipline anti-Berlusconi con supponenza, avendo dietro le spalle o un amante o un compagno danaroso che da Berlusconi magari implora qualche favore ; e ti parlano dei pensionati che non arrivano alla fine del mese dopo aver fatto shopping a Via Montenapoleone o aver ricevuto dagli stilisti le borsette e le scarpine in cambio di qualche citazione (marchetta).
Il mondo è vario, caro Fornasini, e negli ultimi trent’anni ha camminato in tutti i Paesi senza troppo voli. Gli statisti son tali solamente per la carica, non certo per l’intelligenza con la quale dirigono un sistema politico. Guardi Sarkozy, è la prova del declino francese, e non soltanto perché è un frutto dell’immigrazione ungherese, prima generazione gallica; si agita e tocca (e fa il ritocco) come Totò. Al suo confronto, Berlusconi è un principe della mondanità e dell’eleganza (e poi, come italiano, sono intimamente contento di sapere che Sarkozy è stato a libro paga di Berlusconi come suo avvocato al tempo de La Cinq…). Nel consesso internazionale, il nostro Presidente del Consiglio quando vuole sa mettere sul tavolo la sua influenza: direte voi, del miliarsario, e vabbé, del miliardario: in un mondo in cui l’economia ha prevalso sulla ideologia, uno che non si presenta con il cappello in mano e che non abbia complessi di inferiorità, è una garanzia di rispettabilità e di autonomia per il proprio Paese.
Mi creda, Fornasini, la politica è vissuta soprattutto dalla stampa come un’opera dei pupi, per rinvenirvi tocchi di folclore e di pettegolezzo. Pochi giornalisti entrano nella dimensione riservata del potere, per raccontarne le trame e gli orditi, pur mantenendo il silenzio sulle loro fonti. Nel passato, grandi cronisti avevano il privilegio di conversare con ambasciatori, con ministri, con alti prelati, con scrittori di qualità, i quali verificavano con loro gli avvenimenti e le tendenze; così nei giornali essi riportavano una dimensione esatta della società, della politica, fornendo ai lettori chiavi di lettura. L’autorevolezza di alcuni grandi giornalisti nasceva non dalle apparizioni in tv, ma dalla capacità di scrittura e di sintesi e anche di affabulazione. Malaparte, Alvaro, Montanelli sono stati gli ultimi rappresentanti di questa categoria.
E i giornali stanno ancora a ragionare di piccoli mestieranti come Santoro, Travaglio, che scambiano il tremito della loro coda con il terremoto, e vanno a rimorchio della minoranza astiosa godendo nel fare titoli à sensation sulle scorregge della storia.
Scritto da Fabrizio Spinella il 15 Apr 2009
Caro Spinella, la sua arguzia e capacità di analisi è invidiabile, e la percepisco ben introdotto ed informato a dovere. Sono consapevole delle contraddizioni che fanno da contrappunto alla natura umana, i giornalisti non ne sono certo immuni. Secondo il mio punto di vista lei ha solo un piccolo aspetto suscettibile di miglioramento: nel suo evidente realismo è troppo tollerante e benevolo nei confronti di un’area politica ben individuabile. Sappiamo entrambi quali sono i difetti dei personaggi che polarizzano la pubblica attenzione. Forse lei ha ragione nello scegliere i meno ipocriti, i più genuini. Quelli che non interpretano una parte, che esprimono la loro natura senza mediazioni. E sono anche bravi a farlo.
Personalmente non li condivido e li trovo eccessivi, mentre dall’altra parte vedo troppa ipocrisia. E mi prendo lo spazio, in questo blog, per giudicare entrambi gli schieramenti per quello che sono e che fanno, almeno finché sarà possibile esprimersi liberamente.
Gli anglosassoni hanno i quotidiani e periodici più trash che si possano immaginare, compensati egregiamente dalla televisione pubblica per eccellenza, la BBC. Oltre a disporre di quotidiani che esprimono un livello di qualità lontano anni luce dai nostri. E laggiù la gente comune sa ancora distinguere tra uno statista ed un guitto. La settimana scorsa una mia amica era in visita da quelle parti, ospite di amici inglesi. Ad un certo punto è entrato il padrone di casa dicendo alle due italiane presenti: sapete cosa ha detto oggi il vostro Berlusconi a proposito del terremoto? E giù con la storiella del campeggio. Non credo che argomentando della mondanità ed eleganza del nostro eroe sarebbe stato anche lontanamente pensabile poter cambiare l’opinione degli indigeni sulla faccenda.
Però mi piace molto il suo stile, sicuro che non avrebbe piacere di scrivere qualcosa? Che so, su queste pagine ad esempio.
Scritto da Sergio Fornasini il 16 Apr 2009