Silvio perde fiducia nei sondaggi ma regge benino nelle intenzioni di voto
18 Aprile 2011I sondaggi non sono una certezza. Certo però che quando i segnali di tendenza vanno tutti in uno stesso senso, certi dati acquistano maggiore fondatezza.
Sto parlando in particolare dell’ultima analisi pubblicata su repubblica.it, fonte Ipr Marketing, nella quale si rileva come la fiducia nel governo in generale, in Berlusconi in particolare, sia sprofondata a livelli mai raggiunti prima. Nell’articolo che accompagna i dati si percepisce un fondo di compiacimento.
Francamente non capisco quale sia la fonte di un possibile godimento nel leggere, ad esempio, che fra gli elettori italiani esiste un 40/42% di indecisi. I numeri sono congrui, considerando la sempre costante ascesa dei non votanti ad ogni tornata elettorale, scelta effettuata ultimamente da un italiano su tre. Tradotto: la sfiducia nella politica è in costante aumento, niente di cui compiacersi.
Altro motivo di sconforto: se alle prossime elezioni andasse a votare solo il 60% degli aventi diritto, di questi solo il 40% determinerebbe il risultato. Quale governo potrà allora dichiararsi “scelto dal popolo” se a suo favore avrà votato solo il 24% del suddetto “popolo”? Lo so, questa era una domanda retorica, la risposta la abbiamo già tutti i giorni, ripetuta fino all’ossessione.
Altro dato che trova corrispondenza in quasi tutti gli istituti demoscopici italiani è la caduta a picco nell’ultimo anno della fiducia su Berlusconi. Solo il 31% degli intervistati da Ipr si dice fiducioso nell’operato del premier, più o meno lo stesso dato emerso con altri sondaggi. Silvio lo sa, anche se non lo da a vedere. Continua imperterrito, più trasgressivo e fuori dalle righe che mai, a perpetrare il suo disegno. Poco importa che ormai la sua maggioranza parlamentare si regga solo grazie all’apporto di transfughi da altre formazioni politiche. Quello che conta per lui è andare avanti verso le riforme che gli stanno più a cuore, per il resto provvederà forse la Divina Provvidenza. La spirale distruttiva delle istituzioni nella quale sembra a suo agio è quanto di peggio possa accadere al bene comune, nel suo stesso PdL e fra gli alleati non sono poche le perplessità. Nonostante ciò e sotto il continuo attacco della stampa, qualsiasi altro politico si sarebbe fermato un attimo a riflettere su cosa stava sbagliando, dove cercare un margine di miglioramento per riconquistare la fiducia della pubblica opinione. Il fatto che se ne stia altamente disinteressando non è una situazione della quale compiacersi.
Ultimo elemento negativo: in caso di voto, il centro sinistra potrebbe sopravanzare di un nulla lo schieramento PdL-Lega e alleati. Qui davvero ci sarebbe da scrivere parecchio, nel caso si volesse affrontare con razionalità l’argomento. Oppure strapparsi i capelli qualora in preda ad una crisi di sconforto.
Ma come, nonostante i bunga bunga, la sfrontatezza del premier, le sue barzellette a luci rosse in sede istituzionale, il suo totale disprezzo delle istituzioni, gli attacchi alla costituzione, le vicende giudiziarie, le mille norme che ogni giorno passano inosservate ma delle quali sentiamo gli effetti crescenti, la pressione fiscale in costante aumento, le condizioni di vita sempre peggiori, la scarsa competitività del sistema Italia, la spesa pubblica in costante ascesa, figuracce internazionali a ripetizione, e potrei continuare ancora a lungo… Ebbene, nonostante tutto, i principali avversari politici di Berlusconi languono più o meno sempre allo stesso livello di consenso che avevano circa un anno fa.
Ridotto il tutto ai minimi termini, Berlusconi perde molto in fiducia ma non troppo in consensi. In condizioni normali, ovvero di fronte ad avversari politici determinati e con un progetto credibile, questa slavina nella fiducia si sarebbe dovuta tramutare in una crescita galoppante delle forze politiche avverse a Silvio. Invece niente, appena una frazione percentuale nei sondaggi: se vanno sopra loro è perché cala Lui Figuriamoci se si dovesse andare alle urne, tornerebbe il Berlusconi leggermente più equilibrato, più disposto ad ascoltare buoni consigli e più elettorale di sempre, saremmo daccapo.
Detto questo, c’è forse qualcosa della quale stare allegri?
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)