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CESSIONE DEL QUINTO: UN SISTEMA INIQUO

2 Giugno 2017

di Gianluigi De Marchi

In una situazione di crisi quale quella che stiamo attraversano da oltre 10 anni aumentano le difficoltà finanziarie delle famiglie, che necessitano (nella speranza che le cose migliorino) di un finanziamento per sostenere un livello di vita almeno dignitoso.

Stanno aumentando i prestiti personali per avere disponibilità finanziarie per arrivare a fine mese, i prestiti finalizzati (per acquistare mobili, elettrodomestici o per pagarsi le vacanze) e sta riprendendo quota uno strumento che era stato quasi dimenticato negli anni del benessere: la cessione del quinto dello stipendio. Secondo le statistiche elaborate dalla Banca d’Italia ogni anno si stipulano operazioni per 5 miliardi di euro, ed il totale dello stock di finanziamenti con cessione del quinto ammonta ad oltre 17 miliardi di euro.

Si tratta di un sistema creato nel lontano 1950 proprio per consentire a chi aveva uno stipendio fisso di ottenere una somma immediatamente spendibile, impegnandosi a restituirla mediante la rinuncia al 20% dello stipendio mensile.

Operazione di interesse sociale (sostegno delle fasce meno abbienti prive di possibilità di offrire in garanzia beni reali) e di interesse per le banche, poiché l’erogazione del prestito è priva di rischio.

La cessione del quinto, infatti, per sua natura è garantita nel suo rimborso perché è il datore di lavoro (impresa o ente pubblico) che provvede al pagamento delle quote mensili decurtando lo stipendio della quota corrispondente. Il rischio di morte del debitore ed il rischio di fallimento dell’impresa sono coperti da polizze assicurative il cui costo è caricato sulle rate.

A fronte di un rischio nullo, il costo dovrebbe essere bassissimo; invece…

Invece recenti studi della Banca d’Italia hanno evidenziato come i dipendenti che chiedono questa forma di finanziamento siano tartassati come se fossero tra i peggiori debitori: le rilevazioni mensili sul costo medio effettivo indicano un livello prossimo al 20%! Un livello insostenibile, che solo grazie alla revisione della legge contro l’usura (che ha aumentato a dismisura la “soglia massima” a beneficio degli intermediari) non viola le norme, pur violando con tutta evidenza il buon senso e l’etica…

Uno dei punti delicati è il fatto che il costo dell’assicurazione (che azzera, come detto, il rischio per il creditore) non fa parte delle componenti di costo ai fini dell’usura (ma incide pesantemente sulle tasche del debitore!). E’ un trucco bell’e buono, così come quello di non considerare tra i costi di un finanziamento ad un’azienda la commissione di massimo scoperto (oggi pudicamente denominata, cercando di far scordare il passato, commissione per la disponibilità immediata dei fondi…).

Altro punto delicato è che nei costi è inserita anche l’eventuale commissione a favore del “procacciatore d’affari”, cioè dell’intermediario che porta l’affare alla banca o alla finanziaria (pratica iniqua che alimenta un sottobosco di affaristi che campano sulle spalle di poveretti alla ricerca di un finanziamento).

Consiglio per i lettori: prima di sottoscrivere una cessione del quinto, leggere bene in contratto, farsi bene i conti per vedere se si sarà in grado di sostenerne il costo, chiedere a più intermediari e confrontare le condizioni.

www.demarketing2008.it

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