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CREDIT DEFAULT SWAP: UN’ARMA MICIDIALE CHE CI MINACCIA

25 Luglio 2012

di Gianluigi De Marchi

Scusate se per una volta sono obbligato ad usare un termine inglese, ma al momento è l’unico sistema per parlare di un’arma di distruzione di massa nelle mani delle grandi istituzioni finanziari.

I credit default swap (in sigla CDS) sono strumenti apparentemente utili e benefici: si tratta di assicurazioni stipulate contro il rischio di fallimento di un debitore. La Spagna è in forte difficoltà ed i suoi titoli potrebbero perdere valore? Invece di precipitarsi a vendere i Bonos, banche e fondi comuni possono comprare un CDS: se non succede nulla, hanno speso una certa somma, ma sono stati tranquilli., Se invece il crack si verifica, incassano come indennizzo quanto perdono. Bello, semplice, facile come assicurare la propria casa contro il rischio d’incendio: se brucia, la compagnia m’indennizza e me ne compro un’altra.

Ma lo strumento CDS, nato come assicurazione, è diventato in pochi anni strumento di speculazione (come tanti altri contratti della “finanza creativa”). Spieghiamo come ricorrendo all’esempio facile dell’assicurazione contro l’incendio della casa.

Se copro il rischio di casa mia, tutto regolare. Ma se il mercato consentisse di assicurare il rischio del vicino di casa, siamo sicuri che chi si assicura voglia fare del bene al suo dirimpettaio? Potrebbe anche cominciare a lasciare qualche mozzicone di sigaretta vicino alla porta d’ingresso di legno, potrebbe accendere un falò di foglie secche quando il vento soffia nella direzione dell’altrui casa, e chissà quante altre belle idee potrebbe farsi venire in mente per provocare quell’incendio dal quale trarre un enorme guadagno.

Ecco, le grandi banche oggi non comprano CDS per coprirsi dal rischio Spagna, ma li comprano per accrescere indirettamente il rischio Spagna, e parallelamente vendono allo scoperto (cioè non possedendoli) i buoni del tesoro spagnoli. Più cercano coperture, più il prezzo del CDS sale; e più il prezzo sale, più il mercato percepisce un rischio nei titoli spagnoli e magari mette in moto un processo di vendite incontrollate sui suoi titoli, alimentando una valanga difficilmente controllabile.

Consiglio ai nostri governanti europei: invece di baloccarvi con leggi che stabiliscono la lunghezza ideale degli zucchini o la quantità di surrogati del cacao da mettere nel cioccolato, provate a prendere provvedimenti contro la speculazione internazionale e lasciateci vivere in pace. Mangeremo zucchini un po’ più lunghi o un po’ più corti, ma i nostri soldi non svaporeranno a causa delle speculazioni dei banchieri…

demarketing2008@libero.it

  1. 2 commenti presenti

  2. Gianluigi grazie perché cin semplicità e sintesi hai centrato il punto piu grave che alimenta la crisi, la finanza soprattutto quella creativa. Si pensi comunque che tutta la finanza e’ diventata piu un rischio e un danno all’ ecominia reale. Oggi le borse capitalizzano circa 6 volte il valore delle aziende, con soldi finti. Se osserviamo con distacco questi dati a me pare ovvio che abbiamo perso la regia della nostra economia.

    Scritto da Massimo il 10 Ago 2012

  3. AGGIOTTAGGIO: IN ITALIA E’ UN REATO PENALE, PECCATO CHE POSSA PUNIRE SOLO LE TURBATIVE DEL MERCATO “INTERNO” – E L’EUROPA, DORME?
    Art.501 del Codice Penale Italiano: “Chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 516 a 25.822 Se l’aumento o la diminuzione del prezzo delle merci o dei valori si verifica, le pene sono aumentate. Le pene sono raddoppiate: 1. se il fatto è commesso dal cittadino per favorire interessi stranieri; 2. se dal fatto deriva un deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello Stato, ovvero il rincaro di merci di comune o largo consumo. Le pene stabilite nelle disposizioni precedenti si applicano anche se il fatto è commesso all’estero, in danno della valuta nazionale o di titoli pubblici italiani. La condanna importa l’interdizione dai pubblici uffici».

    Scritto da Riccardo Lucatti il 13 Ago 2012

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