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Crollo della fiducia nei media

8 Gennaio 2009

estratto sullo stato della comunicazione in Italia, dal rapporto annuale 2008 del Censis:

L’ambigua deriva della comunicazione nella dialettica politica. La televisione è il principale strumento utilizzato per formarsi un’opinione sull’offerta politica in campagna elettorale (il 78,3% degli elettori, in crescita rispetto alla precedente tornata elettorale del 2006). Segue la carta stampata (20,8%). I rapporti non mediati, come il confronto con familiari e parenti (16,7%), la partecipazione diretta a incontri politici, comizi e assemblee (9,8%), o anche le discussioni con amici e colleghi (9,2%), sono canali preferenziali per quote via via decrescenti di elettori.

Internet è la fonte informativa per una fetta ancora minoritaria del corpo elettorale (7,6%, in crescita rispetto alla precedente rilevazione), con un livello di importanza assimilabile ai tradizionali volantini e materiali di propaganda dei partiti, e maggiore di quella attribuita a un altro mezzo tradizionale come la radio (6,3%, in netta flessione rispetto al 13% registrato alle elezioni del 2006).

Nel complesso rapporto tra potere politico e media, si nota anche che nell’ultima legislatura si contano 64 deputati giornalisti (la quarta professione rappresentata alla Camera, dopo avvocati, dirigenti e imprenditori, prima dei funzionari di partito) e 28 giornalisti senatori (la sesta professione attualmente rappresentata al Senato): praticamente c’è un giornalista ogni dieci parlamentari. Ma si registra anche un pericoloso crollo della fiducia nei media (senza eccezioni per nessun mezzo), più bassa in Italia che negli altri Paesi europei. La stampa gode della fiducia del 36% dei cittadini (il valore medio in Europa è pari al 44%); la televisione è il mezzo di cui gli italiani si fidano di meno (solo il 35% la ritiene affidabile, valore che sale al 53% nella media europea); si fida della radio il 42% degli italiani (è il mezzo di comunicazione considerato più attendibile, ma con un consenso comunque inferiore al 61% medio europeo); infine, Internet è pienamente apprezzata dal 35%.

  1. 5 commenti presenti

  2. Non c’è assolutamente niente di male. Ripeto per l’ennesima volta che in un paese civile l’informazione politica non è solo fare le pulci al candidato ma è soprattutto capire bene che cosa ha intenzione di fare.
    Durante la campagna elettorale i candidati appaiono e parlano in tv. Ergo uno guarda anche la tv.

    Ma questo è un paese malato. Il futuro, le idee, le proposte non contano niente. Conta solo che qualcuno faccia le domande così dette “scomode”, in perpetuo. Il futuro che vada pure in malora.

    Scritto da Fabio il 8 Gen 2009

  3. io ho letto che cmq nella fascia di età intorno ai 30, internet ha superato la televisione come mezzo di informazione

    Scritto da Tyler il 8 Gen 2009

  4. “… praticamente c’è un giornalista ogni dieci parlamentari”.

    Secondo me è questo il dato più sconcertante!
    Dalla carta dei doveri cito:
    “[…]
    Il giornalista non può accettare privilegi, favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale.
    […]
    Il giornalista non assume incarichi e responsabilità in contrasto con l’esercizio autonomo della professione, né può prestare il nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie incompatibili con la tutela dell’autonomia professionale.
    […]”
    Si potrebbe obiettare che quando accedono a queste cariche rinunciano alla loro professione.
    Primo: non è sempre vero e di esempi ce ne sono a bizzeffe.
    Secondo: se dopo la fine dell’incarico si torna a svolgere la professione la solfa non cambia.

    A me sembra molto grave come cosa.

    Scritto da Sunny il 8 Gen 2009

  5. Non essere malfidata Sunny, non torneranno MAI e NESSUNO a fare i giornalisti dopo….

    Scritto da Francesco B il 10 Gen 2009

  6. In un certo senso hai ragione Francesco! Come definirli?
    Vxxxxxx di xxxxx ! Mi censuro da sola che è meglio!

    Scritto da Sunny il 10 Gen 2009

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