Ma quali elezioni regionali, siamo al solito referendum su Berlusconi. Un premier galvanizzato dalla piazza occupa tutti gli spazi possibili nei media e rilancia le promesse di piazza San Giovanni. Anche quelle più bizzarre, per Lui la prossima sconfitta del cancro è una certezza
24 Marzo 2010Il finale della campagna elettorale sta regalandoci quanto di peggio si possa immaginare, a metà strada fra l’insulto perenne e la fantascienza. Ne avevamo viste di situazioni simili, senza però arrivare mai a trascendere il buon senso in maniera così macroscopica. È una dimostrazione alla fondatezza delle leggi di Murphy, che al quinto corollario riportano: “Lasciate a se stesse, le cose tendono a andare di male in peggio”; con la variante alla Gattuso suona anche meglio: “Niente va mai così male che non possa andar peggio”.
Nei giorni precedenti sabato scorso non è che fossimo proprio nella normalità, l’atmosfera era già abbastanza calda per via del pasticcio nella presentazione delle liste elettorali nel Lazio, poi per l’iscrizione nel registro degli indagati di Silvio Berlusconi. Quest’ultimo aveva alzato i toni della campagna con una vera escalation di rimbrotti ai propri seguaci prima e con il rilancio della strategia di sempre poi, che si potrebbe sintetizzare in una frase: noi abbiamo sempre ragione e non sbagliamo mai, i nostri veri nemici sono i giudici e la sinistra perciò muovete le chiappe e combattete.
Al bollente brodo pre-elettorale mancava però l’apoteosi, arrivata con la manifestazione del PdL a Roma e della quale ho seguito alcune fasi in streaming dal sito del corriere.it.
Alcuni particolari che mi hanno colpito: all’avvio di uno dei cortei Ignazio La Russa ha dichiarato che per lui era normale sfilare nelle strade, aveva partecipato a molte manifestazioni in passato. Non precisando però in quale tipo di raduni di piazza era solito intrattenersi da giovane, e se la mancanza di persone dotate di spranghe e manici di piccone lo facessero sentire fuori luogo. Sembra comunque che non provasse disagio a trovarsi in un corteo pacifico. Una volta arrivato a piazza San Giovanni saliva sul palco ed intratteneva amabilmente i manifestanti che confluivano. Ad un certo punto salutava con gioia l’arrivo degli altri rappresentati del governo, sottolineando che c’erano proprio tutti, uomini e donne. Francamente non ho capito se volesse fare una battuta oppure cosa abbia rilevato di strano, al punto da arrivare a rimarcare che c’erano anche le donne.
Intanto la band suona e l’atmosfera è sempre più quella di una grande festa. Il palco si va riempiendo, molti fra gli onorevoli ministri, sottosegretari e candidati governatori dimostravano di gradire il sottofondo musicale, tanto da prodigarsi in cori e cantate a scuarciagola. Renata Polverini è sembrata la più partecipativa, accompagnando il canto con un allegro zompettare tipo aspirante cubista. Il clima tendeva sempre più all’ allegro e rilassato, in attesa dell’arrivo del grande Capo fra gli altri si è esibito anche il prediletto Mariano Apicella.
Altrettanto disinvolto il corteo partito dai Colli Albani, con i giovani del Pdl guidati dal ministro della Gioventù e presidente della Giovane Italia, Giorgia Meloni, oltre ai vari candidati a governatore per le liste di centro destra. Apriva il serpentone il gruppo dei giovani: palloncini, tanto azzurro ed uno striscione di pessimo gusto al quale ovviamente non è stato dato alcun risalto dai media, in particolare le televisioni hanno evitato accuratamente di mostrarlo. Eccolo qua nell’immagine rintracciata su candidonews.wordpress.com (click sulla foto per ingrandirla):
Lo striscione era dedicato ai “tarocchi d’Italia”, nella “carta” del matto il volto era quello di Antonio Di Pietro, la morte aveva la faccia della Bonino e la Giustizia quella di Paolo Borsellino. Cari giovani del PdL, prendetevela con chi volete e fate satira, ne avete tutti i diritti e fate anche bene. Ma strumentalizzare e dileggiare così l’immagine di un eroe, un martire, un servitore dello Stato (quello con la “s” maiuscola) che ha dato la propria vita per combattere la mafia fa venire davvero il voltastomaco. Tarocco andatelo a dire a qualche altro personaggio, possibilmente che sia ancora in vita e possa rispondervi adeguatamente. Possibile che nessuno degli organizzatori o dei partecipanti abbia sentito il dovere di intervenire, farvi notare l’oltraggio? Sembra proprio che la risposta sia negativa, a giudicare anche dalla prossima foto:
Immagino che quei signori non abbiano provato alcun disagio nel calpestare la faccia di Paolo Borsellino. Uno dei pochi quotidiani a notare lo striscione è stato il solito Corriere, con il quale si è confrontata Giorgia Meloni prendendo le difese della scelta di Borsellino che impersona la Giustizia. Questione di gusti, che altro si può aggiungere?
Fra un ballo ed una cantata, la piazza si andava intanto riempiendo. Sorvolo sul quanto fosse davvero piena, se ne sono già dette abbastanza e le evidenze fotografiche stanno ampiamente a dimostrare come sono andate realmente le cose. La polemica sul numero dei partecipanti sembra ormai conclusa, dopo l’intervento del ministro Maroni a difesa dell’operato della Questura di Roma, nonostante i toni pesantissimi adottati da qualche politico di area governativa. Del tipo Gasparri che ha parlato di un Questore in coma etilico e Cicchitto che ha definito la Polizia “deviata”. Questi due somigliano sempre di più al loro boss, però molto in peggio.
E poi al top della festa arriva Lui, con il solito sorriso smagliante, la certezza della vittoria e del luminoso futuro che sprizza da tutti i pori. Uno dei primi slogan lanciati alla piazza: “l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”, per passare subito dopo al “diritto a non essere spiati”. Il riferimento alla sua personale vicenda di intercettazioni non è sembrato del tutto casuale. Come c’era da aspettarsi, l’amore ha lasciato il posto alla trita litania sull’odiosa sinistra che vorrebbe far pagare le tasse, i magistrati politicizzati che vogliono rovesciare il risultato elettorale e così via. Almeno fino a qui era un film in 150esima visione, niente di sconvolgente. Evidentemente quella grande folla che aveva di fronte stava galvanizzando Berlusconi, tanto da farlo decisamente esagerare.
Ormai lanciato nell’orgasmica possessione di quella folla, ne ha sparato alla grande una delle sue. Una graduale metamorfosi da leader politico a televenditore, ci fosse stato accanto a lui il mago Do Nascimiento sarebbe stato una perfetta replica di guaritore alla Vanna Marchi. Ormai lanciato come un treno in corsa, per il resto del suo mandato a governare ha promesso tre anni decisivi per portare a termine la «rivoluzione liberale» che comprende la riforma in senso presidenziale data ormai per certa. Un minimo di realismo avrebbe forse potuto suggerire che va cambiata la Costituzione per ottenerla, attraverso una maggioranza qualificata in parlamento o, in alternativa, il referendum confermativo. Non si tratta evidentemente di riforme tecnicamente facili da ottenere, ma in quel momento la Sua esaltazione era alle stelle e tutte le promesse erano possibili. Seguiva poi la riforma della giustizia, del fisco e finanche la vittoria su una malattia come il cancro. Il cancro?!?!?!?
Va bene promettere un milione di posti di lavoro, il contratto con gli italiani (qualcuno ricorda ancora cosa lo impegnasse a fare e quali conseguenze sarebbero derivate dalla Sua inadempienza?), ci può stare anche di voler lanciare importanti riforme istituzionali, ma questa futura e per Lui certa vittoria su una grave malattia è un insulto all’intelligenza, oltre che alla comunità scientifica. In una situazione normale poteva accadere che alla promessa sconfitta del cancro la piazza si ammutolisse all’istante e manifestasse un minimo di perplessità, ed invece giù ad applaudire e incitarlo ancora più forte. Già che ci stava, poteva anche preannunciare lo sbarco del primo italiano su Marte entro i prossimi tre anni, la richiesta da parte dei cantoni svizzeri di entrare a far parte della Repubblica italiana e via di seguito, nessuno avrebbe osato sollevare obiezioni. La stampa ha reagito da par suo alle mirabolanti prospettive, ovvero non ha fatto una piega ed ha sorvolato sulle iperboli berlusconiane, come accade ormai quasi sempre.
La manifestazione si è poi sublimata nel giuramento degli aspiranti governatori, con una scenografia dal sapore antico alla “Libro Cuore“, come accadeva una volta nelle scuole elementari: per compiacere il signor Direttore in visita alla scolaresca, la maestra faceva recitare alla classe una poesia.
L’esaltazione della piazza deve essere ancora molto attiva nell’animo di Berlusconi. Nei giorni successivi si è infatti quotidianamente affacciato sui media a tutte le ore ed in vari programmi, alla faccia della inutile e dannosa legge sulla par condicio. Non c’è telegiornale che non dedichi ampio spazio alla Sua grinta, anche se a dire il vero ormai ripete sempre le solite cose. Talvolta introduce qualche variante, come ad esempio domenica scorsa quando ha parlato del PdL come di “un partito nato dalla gente, dal basso”. Nato dal basso? Non sapevo che Lui si ritenesse basso, però in effetti quando ha fondato il partito è dovuto salire sul famoso predellino, in piazza San Babila.
Il risultato al bombardamento mediatico a tappeto è sempre lo stesso, ovvero non c’è giornale, quotidiano o mezzo di informazione che non parli di Berlusconi, il resto della politica si dissolve come per incanto. Lui lo sa bene, perché mai dovrebbe smetterla? E non mi stupirei se nei prossimi giorni la saturazione dei mezzi di comunicazione fosse ancora in crescita, mi aspetto da un momento all’altro di sentire la sua voce dopo aver suonato ad un citofono qualsiasi!
La cosa sconvolgente è che Lui una volta presa una direzione non indietreggia di un millimetro, secondo me è proprio convinto di quanto afferma. Insiste quindi e rilancia, ignorando le perplessità dei molto più realisti Gianfranco Fini ed Umberto Bossi. Un altro esempio nell’intervista riportata oggi da cronacaqui.it, nella quale ribadisce la sua certezza nella possibilità di sconfiggere il cancro, ipotizzando che la svolta finale per debellare la malattia potrebbe partire dal Piemonte.
Non a caso oggi era a Torino, dov’è che sarà domani?
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