ESCLUSIVO: INTERVENTO DEL DR. GIANLUIGI DE MARCHI ALL’ASSEMBLEA DI UNICREDIT 22 APRILE 2010 (seconda parte)
26 Aprile 2010PARTE SECONDA
BONUS, STRUTTURA DELLA BANCA E FINANZA CREATIVA
Una breve meditazione sul rinnovo degli scellerati bonus approvati poche settimane fa contro tutte le regole del buon gusto e dell’etica finanziaria.
Passi per l’amministratore delegato, ma ora ci sono altre 1.400 mandibole pronte a divorare le nuove stock options: sono, come si legge nel progetto di bilancio, i “top e senior manager e talenti” della banca; onere stimato per noi: 102,4 milioni di euro, il che equivale al 2,56% dei soldi raccolti attraverso l’aumento di capitale a novembre. Certo, nella replica mi verrà risposto che i premi non sono pagati con l’aumento di capitale; fin qui ci arrivo anch’io.
Ma ogni tanto fare certi raffronti fa riflettere.
Il bonus proposto (che personalmente, è ovvio, condanno con tutte le mie forse, invitando gli altri piccoli azionisti “veri” a bocciare) va ad impinguare il monte salari dei dirigenti con responsabilità strategiche, cresciuto in un anno da 41,1 milioni a 65,1 milioni. Non so se vi rendete conto, ma per certa gente la “scala mobile” è una vera e propria “scala nobile” arricchita da preziosi tappeti, arazzi, quadri d’autore, posate d’oro e via discorrendo. Per noi gente comune che alle pareti appendiamo quadri di Teomondo Scrofalo e come tappeti abbiamo solo quelli in spugna del bagno, la scala mobile non c’è.
Riflettiamo su pochi numeri: da 41,1 a 65,1 l’aumento è del 48,66% quando l’indice del costo della vita è salito dell’1% circa.
Complimenti!
In un anno i nostri dirigenti hanno messo da parte oltre 50 anni d’inflazione; immagino che abbiano ottenuto questo stratosferico risultato senza un solo minuto di sciopero.
Il dottor Profumo probabilmente risponderà citando quanto scritto nella relazione, cioè che l’aumento è dovuto “all’allargamento della popolazione compresa nel parametro dei dirigenti con responsabilità strategiche” e ad un “più elevato ammontare delle indennità per la cessazione del rapporto di lavoro pagate in relazione ad un più alto tasso di ricambio nella popolazione dei senior executive”. Ma vorrei motivazioni più precise, invitando gli estensori delle relazioni a farsi tradurre i loro aulici pensieri da una maestra elementare per farsi capire anche da noi comuni mortali che non facciamo parte del perimetro.
Ricordo solo alcuni dati:
1) a fronte dei maxibonus la nostra banca perde il 50% di redditività (da 4 miliardi del 2008 a 1,7 del 2009); bravi, meritate un premio!
2) a fronte dei maxibonus la nostra banca ha ridotto di 47 miliardi gli impieghi con la clientela, alla faccia del tanto declamato “sostegno all’economia e alle famiglie”; bravi, meritate un premio!
3) a fronte della riduzione degli impieghi il margine d’interesse è rimasto invariato, quindi è stato aggravato il costo dei finanziamenti proprio quando sarebbe stato opportuno (e doveroso, visti i livelli dell’Euribor) ridurlo; bravi, meritate un premio!
4) a fronte della riduzione degli impieghi il margine d’intermediazione è salito. Scrive Il Sole 24 Ore: “Meno soldi per famiglie ed imprese, più risorse impegnate a fare speculazione finanziaria”; bravi, meritate un premio!
E ora le inevitabili domande:
Qual è stato l’aumento medio pro capite di questi preziosi dirigenti? (col dato pro capite, eliminiamo la crescita dovuta all’aumento del perimetro).
Qual è stato l’ammontare pro capite delle indennità pagate ai senior managers che hanno lasciato il perimetro?
Quanti di costoro sono stati allontanati per aver magari commesso reati o irregolarità (capita, anche nelle migliori famiglie come la nostra…) e quanti se ne sono andati avendo trovato un’altra occupazione?
Perché il tasso di ricambio quest’anno è stato superiore a quello dell’anno scorso?
Disaffezione verso Unicredit ed il suo modello?
Se così fosse, basterà aumentare i bonus per comprarsi la fedeltà dei rimasti?
Non di solo pane vive l’uomo è stato detto da chi ha veramente cambiato in meglio la storia del mondo; siamo sicuri che chi oltre al pane ha caviale, aragoste, champagne, yachts, Ferrari non decida un giorno di andarsene per realizzare, anziché profitti per una banca, opere di solidarietà nel terzo mondo trovandovi più soddisfazioni?
Attendo sei risposte alle mie sei domande.
Due parole sulla nuova struttura della banca.
Nuova per modo di dire, perché si tratta semplicemente di tornare a fare la banca. La struttura precedente era una follia che per anni è stata criticata da tutti i più autorevoli osservatori (e da molti dipendenti, che non l’hanno mai capita, né accettata) e che oggi, con un colpo di bacchetta magica, si annulla senza nemmeno chiedere scusa per anni di disorganizzazione organizzata…
In un’intervista del 2007 al mensile L’Impresa dal titolo significativo “Così cambio quando vinco” il dottor Profumo ha affermato spavaldamente, commentando il modello S3 che oggi getta a mare: “Ho l’ossessione di sentire maggiormente la spinta al cambiamento quando le cose vanno bene”. Domando: oggi che si cambia di nuovo tornando indietro, passando da S3 a One4C sente la spinta al cambiamento perché le cose vanno bene? Attendo risposta.
Ce lo dica francamente; ma se la risposta è affermativa, ci spieghi perché in Borsa il titolo ha perso il 90% del suo valore e solo ora abbia timidamente rialzato la testa (restando però al 30% del valore del 2007). Nella stessa intervista ha affermato senza esitazioni: “Siamo molto orgogliosi di essere apripista in questo modello di business che sta dando ottimi risultati: continuiamo a crescere con i ricavi ad una velocità superiore rispetto ai nostri concorrenti”.
Domando: è ancora orgoglioso? Sono passati appena due anni e l’apripista rientra mogio mogio nei ranghi, senza nemmeno chiedere scusa. Attendo risposta.
Insomma, avremo Unicredit punto e basta, almeno questo lo abbiamo ottenuto.
Ma leggiamo anche che la Fondazione CRT (uno dei soci di riferimento della nostra banca) investe 60 milioni di euro nel capitale di una nuova banca concorrente, in collaborazione con Banca Carige.
Strano disegno strategico quello di avere i piedi in due scarpe.
Domando ai rappresentanti della Fondazione che sono in Consiglio con una pesante presenza: rimane intatto l’impegno in Unicredit o è il primo segnale di una ritirata perché non si crede più nel colosso e si preferisce puntare su una banca regionale? Attendo risposta.
Seconda domanda sul tema: signori torinesi, non sarebbe meglio saltare il fosso, uscire di qui e dare forza ad un progetto coraggioso che ricrei, nello spirito e nella presenza territoriale, la vecchia CRT ed il vecchio San Paolo? Sarebbe un successo mai visto prima, ve lo garantisco, basta girare nelle agenzie della nostra banca e della nostra principale concorrente per rendersene conto.
Personalmente credo più nel futuro delle banche medie e piccole, ben radicate nel territorio ed esenti dalle lusinghe della “finanza creativa”, dei contratti derivati, del mito del profittificio, e non credo nell’utilità dei colossi con i piedi di argilla, che macinano utili anche grazie alla “contabilità creativa”.
Se non ci credete, leggetevi le 1.500 pagine di accuse scritte dal procuratore che ha esaminato i conti della Lehman rilevando artifici e trucchetti di tutti i tipi che fanno rivoltare nella tomba il povero Gino Zappa, il padre della partita doppia. I nostri contabili sanno ancora chi è Zappa e come funziona la partita doppia o sono imbevuti anche loro dalle nuove “regole contabili” che permettono di iscrivere all’attivo partite prive di valore (i titoli tossici) con la giustificazione che la perdita non è sicura fino alla scadenza?
I nostri contabili farebbero bene a leggere le riflessioni di Darius Guppy, un economista inglese “fuori dal coro” che recentemente ha scritto frasi come: “Ogni sorta di prodotto finanziario strutturato – cartolarizzazione di mutui casa, opzioni put e call, bond convertibili e tutta l’infinita panoplia dei derivati- è una variazione del gioco delle tre carte.” E ancora: “Le istituzioni finanziarie non sono diventate insolventi all’improvviso, ma lo sono state da sempre, iscrivendo nei bilanci i loro crediti inesigibili come asset”.
Meditate, gente, meditate.
E piantatela di continuare a ideare, produrre, vendere contratti che poggiano sul nulla e nel nulla faranno precipitare il mondo finanziario arricchendo solo i fanatici illusionisti del denaro virtuale!
Basta contratti derivati, basta opzioni, basta futures, fate la banca come le banche hanno fatto per diecimila anni facilitando la crescita dell’economia, senza gonfiare le cifre per cinque, per dieci, per cento alimentando le varie bolle che inevitabilmente esplodono.
Basta! Basta! Basta!
Grazie se lo farete.