SPECIALE LE FOTO DI PAPA WOJTYLA NUDO/2 – La storia
12 Settembre 2008di Giuseppe Genna (*)
Il Papa è nudo.
Si sta tuffando.
Dalle chiome degli alberi fuori Castel Gandolfo un teleobbiettivo scatta foto compromettenti.
Il fango del gossip schizza sul paramento bianco: è una tragedia.
Qualche giorno dopo il tuffo segreto del Papa nudo, le redazioni giornalistiche in Italia impazziscono. I responsabili iconografici vengono contattati da prestanome, intermediari, ambigui figuri: tutti avanzano una proposta sconvolgente, le foto del Papa nudo. I direttori vengono svegliati a orari impropri. Nessuno sa cosa si deve fare. I politici di spicco sono allertati. Fibrillano le linee telefoniche col Vaticano. Il portavoce del Papa nasconde isterismi violenti in conversazioni insidiose, ipocrite, vellutate.
Si va avanti così, per ore.
Nessuno pubblicherà le foto del Papa nudo.
All’improvviso gli intermediari, i prestanome tacciono.
Qualcosa è accaduto.
Si è fatto avanti un compratore.
Il mondo del giornalismo è nel buio, accecato: nessuno sa che cosa fare. I politici brancolano nel buio. E’ buio pesto per qualche istante nei gran saloni del Vaticano.
Chi ha comprato le foto nude del Papa?
L’accordo viene stretto all’immediata. Il compratore delle foto del Papa nudo (compresi gli originali, i negativi, nessuna copia fuori dell’accordo, a peso d’oro) può accedere al fortilizio vaticano.
E’ un uomo posato, indossa occhiali, il passo pacato, percorre le sale, i tappeti, gli androni, i corridoi amplissimi. E’ accompagnato. Alti prelati gli sono accanto. Lo guidano. La tenia percorre gli alveoli dell’immenso intestino vaticano.
All’improvviso è solo, di fronte al Papa.
Il plico (una cartella cartonata e sigillata come i referti delle radiografie) passa dalla mano femminea dell’uomo pacato alla mano femminea del Papa seduto. Si pronunciano poche parole. Quelle foto sono un regalo. I regali stringono i lacci di un ricatto: inducono dipendenza, configurano la schiavitù del dono. Introducono la liceità, e anche il suo contrario.
L’uomo pacato inarca lievemente le labbra, poi parla: “Santità, se L’hanno fotografata da un albero, senza che nessuno si accorgesse, potevano da quell’albero spararle. Mi permetta di offrirLe un consiglio: rafforzi la Sua guardia. Mi permetta di offrirLe un supporto di guardia. I miei uomini sono a Sua disposizione”.
Si parla ancora un poco.
Poi l’uomo pacato viene congedato, esce. Quell’uomo è Licio Gelli.
(*) Tratto da www.miserabili.com
2 commenti presenti
DIVIVINIZZARE IL PAPA PUO’ portare a questi eccessi…
Scritto da Pater JEAN il 13 Set 2008
Non si dimentichi che il dottor Licio Gelli era stato insignito del titolo di conte da Umberto II Re in esilio. Anche Umberto Ortolani. Non erano mica due viandanti…
Scritto da Fabrizio il 15 Set 2008