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Cultur@. Pubblicità su France Télévision: rien ne va plus!

6 Gennaio 2009

di Nicoletta Salata

L’8 gennaio del 2008 Nicolas Sarkozy, auspicando “una rivoluzione culturale nella televisione di servizio pubblico” annunciava il progetto di una riforma riguardante la pubblicità televisiva.

Il 17 dicembre 2008, dopo 80 ore di dibattito, l’Assemblea nazionale ha adottato il disegno di legge di riforma del settore audiovisivo, che prevede l’eliminazione – per il momento in parte ma totale entro il 2011 – della pubblicità sui canali di France Télévision.

Da ieri sera, 5 gennaio 2009, sui canali della rete pubblica France 2, 3, 4, 5, 0 niente spot pubblicitari dalle ore 20 alle 6 del mattino.

I palinsesti sono stati inevitabilmente rivoluzionati, con il programma in prima serata cominciato alle 20.35 e c’è da chiedersi se questo quarto d’ora di anticipo influenzerà in qualche modo il pubblico televisivo francese, di cui una parte certamente, a quell’ora, potrebbe essere ancora in tutt’altre faccende affaccendata.

La legge, che passerà al voto il 7 gennaio, non prevede soltanto l’abolizione della pubblicità sulla tv pubblica, ma anche la nomina per cinque anni – e la possibilità di revoca – dei presidenti di rete da parte del Presidente della Repubblica.

Per compensare la perdita di 450 milioni di euro, causata dai mancati introiti pubblicitari, la riforma introduce inoltre anche due imposte finanziarie: una tassa tra l’1,5% e il 3% sulle entrate pubblicitarie dei canali privati i cui ricavi siano superiori a 11 milioni di euro e uno 0.9% sul fatturato degli operatori telefonici.

Ai canali privati, a questo proposito, viene concesso un maggior spazio per gli spot, dai 6 minuti si passa a 9 all’ora, e anche la possibilità di citare i prodotti nel corso delle trasmissioni.

Se Sarkozy sottolinea che “la televisione pubblica non può funzionare secondo criteri puramente mercantili”, all’opposizione si ritiene che la riforma vada a beneficiare le tv private (soprattutto il patron di TF1-Martin Bouygues-grande amico del Presidente); la direzione di France Télévision assicura dal canto suo che, svincolata dagli obblighi pubblicitari, svolgerà un migliore servizio pubblico sponsorizzando programmi culturalmente più interessanti.

Nel frattempo una maggioranza dei dipendenti di France 2 e France 3 indicono uno sciopero.

Ma tutto lascia supporre che domani, giornata del voto definitivo, si ripeterà solo quello che implicitamente (e di fatto)  è già stato pronunciato: “les jeux sont faits”!

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