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CULTUR@. Ravello Festival 2008: musica e diversità

13 Agosto 2008


di Nicoletta Salata

Dopo quello dell’11 agosto (programma interamente dedicato a Richard Wagner con brani tratti da I maestri cantori di Norimberga, Tristano ed Isotta e l’intero primo atto della Valchiria) ieri sera a Ravello è andato in scena il secondo concerto diretto da Daniel Barenboim e la West-Eastern Divan Orchestra (Haydn – Sinfonia Concertante in Si bemolle Maggiore, Schoenberg – Variazioni per orchestra op. 31 e Brahms – Sinfonia n.4).

Un fuori programma d’eccezione per questa altrettanto straordinaria manifestazione. Il festival più lungo d’Europa (127 giorni, 143 eventi, 850 artisti) dopo i temi degli anni passati “Il contrasto”, “Il gioco” e “La passione” quest’anno è incentrato su “La diversità”. Il tema è di grande attualità in quanto il 2008 è stato dichiarato dalla Comunità Europea anno del dialogo.

E il grande Barenboim, nato a Buenos Aires nel 1942 da genitori russi di origine ebraiche e trasferito nel 1952 con la sua famiglia in Israele, considerato oggi una delle più prestigiose bacchette del mondo (attualmente ricopre anche la carica di “maestro scaligero” del teatro alla Scala di Milano), ha testimoniato ancora una volta, sia come artista che come uomo, la possibilità e la necessità di dialogo esibendosi come ospite a sorpresa con l’orchestra che per antonomasia rappresenta la pacifica coesistenza delle differenze etniche, essendo composta prevalentemente da musicisti israeliani e palestinesi.

Fondata nel 1999 dallo stesso direttore-pianista con il letterato palestinese Edward Said, The West-Eastern Divan Orchestra raggruppa oltre 100 elementi di diverse nazionalità dei Paesi mediorientali, con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra le culture in conflitto, ed in modo speciale tra Israele e Palestina. Il nome dell’orchestra si ispira all’omonima raccolta di liriche di Wolfgang Goethe “Il divano orientale-occidentale” che a sua volta fu ispirato dalla lettura del “Divan” (canzoniere) del poeta persiano Hafiz.

Dopo “A Life in Music” e “Paralleli e paradossi”, Barenboim ha pubblicato quest’anno per Feltrinelli La musica sveglia il tempo sull’estetica e la democrazia della musica.

“Il significato della parola tolleranza è del tutto improprio se vediamo in essa solo una forma di generosità altruistica. Racchiude in sé qualcosa di presuntuoso: io sono meglio di te. Goethe espresse in maniera sintetica questo concetto quando disse: “Limitarsi a tollerare è un insulto; la vera assenza di pregiudizi vuol dire accettazione”. La vera accettazione, potrei aggiungere, significa riconoscere la differenza e la dignità dell’altro. In musica, questo è rappresentato perfettamente dal contrappunto o polifonia. L’accettazione della libertà e della individualità dell’altro è una delle lezioni più importanti che la musica ci impartisce” .
“L’operazione di legare le note mi ha insegnato la relazione tra individuo e gruppo.
Per l’uomo è necessario contribuire alla società in maniera individuale; ciò fa sì che l’intero sia maggiore della somma delle parti. Individualismo e collettivismo non devono essere reciprocamente
esclusivi; in realtà insieme riescono a potenziare l’esistenza umana”.

È vero: la musica supera la barriera territoriale e culturale, parla una lingua universale, insegna ad ascoltare la voce degli altri. Il fatto è che l’orecchio, per molti, resta ancora soltanto uno strumento attraverso cui udire frastuoni, rimbombi, grida: caos demenziale provocato da esseri certamente ancora incuranti e sordi anche verso il pacifico messaggio della musica.

Barenboim al pianoforte: Beethoven-Sonata n.14 in do diesis min. “Chiaro di Luna”-Presto agitato

  1. Un commento presente

  2. Brava Nicoletta. Se lancio un nuovo giornale, ti affido una pagina.

    Scritto da Fabrizio Spinella il 13 Ago 2008

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