Caro Brambilla, scrivimi di Travaglio ed entra pure tu nel “circo autoreferenziale”
3 Marzo 2010di Filippo Facci per Libero del 2 marzo 2010
Qui si parla di beghe fra giornalisti, avvertiamo subito. Questo dopo che Michele Brambilla della Stampa, domenica, ha scritto un articolo per commentare la particolare attenzione che Libero e il Giornale dedicano a Marco Travaglio, articolo a sua volta già commentato da Vittorio Feltri sul Giornale di ieri. Quindi – in sintesi – questo è un articolo che parla di un altro articolo della Stampa che parlava di altri articoli di Libero e del Giornale e che segue un altro articolo del Giornale. Vi avevamo avvertito.
Ricominciamo. Domenica, sulla Stampa, è uscito un articolo di Brambilla titolato «Travaglio, il super nemico della destra» e dedicato appunto a questa «ossessione» cui Libero e il Giornale dedicherebbero paginate infinite. Troppe, secondo un calcolo decisamente ingenuo fatto da Brambilla consultando i motori di ricerca. Troppe comunque: come mai? Brambilla ipotizza che la sinistra sia così malmessa da non vantare soggetti sufficientemente demonizzabili agli occhi dei voraci lettori della destra, sempre ansiosi di un nemico pubblico da divorare.
Ora: di tutto ciò non varrebbe troppo la pena di occuparsi se non tornasse comodo per chiarire un paio di cose. La prima, meno importante, riguarda Brambilla: che è un personaggio strano. Lo conosco da più di vent’anni e cioè da quando a Monza lochiamavano ingiustamente «il coccolo dell’arciprete» anche in virtù di una sua estrema religiosità: esattamente come Travaglio, di cui è amico, lo si può definire all’estrema destra di Ratzinger e non di rado, come neppure su Avvenire capita più, scrisse corsivi citando passi del Vangelo. Ma non è importante. Ciò che mi aveva sempre fatto stimare Brambilla era il suo garantismo durante gli anni di Mani pulite: era uno dei due cronisti giudiziari del Corriere della Sera e non mancò di denotare perplessità sui metodi dell’inchiesta, il che allora era eresia pura. Infatti durò poco. Dopo un suo passaggio a Libero me lo ritrovai graditissimo vicedirettore al Giornale (assunto da Belpietro) e tifai per lui anche quando sembrò in predicato di diventarne addirittura direttore.
Poi accadde un episodio. Brambilla scrisse un articolo titolato «Facci e Travaglio, telefonatevi please» e fece la stessa cosa che ha fatto domenica: enumerò i troppi articoli – a suo dire – che si dedicavano a Travaglio e aggiunse un discreto numero di cazzate a suffragio della sua tesi. Precisò di essere amico di Travaglio e questo purtroppo i lettori non glielo perdonarono. Quando gli replicai con un articolo, infatti, sull’edizione online del Giornale fioccarono centinaia di commenti di lettori che si rigirarono Brambilla come una sogliola: così tanti – centinaia – che lui pretese la rimozione totale di tutti i commenti ostili, cioè tutti. Poveretto, mi dispiacque molto. Da allora, a quanto pare, me l’ha giurata. Passato alla Stampa, in ottobre recensì un mio libro su Di Pietro e dopo avermi definito «una specie di Fantozzi» scrisse che «Di Pietro da anni è, con Marco Travaglio, il suo bersaglio privilegiato». Ridaje.
Successivamente scrisse più volte del suo amico Travaglio e l’ultima volta che l’ha intervistato, per dire, è una decina di giorni fa. E siamo a domenica scorsa con il citato articolo dove ha citato ancora «Filippo Facci, l’anti-Travaglio che scrive del suo nemico con una regolarità che pare ordinata dal medico». Ridaje.
Michele, la prossima volta scrivimi. Anzi, telefoniamoci. Quanto all’aver descritto Libero e il Giornale come accecati dall’odio, in parte gli ha replicato Belpietro la cui opinione è riportata nell’articolo: Travaglio è pericoloso perché ha una forte penetrazione in rete, perché fornisce argomentazioni al giustizialismo, perché ha fondato una specie di setta, perché la Rai gli ha appaltato cinque minuti in prima serata in cui lui può dire quello che vuole senza contraddittorio. Prendersela con Travaglio – aggiungo io – non significa solo alimentare il circo autoreferenziale dei giornalisti, ma occuparsi appunto di un signore che ogni settimana straparla davanti a milioni di persone, un partigiano le cui faziose requisitorie vengono riportate sull’enciclopedia Wikipedia come se fossero vangelo, un tizio che molti giovani disperati credono davvero che sia un giornalista anziché un mercante di suggestioni, uno che è definito «documentato» da tutti coloro che non hanno voglia di documentarsi al posto suo, un fazioso – vero – come è chiunque racconti di non esserlo mai, e però in realtà fa il gioco di una parte politica contro un’altra, una Procura contro un’altra, un’Italia contro un’altra, oltretutto un conto corrente – il suo – contro altri.
Travaglio è indicato come giornalista solo perché è iscritto all’Ordine: ma i giornalisti in genere non fanno comizi, non sostengono apertamente un partito, non hanno fonti univoche come lo sono certi magistrati, non fanno spettacolini teatrali, non mischiano requisitoria e cabaret trincerandosi poi dietro il diritto di satira, non associano alla «merda» i colleghi che tentano di criticarlo.
Il circo autoreferenziale dei giornalisti è un’altra cosa, egregio Brambilla: è quello dove, con certi articoli, tenti disperatamente di entrare anche tu. Beh, eccoti. Benvenuto. Solo che non comprendiamo per quale ragione non alzi il deretano anziché scrivere sempre di Travaglio anche tu: sei un inviato, fatti mandare da qualche parte.
Non vorrai mica che ti ci mandiamo noi.
8 commenti presenti
Grazie mille. Impagabili.
Dovrei imparare a comprarmelo tutti i giorni, Libero…
Ogni volta che salto mi perdo qualcosa
Scritto da Luigi il 3 Mar 2010
A dir la verita travaglio si documenta ed e’ facci che puo scrivere le bestialita perche i suoi lettori vogliono sentirsi dire quelle cose.
Scritto da giorgio il 3 Mar 2010
Luigi, grazie a lei per il suggerimento. Da parte mia cerco indegnamente, da questo piccolo blog, di colmare alcune lacune dell’informazione. Missione impossibile da realizzare, come cercare di contare i granelli di sabbia che ci sono su una spiaggia. Ma non dispero di raccoglierne almeno alcuni
Scritto da Sergio Fornasini il 3 Mar 2010
Signor Fornasini, un granellino di sabbia per il suo blog:
http://www.chiarelettere.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2307794
Scritto da Bubba il 4 Mar 2010
@ Bubba, grazie per il contributo. Me lo leggerò con calma ma già da una prima lettura credo possa trovare posto anche in questo blog, mi piace dare spazio a punti di vista non convenzionali. Buona notte
Scritto da Sergio Fornasini il 4 Mar 2010
Dire, come fa Facci, che Brambilla, nel recensire il suo libro su Di Pietro lo definisce “una specie di Fantozzi” come fosse un giudizio tranchant sulla sua persona è scorrettissimo.
Brambilla prendeva spunto da ciò che lo stesso Facci scriveva nel narrare le sue peripezie a dir poco fantozziane (già) nel far pubblicare il suo libro su Di Pietro a metà anni 90. E’ da questo contesto che lo definisce come “una specie di Fantozzi”.
E comunque la risposta che Facci diede all’epoca dell’innocuo e molto bonario articolo di Brambilla “Facci e Travaglio telefonatevi please” fu di mascalzonaggine indegna per quanto mi riguarda. Anche perchè un dato di fatto che l’attenzione di Facci per certi argomenti rasenta la paranoia, comunque la si rigiri.
Scritto da Antonio il 4 Mar 2010
da oggi leggerò solo Facci.
Forse. Anzi, no.
Scritto da Matteo da Pisa il 5 Mar 2010
Inizio ad insospettirmi di queste polemiche giornalistiche.
Molto spesso ho notato che i giornali di cosiddetta destra attaccano giornalisti un tempo amici (Guzzanti, Telese), ma con critiche telefonate e banali. Il cui solo effetto e’ fare loro pubblicità. E’ un effetto collaterale o e’ proprio il loro intento? Sono amici, vogliono fare pubblicità al libro/programma televisivo dell’emico, ma non possono parlarne bene perche’ parla male dell’editore. E allora ne parlano male, purche’ se ne parli. Poi magari i lettori guardano il programma di Telese, anche solo per curiosità. Spero che l'”attacco” a Brambilla rientri in questa categoria. Ma se così fosse….Facci vuole fare pubblicità a Travaglio?
Strano, perche’ Travaglio fa di tutto per non nominarlo mai..
Scritto da Luigi il 8 Mar 2010