47° CAMPIELLO LETTERATURA – stravince la Mazzantini con “Venuto al mondo”
6 Settembre 2009dal blog di Nicoletta Salata
Bruno Vespa ha appena presentato dal Gran Teatro La Fenice di Venezia il XLVII Premio Campiello Letteratura. Con lui sul palco, attraversando la platea e recando in mano lo scrigno contenente le 300 schede, Maria Grazia Cucinotta che, temporaneamente…dismesso il ruolo di madrina del Festival del Cinema al Lido, su tacchi vertiginosi che l’allungano più di quanto non fosse necessario fa apparire il salottiero della notte più bassino di quanto non sia realmente, soprattutto per un bizzarro effetto ottico, naturrally.
In…caricata di leggere gli incipit dei cinque libri l’attrice sembra piuttosto giù di…talento; pazienza per la dizione che rivela palesemente l’inflessione regionale ma anche l’interpretazione lascia a desiderare e perfino la lettura è stentata e non fluida. Forse l’eccessiva scollatura, tra l’altro asimmetrica per taglio dell’abito o mal riposta o non equamente distribuita la…mercanzia, ha scombinato anche le altre sue doti, in questo caso davvero meno evidenti e di scarso effetto.
In platea fin dall’inizio viene inquadrato Sergio Castellitto, notoriamente marito e…socio in affari della Mazzantini. Ad un certo punto anche Emma Marcegaglia sfuma in un primo piano, che la mostra in abito verde…padania (del resto siamo in territorio..serenissimo!) la cui profonda scollatura sembra far concorrenza a quella di Maria Grazia. Fortuna che almeno la Loewenthal non solo è coperta ma…ricoperta proprio lì da una serie di geometrici jabot ad effetto..utili fronzoli.
Ad aprire la serata per i più classici e formali onori di casa, Andrea Tomat, Presidente di Confindustria Veneto.
Sale quindi sul palco Giovanni Allevi, reduce dal concerto del primo settembre all’Arena di Verona dove ha suonato e diretto la All Stars Orchestra, una super orchestra composta da oltre ottanta elementi provenienti da importanti e prestigiosi ensemble musicali del mondo.
Colore scuro per il solito look jeans + t-shirt attillata e nero corvino dei folti riccioli che adornano la testa nella quale, come lui asserisce ad ogni occasione, nasce e si compone la sua musica senza bisogno del pianoforte se non a stesura definitiva e completa. La sua presenza anche alla Fenice alimenterà l’ossessione sempre più imbufalita dei suoi detrattori!
Questa la cinquina dei finalisti (che uno alla volta raggiungono il palco e vengono presentati con una scheda riassuntiva relativa al proprio libro):
Elena Loewenthal, Conta le stelle, se puoi, Einaudi
Margaret Mazzantini, Venuto al mondo, Mondatori
Pierluigi Panza, La croce e la sfinge, vita scellerata di Giovan Battista Piranesi, Bompiani
Francesco Recami, Il superstizioso, Sellerio
Andrea Vitali, Almeno il cappello, Garzanti
In blocchi di cinquanta schede per volta vengono dati i risultati parziali dei voti. La Mazzantini è da subito in testa alla cinquina.
Vespa, riferendosi all’abbellimento del di lei vestito, s’incuriosisce dell’ornamento e appurato che si tratta di, peraltro evidenti, piume di struzzo, definisce la scelta “di buon auspicio”. Che sappia io nell’antichità era il volo degli uccelli a fornire indicazioni sul da farsi non le loro piume!! E poi lo struzzo manco vola!!
Bruno la combina ancora più grossa quando a 250 voti annuncia “ha vinto la Mazzantini”, e aggiunge “lo struzzo è ammortizzato”! Lei si alza per farsi acclamare ma poi si rende conto della notizia affrettata e fuori luogo dato che mancano ancora 50 voti. Che non faranno cambiare i risultati fin qui raggiunti ma che per correttezza vanno attesi ed attribuiti.
Dopo la terza esibizione di Allevi finalmente la vittoria è ufficiale. Con 129 voti su 285 validi vince “Venuto al mondo” di Margaret Mazzantini.
“Ringrazio la giuria “nobile” ma soprattutto la giuria “popolare” (pare ne abbiano fatto parte Concita de Gregorio-L’unità, Gianni Riotta-Sole 24 ore, Dario Franceschini-PD, Luca Zaia-Ministro Polit. Agricole,Ennio Fantastichini-attore, Michele Maffei-schermidore, ecc; davvero “pop” questa giuria!) perché infondo io scrivo per il pubblico semplice ma intelligente che oltre a guardare la televisione legge anche delle storie. Ho messo molta passione, nostalgia per la vita in un libro che mi ha lacerata; dopo aver scritto tornavo a casa piangendo. Lo dedico a tutti i bambini morti sotto le granate di Sarajevo”.
Mentre i fotografi immortalano il momento che prelude alla fine della serata e Vespa comincia a rassegnarsi a diradare le sue, definiamole strane, battute, Castellitto sale sul palco per acclamare la moglie ma non si lascia sfuggire che: “stasera comincia il cammino del film”.
Buona lettura e a seguire, come era prevedibile, buona visione!
Recensione del libro (qui le recensioni anche degli altri quattro libri)
“Una mattina Gemma lascia a terra la sua vita ordinaria e sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all’aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l’amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi, giovani sprovveduti, invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d’amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una Guerra che mentre uccide procrea. In questo grande affresco di tenebra e luce, in questo romanzo intimo e sociale, le voci di quei ragazzi si accordano e si frantumano nel continuo rimando tra il ventre di Gemma e il ventre della città dilaniata. Ma l’avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché Margaret Mazzantini ha scritto un coraggioso romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l’aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L’assedio di Sarajevo diventa l’assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dal calcio della Storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Il cammino intimo di un uomo e di una donna verso un figlio, il loro viaggio di iniziazione alla paternità e alla maternità diventa un travaglio epico, una favola dura come l’ingiustizia, luminosa come un miracolo. Dopo Non ti muovere, con una scrittura che è cifra inconfondibile di identità letteraria, Margaret Mazzantini ci regala in romanzo-mondo, opera trascinante e di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematica come una parabola. Una catarsi che dimostra come attraverso il male della Storia possa eromprere lo stupore smagato, sereno, di un nuovo principio. Una specie di avvento che ha il volto mobile, le membra lunghe e ancora sgraziate, l’ombrosità e gli slanci di un figlio di oggi chiamato Pietro”.