Giovanni Paolo II: falsa lettera inedita del banchiere Roberto Calvi al Papa
5 Maggio 2011Primo maggio, si è da poco conclusa la cerimonia di beatificazione di Papa Giovanni Paolo II quando Dagospia pubblica un lungo articolo sul libro “Wojtyla segreto”, edito da Chiarelettere. “Una bomba esplode sul sagrato di San Pietro” recita il titolo a caratteri cubitali. Più che una recensione, è un sunto con corposi estratti del libro. In particolare, viene dato grande risalto ad una presunta lettera scritta dal defunto banchiere Roberto Calvi al Papa, spacciata come inedita. Ebbene, secondo il giornalista Francesco D. Caridi quella lettera è un falso vecchio di quasi vent’anni. Lo ha detto e scritto più volte in passato ma ancora oggi qualcuno la prende per buona, anzi ne fa parte integrante di un libro. Caridi scrive subito una lettera, autentica, a Roberto D’Agostino per segnalare la particolarità su quanto la sua redazione ha pubblicato. Dago non fa una piega, a distanza di qualche giorno non è stata pubblicata alcuna rettifica ed allora lo faccio io. Ricevo e volentieri pubblico questa e-mail ricevuta dalla nostra vecchia conoscenza Francesco D. Caridi, giornalista. (sf)
Caro Fornasini, dopo aver letto su “Dagospia” il lancio del libro “Wojtyla Segreto» (edito da Chiarelettere), in cui è pubblicata come inedita una lettera del banchiere Roberto Calvi al Papa, in realtà un apocrifo già pubblicato da “Repubblica” nell’aprile del 1992, ho scritto a Roberto D’Agostino quanto segue:
Caro D’Agostino, guardi che quella lettera di Calvi a Papa Giovanni Paolo II, riciclata adesso in un libro, non è stata mai scritta da Roberto Calvi, ma fu una iniziativa di qualcuno del suo entourage per cercare di dargli maldestramente una mano, con l’utilizzazione di fogli bianchi firmati in precedenza dal banchiere, ormai senza più bussola. Seppi da una fonte attendibilissima che quella lettera era stata scritta a macchina occasionalmente in un ufficio nei pressi di Piazza Rondanini a Roma e quindi affidata al vescovo Pavel Hnilika («Pro Fratribus», Via dell’Anima, dove si trovava anche l’ufficio di Flavio Carboni) per la consegna al cardinale Casaroli, forse tramite monsignor Marcinkus. Se si facesse una comparazione con alcune lettere autentiche di Calvi, si vedrebbero tra l’altro le differenze lessicali. Il resto è ridicolo.
Il giorno di Pasqua del 1992, “la Repubblica” pubblicò lo stesso apocrifo, che circolava da tempo tra i giornalisti (anch’io mi ero occupato di una inchiesta sul caso Calvi-IOR a metà degli anni Ottanta, per il settimanale “il Borghese”). Con Costantino Belluscio, il compianto vicepresidente dei deputati socialdemocratici col quale avevo una consuetudine di amicizia oltre che rapporti professionali, ci facemmo quattro risate, leggendo il finale della lettera col «bacio del Sacro Anello». M’incaricai di comunicare all’Ansa quello che sapevamo, con una mia dichiarazione pubblicata da alcuni quotidiani. In particolare, il “Corriere della Sera” del 21 aprile («Quella lettera non fu scritta da Calvi») diede ampio spazio al mio comunicato.
Francesco D. Caridi, giornalista
2 commenti presenti
Bella Fra 😀
Scritto da Tyler il 9 Mag 2011
impeccabile il Caridi
Scritto da gabriele mastellarini il 13 Mag 2011