Sgarbi-Oloferne decapitato da Sgarbi-Giuditta
20 Maggio 2011Appunti sulla performance televisiva di Vittorio Sgarbi
1) Se la trasmissione fosse stata registrata, si sarebbe rivelata più scorrevole con i tagli appropriati.
2) La «trama» corporea di Sgarbi non è più la stessa del tempo degli «Sgarbi quotidiani», perché gli anni son passati, la chioma è canuta, e la postura tende al piegamento. Sanguineti e il regista avrebbero dovuto tenerne conto.
3) Nel discorso di Sgarbi vi sono molti riferimenti di cultura «alta» frammisti a quotidiane schermaglie. In televisione questo spezza l’attenzione degli spettatori e la concentrazione dello stesso «attore», disturbato pure dai richiami fuori scena al rispetto della «scaletta» (che nella recitazione tv ha tempi rigidi di esecuzione, pena la perdita di ritmo).
4) Sgarbi sa giocare benissimo con l’«ipertesto»: ma mentre con i discorsi sull’arte e sulla psiche (splendida nel suo masochismo l’azione maieutica sul figlio, che lo annulla come padre) l’interfaccia riesce facile ad un critico della sua portata, generando suggestioni, applicata invece alla polemica su temi di politica e di cronaca rischia di diventare noiosa e caricaturale, e perdipiù confusa.
5) Nessuno ha capito che Sgarbi parlando del padre comunque inteso (divinità creatrice o genitore) ha voluto significarne l’assenza, o la debolezza, anche nella sfera del potere, delle relazioni politiche. Non gli è riuscita perfettamente la comunicazione, ma è stato colto dai più avveduti il concetto (antitelevisivo per eccellenza; soltanto al cinema, un buon regista potrebbe tradurlo in immagine e in verbo).
6) Bravo Sgarbi, decollato in effigie (la sua testa -con gli occhiali- tagliata, come quella di Oloferne nel quadro di Caravaggio). Ma Giuditta che gliel’ha tagliata, è lui stesso, Sgarbi-Oloferne.
Fabrizio Spinella