Referendum 12 e 13 giugno: comunque vada, meglio votare
7 Giugno 2011di Francesco Ginanneschi
Nel secondo week-end di giugno l’Italia potrebbe beneficiare di tanto sole e di temperature tipicamente estive. A questo plausibile scenario meteorologico si aggiunge la inevitabile chiusura delle scuole e pertanto diventa facile credere che molti sceglieranno di raggiungere allegramente i luoghi di villeggiatura. Il 12 e il 13 di questo mese, però, gli Italiani saranno chiamati ad esercitare un diritto parzialmente incompatibile con le loro, pur legittime, aspirazioni vacanziere.
I quattro quesiti sui quali i cittadini potranno esprimersi riguardano temi assai delicati. I partiti hanno chiarito le loro posizioni ed emerge il singolare dato che quasi nessuno di essi ha scelto di sostenere esplicitamente il “NO”. Per quale ragione ? Evidentemente perché c’è il timore che un simile atteggiamento comporterebbe pesanti ripercussioni in termini di consensi, essendo percezione diffusa che le ragioni a sostegno del “SI” siano largamente più credibili di quelle del “NO”.
Ora, come spesso accade, le valutazioni che il corpo elettorale è chiamato a fare sono inquinate da una dose massiccia di irrazionalità. La tragedia Giapponese ha liberato mute di sciacalli famelici ed è stata utilizzata strumentalmente come truce monito. Risultato : i nuclearisti non hanno quasi aperto bocca per paura di essere sottoposti al linciaggio mediatico.
Anche gli altri temi sono stati contaminati da contributi sovente ideologici e sentimentali.
Mi domando se sia corretto e civile, ogni volta, cercare di conquistare il consenso della maggioranza ricorrendo alla strategia della paura. Ne abbiamo visto un esempio durante la campagna per le amministrative. In quell’occasione gli Italiani non si sono lasciati suggestionare dagli spettri evocati da alcune forze politiche. Questa volta, invece, temo che abboccheranno.
Trovo diseducativo tentare di sabotare la consultazione istigando i cittadini a non recarsi ai seggi. Andrò a votare ed esprimerò posizioni che, mi pare evidente, sono abbondantemente minoritarie. L’astensione è da furbetti mentre il voto è sempre un atto di patriottismo, anche e soprattutto quando si è consapevoli di difendere idee perdenti.