CASSE DI PREVIDENZA A RISCHIO CON I DERIVATI
1 Luglio 2011di Gianluigi De Marchi
Si chiamano “Casse di previdenza” perché hanno per obiettivo quello di garantire una pensione agli iscritti, basata sui versamenti periodici: una finalità di alto valore sociale che offre già dalla denominazione, un’immagine di sicurezza, tranquillità, serenità.
Invece molte Casse stanno soffrendo a causa dei derivati, quei “mostri finanziari” che stanno girando il mondo provocando devastazioni (dalla Lehman alla Grecia l’elenco è praticamente infinito…). Già, perché anche le Casse sono finite nella trappola, nell’illusione di “fare utili”, di far crescere rapidamente il capitale attraverso swap, IRS, collar e le tante altre diavolerie inventate da chi cerca il proprio tornaconto anche a spese degli altri.
Una recente indagine della commissione parlamentare di vigilanza ha evidenziato come esistano degli squilibri nel patrimonio di Casse importanti, e quanto rischio sia accumulato nei loro patrimoni. Qualche esempio?
I veterinari ed i medici hanno circa il 50% degli investimenti in titoli strutturati, ed una quota del 25% sul patrimonio complessivo (che per fortuna comprende anche, come dovrebbe essere la regola-base, immobili a reddito). In particolare i medici hanno la cifra assoluta più alta (quasi tre miliardi di euro!) e la loro ENPAM ovviamente ne soffre, tanto che ben 5 ordini provinciali dei medici hanno presentato un esposto all’autorità giudiziaria ed alla Corte dei conti per far luce sugli investimenti, dopo che una società di consulenza aveva accertato un danno patrimoniale di oltre un miliardo di euro. E’ vero che gli amministratori dell’ente hanno sporto querela per diffamazione, ma le cifre dei contratti strutturati sono indiscutibili, ed i rischi connessi (anche supponendo che non vi siano perdite…) sono altissimi, contrariamente alle finalità di un ente di previdenza.
Ma anche l’Enasarco (ente di previdenza degli agenti di commercio) ha rischi elevati legati ad 1,3 miliardi di “titoli tossici” che sta cercando di ristrutturare (ma ha già sopportato costi per oltre 2 milioni!).
Una domanda agli amministratori delle Casse: ma è proprio necessario snaturare l’operatività degli enti per cercare di ottenere più utili? Anche i bambini sanno che un investimento che rende (in teoria…) il 10% è più rischioso di uno che rende un tranquillo 4%; anche loro sanno che un BTP è più sicuro di un fantomatico contratto “Anthracite” o Xelo II Camelot.
Per favore, tornate alle regole di sana e prudente gestione: gli iscritti hanno bisogno di una pensione, non di una slot machine…
demarketing2008 @ libero.it