Oggi sindaci in piazza, il 6 settembre tutti gli altri
29 Agosto 2011Mi sfuggono un attimo le ragioni delle forti critiche allo sciopero generale proclamato dalla CGIL per il prossimo 6 settembre, se rapportate alla benevolenza con la quale tutta la stampa sta commentando il corteo dei sindaci scesi oggi in piazza a Milano. Si tratta essenzialmente di momenti di protesta sulla stessa materia. Quello promosso dal sindacato più orientato alla difesa dei soliti scorticati vivi da tasse e balzelli, l’altro a salvaguardia degli enti locali. Che in fondo sono la stessa cosa: tagliando i fondi ai Comuni verranno a pagare sempre i soliti noti alla fine. O sbaglio?
Francamente l’aria che stiamo attualmente respirando è nauseabonda. Degrada ad ogni passo, ad ogni modifica annunciata sulla manovrona di ferragosto. Che fa già abbastanza ribrezzo anche estrapolata da altri contesti. Se poi riuscissimo nell’ardua impresa di riaccende la nostra labilissima memoria, rischiamo di ricordare che solo pochi giorni prima il premier era andato alle Camere a spiegare che sì, forse qualche problemino lo avevamo ma tutto era sotto controllo. Già, dopo tre anni di spergiuri corali sull’effettivo stato della crisi, l’evidenza non si poteva proprio nascondere più a lungo. L’aspetto grottesco della manovrona, o manovra bis come l’hanno definita, è che pur essendo enormemente più pesante dell’altra licenziata a luglio non ha meritato neppure un nuovo passaggio del premier nelle aule parlamentari. È stata sciorinata in conferenza stampa, un altro bellissimo esempio di quanto ormai sia prossimo allo zero il ruolo del Parlamento dalle nostre parti. Una manovrona extraparlamentare insomma. A seguire, il via libera in Cdm e poi tutti a smarcarsi dalle critiche, per una volta piovute da ogni direzione. Anche chi l’ha votata si è chiamato fuori: insomma io non c’ero ma se c’ero dormivo. Risultato da far percepire: è stata tutta colpa di Tremonti, ci fosse stato un politico di maggioranza che ne ha condiviso integralmente i contenuti.
Dopo tre anni di sorrisi e rassicurazioni, propaganda, promesse di mirabolanti riforme e imprese stellari, la gente normale è ben consapevole di essere parecchio più povera mentre i soliti furbetti sguazzano sempre più allegramente nel lusso. Lo Stato ha accusato ben 250 miliardi di debito in più nel triennio. Con le consuete tecniche tranquillizzanti ci hanno sempre raccontato che i conti erano in ordine, o addirittura in miglioramento. E potrei continuare ancora a lungo nel ricordare cosa abbiamo lasciato alle spalle ma forse non se ne sente il bisogno: gli italiani sembrano finalmente in fase di uscita dal torpore indotto mediaticamente.
Detto questo, per ritornare al tema di partenza: un migliaio di sindaci è sceso in piazza contro la politica del governo e non sono piovute loro addosso bordate di critiche dalla stampa vicina alla maggioranza. Neppure da Il Giornale, questo è proprio un avvenimento unico. Perché non può fare la stessa cosa il resto del Paese? Forse perché lo sciopero generale significa bloccare le attività produttive? Ne devo allora dedurre che forse i sindaci non producono un accidente di buono e potrebbero anche stare in piazza tutti i santi giorni?
Personalmente ho trovato un tantino affrettata la proclamazione dello sciopero generale. Si è capito subito che la manovrona non sarebbe stata scodellata sulla Gazzetta Ufficiale tal quale come è nata in conferenza stampa. Per una volta Berlusconi in persona non aveva manifestato l’intenzione di voler porre la fiducia sul provvedimento, aveva lasciato il via libera agli emendamenti con un fair play di vecchio stampo simil-democristiano. Ne conseguiva che ogni mezz’ora pioveva un flash di agenzia nel quale questo o quel ministro o sottosegretario proponeva di modificare un capitolo della stangata. Dichiarare la mobilitazione generale contro un qualcosa di non ancora ben formato mi ha lasciato inizialmente perplesso. Con lo scorrere dei giorni però è apparso ben chiaro come le possibili variazioni potevano riguardare solo alcune parti della manovrona, con possibilità di peggiorare ulteriormente nei confronti dei redditi medio-bassi e con ulteriore stretta sui consumi. Insomma una ennesima spintarella alla recessione, niente da segnalare sul fronte della riduzione dei costi della politica e dell’apparato, zero sul fronte del rilancio delle attività produttive.
E allora ben venga lo sciopero. Quando non si ha altro mezzo, bisogna ricorrere all’unico a disposizione per poter esprimere il proprio dissenso. Non farlo significa diventare complici!
Visto l’andamento delle cose, non ci sarebbe da stupirsi se allo sciopero generale proclamato da un singolo sindacato aderisse una quota di lavoratori ben più ampia di quella che si riconosce nella sola CGIL, travalicando le barriere ideologiche. Potrebbe anche verificarsi una situazione che non accade più da molti anni: la serrata dei negozi e delle attività non riconducibili alla sola organizzazione sindacale. Fantascienza o autunno caldo? Staremo a vedere, l’unica certezza è che quando i lavoratori vanno in piazza ci rimettono di tasca propria, e parecchio. I sindaci invece continuano a percepire ugualmente il loro assegno.
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)