BUON NATALE DALLA BANCA…
9 Gennaio 2012di Gianluigi De Marchi
La segnalazione ci è arrivata da Viterbo, ma probabilmente casi simili ne sono successi anche in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, dappertutto.
Un’azienda editoriale, cliente della Banca Nazionale del Lavoro da 16 anni, con regolare utilizzo del fido (circa 30.000 euro di anticipi su fatture, un fido a basso rischio perché “coperto” dagli incassi delle vendite) è convocata dal direttore della Filiale che contesta uno scorretto utilizzo del fido, anomalie sulla Centrale rischi (creati da un’altra banca che non aveva correttamente segnalato un aumento del credito nel frattempo concesso…), fatturato in lieve diminuzione.
Tanto per capirci, si tratta della banca il cui Presidente Abete, in una trasmissione televisiva a novembre, aveva assicurato i telespettatori che il suo istituto non avrebbe chiuso i rubinetti del credito perché in possesso di abbondante liquidità da mettere a disposizione delle imprese specie in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo.
Nonostante le spiegazioni del titolare dell’azienda, il direttore è stato irremovibile, e proprio la vigilia di Natale ha spedito il suo “pacco dono” all’azienda: non la solita, inutile agenda, ma una bella lettera di revoca del fido ed intimazione a rientrare immediatamente dalle esposizioni.
Quanti in Italia hanno ricevuto un simile regalo da Babbo Natale? Probabilmente, purtroppo, tanti, alla faccia delle assicurazioni sul sostegno all’economia da parte del sistema bancario.
Questa volta non ci sono consigli per i lettori che possano consentire di fronteggiare un simile comportamento: possiamo solo levare la nostra voce di condanna totale verso un sistema spietato che, come spesso si dice, “presta l’ombrello quando brilla il sole e lo pretende indietro alla prima goccia di pioggia”…
Un commento presente
Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
per que’ pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per uomo manesco
perché metto le banche alla berlina
or senta il caso avvenuto di fresco.
Anni fa avevo un conto in dollari USA, pienamente legittimo, presso la stessa banca italiana ove avevo il conto in lire. Vi versavo quel poco che, ogni mese, riuscivo a risparmiare. In dollari. Dopo anni non riuscii più a risparmiare. Anzi, dovetti dar fondo alle “riserve” e diedi quindi ordine alla banca di vendere i dollari e versarne il controvalore in lire sul nio conto ordinario in lire. La banca eseguì con la motivazione: “accredito da est.” (cioè nelle loro intenzioni: da reparto estero della stessa banca!). Dopo anni fui chiamato dall’Agenzia delle Entrate perchè una banca (diversa dalla mia!) aveva segnalato che io avevo ricevuto un regalo all’estero. A quale titolo? Erano forse fondi neri che rientravano?. E poi, come mai i dollari erano stati cambiati in un numero quasi uguale – ma non esattamemnte uguale – di euri prima di essere ricambiati in lire così io ci avevo pagato due volte la commissione? Per sviare le indagini? E perchè, all’epoca, il cambio del dollaro e dell’euro non era 1 a 1? Risponda! La presumiamo copevole, dimostri la sua innocenza. Ho impiegato due mesi per fare chiarezza. Da solo, scavando fra le mie carte. Domando: non potevano prima di mettere in allarme una persona e farlo lavorare per due mesi alla ricerca delle pezze d’appoggio, non potevano prima chiedere alla banca?
Ma alla fine tutto andò a posto, e vissero tutti felici e contenti. Solo che questa purtroppo non è una favola.
Scritto da Riccardo il 10 Gen 2012