Wikipedia – L’enciclopedia libera?
15 Aprile 2012di Francesco Ginanneschi
C’è di che rallegrarsi nel constatare quanto i mezzi di comunicazione e interazione abbiano contribuito alla universalizzazione della cultura, ossia alla nascita di opportunità di arricchimento mentale potenzialmente accessibili ad un numero sterminato di utenti. Il tesoro della conoscenza, un tempo gelosamente custodito dalle elites, è stato liberato ed è adesso consultabile con una facilità ed una rapidità che, lungi dal rimanere nell’alveo del mero flusso di informazioni, investono lo status del cittadino-internauta del terzo millennio ed arrivano a scalfire gli assetti costituzionali del potere legalmente costituito. Sarebbe tuttavia disonesto celebrare la vittoria della supernova della conoscenza sul buio dell’ignoranza se non si affermasse, con una lucidità che da alcuni è scambiata per antimodernismo, che la gestione di questa democratizzazione del sapere deve essere condotta non in un regime di libertà senza confini, bensì all’interno di una cornice che assicuri la salvaguardia dei diritti di tutti, perché uno strumento in grado di raggiungere chiunque è parimenti in grado di intromettersi indebitamente nelle sfere soggettive di chiunque. Il più grandioso spazio cibernetico di condivisione della conoscenza, Wikipedia, risponde proprio a questa esigenza ineludibile.
L’enciclopedia dal nome hawaiano è una galassia in continuo arricchimento che ogni visitatore può plasmare creando nuove voci oppure modificando quelle già esistenti. Naturalmente questa possibilità di contribuire all’allestimento delle infrastrutture del villaggio globale cibernetico è subordinata al rispetto di linee guida codificate ed in massima parte ispirate al comune buon senso. Per essere concisi, si può dire che Wikipedia, nella consapevolezza che un’enciclopedia scritta da un pubblico che solo in minima parte è composto da “tecnici” rischia di essere un pessimo prodotto, richiede il rispetto del requisito della enciclopedicità , effettua una verifica attenta sulla veridicità delle informazioni immesse e si riserva il diritto di applicare una vasta gamma di misure nei confronti degli utenti i cui contributi non sono costruttivi, che vanno dalla semplice rimozione di quanto aggiunto alla perdita della possibilità di creare o modificare voci.
Il sistema che gli ideatori di Wikipedia hanno forgiato è astrattamente incontestabile : viene allestita una democrazia della conoscenza di cui chiunque può essere allo stesso tempo fruitore e demiurgo ma si richiede parallelamente che le singole condotte siano conformi ad una normazione finalizzata a neutralizzare le spinte distruttive. Si tratta del medesimo compromesso che si è raggiunto negli ordinamenti giuridici democratici, in cui la libertà che viene lasciata ai soggetti di fare ciò che vogliono si arresta nel punto in cui incominciano i legittimi diritti altrui e le esigenze sovra individuali afferenti l’intera comunità. Sappiamo però fin troppo bene che la storia del bilanciamento fra interessi è fatta non solo di armoniosi equilibri ma anche di discutibili scelte e di spiccate ingiustizie.
Wikipedia si fregia dell’attributo di “libera” e presumo che questo derivi dal suo essere una realtà “popolare”, espressione di una comunione planetaria da cui nessuno è virtualmente escluso e che permette una creazione dal basso scevra da condizionamenti e pressioni. Per garantire quell’ordine necessario di cui parlavo sopra ha però dovuto istituire al suo interno un gruppo ristretto deputato alla sorveglianza della massa di utenti ed alla repressione degli atti non consentiti. Non c’è nulla da eccepire in questo, perché senza la garanzia di livelli sufficienti di controllo e di gerarchia ogni organizzazione piomberebbe nel caos. Ma se la cerchia degli amministratori effettua un’applicazione distorta del codice wikipediano si ottiene un’ingiusta compressione della possibilità di contribuire istituita in capo all’utente ed uno snaturamento dell’enciclopedia.
I soggetti che fanno parte di questo comitato possono applicare in modo automatico e neutrale il regolamento e permettere a qualsiasi informazione, se immessa nel rispetto delle linee guida, di comparire sull’enciclopedia, oppure possono compiere scelte politiche e decidere cosa rendere pubblico sulla base di valutazioni soggettive o nel peggiore dei casi sotto la spinta dei condizionamenti esercitati da lobby ed oligarchie. Attraverso un’interpretazione stravagante del concetto di enciclopedicità la milizia wikipediana ha rimosso innumerevoli contributi ritenuti “non enciclopedici”.
Tralasciando una serie di caratteristiche che il contributo deve avere, tra cui essere formulato in modo non offensivo e consistere non in un copia-incolla da altre fonti ma nel risultato di un’attendibile rielaborazione personale, i due requisiti cardine sono la veridicità (altrimenti Wikipedia sarebbe una collezione di bufale) e la rilevanza (se potesse essere impunemente raccolta ogni sorta di informazione riguardante ciascuno di noi più che un’enciclopedia libera si avrebbe un mostruoso database che comporterebbe la dissoluzione del civilissimo valore dell’inviolabilità della persona. Forse un obbrobrio di questo tipo esiste già : Facebook).
Mentre la veridicità è accertabile oggettivamente perché ciò che è vero è strutturalmente distinto da ciò che è falso e Wikipedia è dotata degli strumenti idonei per garantire la presenza sulle sue pagine di contenuti veritieri e verificabili, il giudizio di rilevanza è suscettibile di essere inquinato da valutazioni fortemente (e spregiudicatamente) discrezionali. Se non sussisteranno dubbi circa la rilevanza di un’informazione relativa ad una strategia utilizzata da un grande condottiero nel corso di una battaglia cruciale e specularmente sarà manifestamente irrilevante (e per giunta illegittimo) sapere quali sono i gusti letterari di un comune e anonimo cittadino, al contrario in una miriade di altre ipotesi lo stare al di sopra o al di sotto della soglia di rilevanza non sarà così incontrovertibile ed il destino del contributo sarà deciso solo dai “garanti” all’esito di una verifica che ci auguriamo ponderata.
E’di tutta evidenza la delicatezza estrema del lavoro di questi soggetti e la necessità che in sede di vaglio non si lasci spazio alla faziosità. Degradare un’informazione a non rilevante, ossia non enciclopedica o addirittura (auto) promozionale, rischia di essere lo strumento attraverso il quale impedire pubblicazioni sgradite a gruppi egemoni interessati a veicolare determinate visioni. In altre parole, un cattivo esercizio del potere di controllo sulle attività degli utenti espone Wikipedia al rischio di una censura strisciante ed insidiosa contro cui l’antidoto naturale è il rafforzamento del profilo di neutralità ed indipendenza di quell’organismo che è chiamato a filtrare e monitorare.
4 commenti presenti
Sì, va bene l’esegesi del mezzo, ma una enciclopedia si fonda su canoni scientifici, su saperi collaudati, su verifiche, per essere attendibile. Spesso, dopo aver consultato Wikipedia per la fretta di trovare una data o una spiegazione, si vanno a controllare le fonti cartacee, ovvero la classica enciclopedia cartacea o i libri biografici o i saggi delle diverse discipline, eccetera. Per quanti filtri ci possano essere, Wikipedia è permeabile agli errori.
Scritto da Fabrizio Spinella il 15 Apr 2012
Sono gli inconvenienti di un’enciclopedia di massa.
Scritto da Francesco Ginanneschi il 16 Apr 2012
se non mi ricordo male, c’è anche un’altro articolo molto interessante su questo blog che riguarda la wiki italiana
Scritto da Tyler il 26 Apr 2012
“Fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza”. Parafrasando, spero in maniera non banale, quello che il Sommo ci ha voluto comunicare con questi versi immortali è che soltanto attraverso il sapere e la rettitudine l’uomo può destarsi dal suo stato ferino e mirare ad assurgere a padrone e custode del mondo. Nonostante questo suo enorme potenziale, la scienza ( nel senso più ampio del termine) è stato oggetto però di censura, “correzione” e rielaborazione nel corso dei secoli trasformandosi da strumento di libertà in vincoli di schiavitù per l’uomo. Per molto tempo infatti movimenti politici e religiosi hanno fatto ricorso al sapere come ad un potente strumento di legittimazione nei confronti delle masse, deviandolo da quello che dovrebbe essere il suo vero compito che Dante ha colto in maniera così poetica. Si guardi alla Chiesa, che per molto tempo ha dominata incontrastata il mondo del sapere, oppure oggigiorno a certe elites, che, innalzandosi a unici depositari del sapere, propugnano una conoscenza selettiva (sopratutto in ambito storico), non scevra da presunzioni politiche.
Il principio della conoscenza libera è un concetto fondamentale e a Wikipedia il merito di averlo colto. Ciò che gli mancano però sono i mezzi per realizzare a pieno tale principio. Wikipedia dovrebbe dotarsi di una organizzazione amministrativa tale da evitare i rischi insidiosi della falsità o della scarsa rilevanza enciclopedica. Facendo appello allo spirito di Montesquieu e alla suo principio della divisione dei poteri, credo che Wikipedia debba basarsi su più organi di controllo, che valutino la veridicità e la rilevanza delle voci enciclopediche, al fine di garantire la democrazia del sapere e rendere Wikipedia un vero strumento di conoscenza libera, libertà che non può derivare da un unico organo di controllo, ma da più organi contrapposti, ma, allo stesso tempo, coesi al raggiungimento del sapere finalmente libero.
Scritto da TNT il 15 Mag 2012