AGENZIE DI RATING SENZA CUORE (E SENZA CREDIBILITA’)
16 Settembre 2013di Gianluigi De Marchi
E così Standard & Poors, una delle maggiori società di rating (quelle che danno le “pagelle” agli stati ed alle società, dicendo chi è solido e chi è in pericolo) ha levato un punto al giudizio sull’Italia, considerando grave e con fosche prospettive la situazione economico-finanziaria del nostro paese.
Siamo oggi a livello BBB, cioè l’ultimo tra quelli “affidabili” (al di sotto inizia il calvario delle B più “traballanti” e l’inferno delle C ai limiti della bancarotta).
S&P ha emanato il suo giudizio pesante proprio in un momento in cui Governo e Paese stanno facendo un grande sforzo per rimettere in azione il processo di sviluppo economico e cercare di ridare fiato all’ansimante sistema produttivo dopo anni di crisi. E se guardiamo in avanti anziché indietro (come dovrebbe fare ogni economista degno di questo nome, non un cialtrone capace solo di giudicare il passato) dovremmo avere il coraggio di dire che il futuro è meno fosco del passato e più luminoso del presente, grazie anche ai numerosi provvedimenti di risanamento finanziario che hanno visto la luce alla fine del governo Berlusconi, sono proseguiti con il Governo Monti e stanno completandosi con il Governo Letta.
Eppure S&P non se ne è accorta e comunque giudica questi interventi come inutili. Giudizio senza cuore, emesso proprio in un momento in cui stiamo compiendo enormi sacrifici per migliorarci!
Non possiamo che condannare questo atteggiamento maramaldesco che, oltre che essere senza cuore, è anche poco credibile, perché emesso da una società che, mentre con l’Italia usa il pugno di ferro, con altri usa il guanto di velluto. Vogliamo ricordare a tutti che Standard & Poors ha lasciato il giudizio di “ottimo”, cioè la tripla A, alla Lehman fino alla vigilia del suo fallimento quando anche gli studenti del primo anno di ragioneria si erano resi conto che la banca stava fallendo? Guarda caso, però, Lehman era una banca americana ed aveva interessi intrecciati con S&P (che non è la classica vergine nel bordello, anzi…).
Per nostra fortuna il mercato non ha dato alcun peso al declassamento: il giorno dopo ed i successivi la Borsa è andata bene, le aste dei Buoni del tesoro sono andate bene, il famigerato spread è rimasto sostanzialmente stabile.
Insomma, se c’è qualcuno che ha meritato la bocciatura non è l’Italia, ma S&P; vergogna!