LE BANCHE FRENANO L’OCCUPAZIONE
31 Ottobre 2013di Gianluigi De Marchi
La notizia è uscita qualche mese fa, ma purtroppo non è stata abbastanza diffusa e perciò sarebbe bene rilanciarla perché tocca da vicino tutti noi. Un imprenditore torinese, titolare di un’azienda attiva nel settore della siderurgia, con 100 addetti e 30 milioni di fatturato, aveva in programma l’assunzione di dieci nuovo persone per espandere la produzione, perché (beato lui) aveva un ricco carnet ordini da soddisfare. Insomma, l’azienda poteva espandersi, creare nuovi posti di lavoro, ma aveva un ostacolo da superare: ottenere maggiori fidi in banca per acquistare le materie prime per soddisfare la domanda aggiuntiva. Nessun problema di vendita, ma problemi di acquisto. Incredibilmente, di fronte ad un’azienda sana ed in espansione, le banche si sono tirate indietro ed hanno bloccato il progetto, creando un danno enorme.
E dire che l’imprenditore non era certo uno sprovveduto, né un mestierante, essendo stato per lungo tempo un manager della Deutsche Bank, uno degli istituti di credito più importanti in Europa…
Il fatto è che oggi le banche non hanno il coraggio di credere in chi fa impresa, hanno come unico obiettivo quello di non rischiare nulla, di congelare o addirittura ridurre i finanziamenti alle imprese. Una politica miope, realizzata da chi non si rende conto che le imprese sono il cuore dell’economia, sono le cellule che producono reddito e benessere, che creano lavoro, che fanno crescere il PIL (se la politica non ci mette lo zampino…). Sull’economia cosiddetta “reale” (quella che lavora e produce) la finanza prospera e ritaglia i propri utili, spesso eccessivi come nei primi anni del nuovo millennio, quando hanno guadagnato migliaia di miliardi speculando sui mercati anziché sostenendo le aziende…
Consiglio per i banchieri: smettetela di perseguitare chi con enorme fatica e grandi sacrifici lotta per sopravvivere, non levategli l’ossigeno condannandolo all’asfissia, e se per caso v’imbattete in un imprenditore che vuole investire, non giratevi dall’altra parte.
Il paese ha bisogno di banchieri, non di speculatori.
Un commento presente
“o pesce fete da’ capa” dicono a Napoli … Dall’Alto dei Cieli dell’Empireo dei Consigli di Amministrazione, delle Direzioni Centrali e Generali delle banche, laddove su emolumenti d’oro massiccio risiede il Potere (“vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”) parte l’ordine: “Non investite nell’economia vera che noi investiamo in quella finta”.
Scritto da Riccardo Lucatti il 27 Nov 2013