OBBLIGAZIONI SUBORDINATE: ALLA LARGA!
7 Settembre 2017di Gianluigi De Marchi
Sono balzate sulle prime pagine dei giornali in occasione del fallimento delle quattro banche “salvate” (banca marche, Cariferrara, Carichieti e Banca Etruria) che ne avevano emesso per cifre enormi per salvarsi.
Le obbligazioni subordinate sono una categoria di titoli relativamente giovane (hanno cominciato a circolare solo nel ???, quando la banca d’Italia le ha autorizzate) ma molto diffusa per la pressante azione di collocamento che le banche hanno fatto presso la prria clientela.
Perché questo interesse a venderle, spesso omettendo di seguire le norme previste dalla MIFID a tutela dei risparmiatori?
Il motivo è semplice: pur trattandosi di titoli obbligazionari (rappresentativi quindi di un debito) la Banca d’Italia consentiva di conteggiarle nel patrimonio, come se fossero azioni, gonfiando così i parametri di solidità.
Questa vera e propria manipolazione delle cifre di bilancio era giustificata dalle particolari caratteristiche di questi titoli, che, pur essendo obbligazionari, erano in realtà titoli a rischio come le azioni. Infatti i regolamenti prevedevano che, in caso di problemi finanziari dell’emittente, il pagamento delle cedole avrebbe potuto essere sospeso ed addirittura che il rimborso del capitale avrebbe potuto essere cancellato (cosa che nel caso delle 4 banche è regolarmente avvenuta…).
Un ibrido a rischio elevato che però è stato venduto dalle banche come tranquilla obbligazioni bancaria (“E’ emesso dalla nostra banca, cosa potrebbe trovare sul mercato di più sicuro?”) omettendo di illustrarne a fondo le caratteristiche (si sa che non basta la consegna del prospetto informativo per far capire ai sottoscrittori quali rischi corre; e nel caso di acquisto sul mercato anziché in sottoscrizione il prospetto non è comunque previsto).
Le obbligazioni subordinate (dette anche “junior”, mentre quelle ordinarie sono dette “senior”) sono di vario tipo (altro elemento che confonde ancora di più l’ignaro acquirente):
- Lower TIER 2: sono le più diffuse, hanno una durata lunga (in genere decennale). La cedola può essere sospesa in caso di grave difficoltà finanziaria ed il rimborso è previsto, in caso d’insolvenza, dopo le obbligazioni ordinarie.
- Lower TIER 1:La cedola può essere sospesa. In caso di insolvenza sono rimborsate dopo le Lower TIER 2.
- TIER 1: sono le più rischiose poiché la cedola non solo può essere sospesa ma addirittura cancellata, e sono rimborsate per ultime nella scala delle priorità.
L’effetto per i risparmiatori è stato devastante, perché chi ha comprato le subordinate delle quattro banche fallite (e di quelle che eventualmente ne seguiranno la sorte in futuro) ha perso integralmente il capitale (tranne i casi in cui non riesca a ricuperare qualcosa con cause legali legate alla “cattiva vendita”; comunque in tempi lunghi e per cifre sicuramente inferoiori a quelle investite).
E’ amaro constatare quanto ha scritto la Banca d’Italia in occasione dell’azzeramento dei titoli delle “quattro banche”: “L’attuazione del programma, attese le perdite rilevate, ha reso necessario procedere alla riduzione integrale delle riserve e del capitale rappresentato da azioni, nonché del valore nominale delle passività subordinate computabili nei fondi propri, con conseguente estinzione dei relativi diritti amministrativi e patrimoniali”.
Chissà se l’anonimo estensore di questa fredda nota ha pensato che forse la Banca d’Italia avrebbe dovuto vietare la vendita dei titoli ai privati?
Consiglio per i lettori: state alla larga dalle obbligazioni subordinate ed evitate accuratamente quelle della vostra banca, per non aumentare il rischio in caso di bail-in (potreste perdere una parte dei soldi sul conto e l’intero capitale in obbligazioni subordinate…)