NONSOLOSOLDI. Crack finanziario: punto e a capo
2 Ottobre 2008di Gianluigi De Marchi per www.dituttounblog.com
Proviamo a fare punto e a capo, ragionando su cosa fare non solo per uscire dalla crisi gravissima del mercato finanziario mondiale, ma soprattutto per evitare in futuro il ripetersi di certi episodi di “malafinanza” che hanno scatenato il crack del sistema bancario americano e mondiale.
L’esperienza di quest’ultimo anno (perché, ricordiamocelo, la crisi parte dal luglio 2007 con la bolla subprime, non certo dal fallimento di Lehman) insegna alcune cose che suggeriscono alcuni provvedimenti urgenti da adottare.
Elenchiamoli in ordine sparso, senza avere la pretesa che siano gli unici risolutori (ma con la consapevolezza che siano importanti).
Cominciamo a vietare drasticamente alle banche ed agli intermediari finanziari di ogni tipo operanti in Italia (comprese le Filiali di operatori aventi sede legale all’estero) di organizzare, vendere, collocare prodotti derivati. Il provvedimento è finalizzato ad eliminare alla radice il fenomeno della diffusione dei derivati che ha provocato danni enormi al sistema economico e finanziario mondiale. Le banche, da tempo, hanno venduto contratti di questo tipo non solo ad imprese ma anche ad enti locali (ed addirittura, anche a privati!) strutturati non già come una copertura del rischio (l’unico contratto che realizza questo obiettivo è il “plain vanilla” o “cap”) ma come speculazioni se non vere e proprie scommesse.
Tra l’altro, nella quasi totalità dei casi la vendita di tali contratti avviene in spregio delle norme in materia, senza alcuna valutazione delle necessità dei clienti, perché quasi tutti i derivati sono acquistati “all’ingrosso” a Londra od in altre piazze finanziarie internazionali e frazionati “al dettaglio” sulla clientela italiana (operazione da fare in tempi stretti, quindi senza badare tanto per il sottile sul contraente).
Proseguiamo con il divieto di collocare polizze assicurative aventi contenuto finanziario (ad esempio index linked, unit linked e simili). Il cliente ignaro crede di comprare una polizza, ma in realtà compra un’obbligazione di una banca ed un paniere di fondi o di azioni ad alto rischio; crede che il capitale sia sicuro ma invece il rischio d’insolvenza è a suo carico (e la compagnia assicurativa cosa ci sta a fare? Non assicura niente, incassa le laute provvigioni…). Una polizza è un contratto assicurativo, se la compagnia lo vende deve offrire la propria garanzia, non trasferire il rischio sui suoi clienti!
E ancora, imponiamo che sia vietata ogni operazione di acquisizione o fusione di banche che si realizzi con l’utilizzo di OPS (offerta pubblica di scambio). Le aggregazioni tra banche debbono avvenire esclusivamente con OPA (offerta pubblica di acquisto), con pagamento in denaro, e non con consegna di titoli azionari della banca acquirente. Uno scambio “carta contro carta” simile alla vendita dei calciatori: ti do Ibrahimovic che vale 50 milioni contro Barsottelli e Iaquinta che ne valgono 25 milioni l’uno. Prova a venderli in contanti e vedrai quanto “valgono”; lo scambio consente di mantenere in bilancio valutazioni altissime grazie al “baratto”…
Proibire l’effettuazione di operazioni pronti contro termine su titoli del proprio gruppo bancario, su titoli privi di rating o con rating inferiore ad A. Negli ultimi mesi si è assistito al proliferare di operazioni a breve remunerate a tassi altissimi (addirittura il 5% netto ad un anno, quando i BOT rendono il 4% lordo!) che nascondono rischi enormi e palesano la disperata ricerca di liquidità da parte di gruppi che, evidentemente, non ottengono più fiducia sul mercato naturale, quello interbancario.
Eliminare il fenomeno dei “subprime” imponendo (come era usuale fino a dieci anni fa, come è sempre stato dall’origine dei tempi senza creare problemi…) che la concessione di mutui avvenga solo a favore di chi paga una quota significativa in contanti (almeno il 20-25%) ed ha una capacità di rimborso concreta, disponendo di un reddito sufficiente a pagare le rate. E’ umano sognare di comprare casa, ma non è un “diritto”, si può aspettare qualche anno come abbiamo fatto noi, i nostri genitori, i nostri nonni e migliaia di generazioni che prima hanno risparmiato, poi hanno speso o investito. Altro che mutui al 130% del valore dell’appartamento concessi a precari ed immigrati (anche clandestini) privi di lavoro!
Forse marginale, ma di grande importanza un ulteriore divieto: banche ed intermediari non possono operare, per conto della clientela, su mercati non ufficiali. In particolare è fatto divieto di acquistare o vendere, per conto della clientela, titoli o valori mobiliari di qualunque specie prima che siano stati ammessi alla quotazione in un mercato ufficiale di un paese dell’OCSE (operazioni effettuate sul cosiddetto “grey market”. Ricordiamoci che molti prestiti obbligazionari il cui collocamento era riservato esclusivamente ad investitori istituzionali sono stati venduti a privati aggirando la normativa proprio operando sul “grey market” ed interpretando la legge in senso lato: è vietato il collocamento ma non la negoziazione…Interpretazione assolutamente non accettabile, posto che se un titolo non è adatto ad un privato in sede di sottoscrizione, non può essere adatto in sede di successiva negoziazione né tanto meno in sede di contrattazione fuori dal mercato addirittura prima della sua emissione fisica.
E per finire un provvedimento forse populista ma di sicura efficacia: vietare incentivazioni a breve termine dei managers bancari che li spingano a compiere operazioni spericolate come quelle messe in atto in questi anni con l’obiettivo di mettersi in tasca milioni di euro a qualunque costo (per i clienti…). Sono stati venduti fondi speculativi, polizze assicurative “taroccate”, obbligazioni strutturate e subordinate, nella spasmodica ricerca di commissioni, profitti, utili di immediata contabilizzazione, senza preoccuparsi né delle effettive esigenze dei risparmiatori né degli interessi di lungo periodo delle banche stesse. Se il bonus si incassasse dopo 5 anni e fosse vincolato all’assenza di reclami da parte della clientela, molti collocamenti di titoli non sarebbero stati effettuati, ed il sistema starebbe più tranquillo…
Cerchiamo di trarre una lezione positiva dalla tragedia attuale per ricostruire un mercato finanziario efficiente, che intermedia correttamente risorse e non pretende di “creare valore” all’infinito: l’intermediazione (di tutti i tipi, ma quella finanziaria in particolare) non “crea” valore, lo trasferisce; ricordiamocelo, e non mitizziamo i “maghi” degli hedge, degli IRS e degli swap…
Un commento presente
Molto interessante l’articolo, mi domandavo al riguardo cosa si stia facendo nel nostro paese per prevenire ulteriori danni ai risparmiatori.
E facevo anche mentalmente il confronto tra Sarkozy, che ha chiamato ad un vertice di emergenza le banche all’Eliseo ed il nostro esecutivo, che invece ha liquidato tutto all’insegna del: non c’è problema (per mezzo di un Tremonti rassicurante).
Forse gli impegni del periodo erano troppo intensi per il Premier, tra qualche giorno in un centro Messegue’, il derby del Milan ed il compleanno in famiglia, la crisi economica e finanziaria che sta imperversando non ha trovato spazio.
Ma quanto sono davvero esposte le nostre banche in tutta la vicenda?
Scritto da giulio contini il 3 Ott 2008