UN NO RAGIONATO
16 Settembre 2020di Francesco Ginanneschi
Il fatto che Di Maio, Zingaretti e Salvini chiedano di votare Sì sarebbe già un motivo sufficiente per fare il contrario, ma esistono argomenti ancora più incisivi.
1-La propaganda del fronte del Sì ci vuole far credere che lo snellimento delle Camere di 345 unità comporterebbe un risparmio enorme per l’erario, ma è una bufala di dimensioni titaniche. Come stimato dall’Osservatorio sui Conti Pubblici diretto da Carlo Cottarelli, questa riforma avrebbe un impatto pari allo 0,007% della nostra spesa pubblica, cioè 57 milioni di euro per anno. Una cifra certamente grande in valore assoluto, ma modesta se rapportata al bilancio dello Stato ed equivalente a circa un euro per ogni cittadino.
2-La propaganda del fronte del Sì ci vuole far credere che togliere di mezzo 345 parlamentari renderebbe il Parlamento più efficiente. In realtà le Assemblee continuerebbero a funzionare esattamente come ora, perché resterebbe inalterata quella che è la maggiore criticità della nostra architettura costituzionale, ossia l’esistenza di Camere con le medesime attribuzioni, in due parole il bicameralismo paritario. Finché esisterà il bicameralismo paritario, le funzioni del Parlamento continueranno per forza a dispiegarsi lungo due rami, siano 1000 o 100 i loro componenti. Inoltre, a rallentare il procedimento legislativo è la cronica frammentazione in una miriade di gruppi. E’ una degenerazione imputabile alla cultura politica e alle leggi elettorali, non alla Costituzione.
3-Attualmente l’Italia ha 945 parlamentari (esclusi i senatori a vita), il Regno Unito 1.441, la Francia 925, la Germania 778. Se passasse la riforma scenderebbero a 600, molto al di sotto dei numeri che si riscontrano nelle altre grandi democrazie europee. I sostenitori del Sì ribattono che però i parlamentari italiani sono tutti eletti dal popolo, mentre negli altri ordinamenti lo sono solo i membri delle camere basse. Vero, ma qui si ritorna al punto 2, perché in Italia, in virtù del bicameralismo paritario, tutte e due le camere sono formate a suffragio universale diretto. Considerando solo i deputati, i 400 superstiti sarebbero 0,7 ogni 100.000 abitanti, il rapporto più basso in Europa. Quindi, se la riforma venisse implementata si affermerebbe uno squilibrio macroscopico in termini di sottorappresentanza della popolazione italiana.
4-L’accorpamento di elezioni amministrative e referendum è un atto sleale e autoritario da parte del Governo. Le amministrative sono votazioni prettamente politiche, mentre un referendum costituzionale è un pronunciamento sulle disposizioni supreme e dovrebbe quindi essere celebrato da solo per porlo al riparo da interferenze. Probabile che lo abbiano fatto per condizionare psicologicamente gli elettori e provare ad ottenere risultati a loro favorevoli.
5-L’aspetto più inquietante di questa riforma è il fine reale cui è tesa: non la semplificazione o il risparmio, ma la punizione del Parlamento e in generale della politica. Mancando una grande riforma organica della Costituzione, è solo un taglio secco e sproporzionato. I suoi padri, cioè i pentastellati, sono mossi da furia distruttrice e a tale controcultura demagogica si sono purtroppo inchinati gli altri partiti, votando a favore e chiamando i cittadini a ratificarne la scelta.
Ci sono due visioni in campo: quella di chi prepara un futuro in cui a decidere i destini della Nazione sarà una sempre più ristretta oligarchia di burocrati partitici, in cui il Parlamento sarà svuotato e marginale, e la visione di chi ritiene che lo Stato parlamentare e la democrazia indiretta affermatisi nel corso dei secoli siano ancora la forma più avanzata di organizzazione dello spazio pubblico.
Votare NO significa difendere la democrazia parlamentare dalla deriva autoritaria che altrimenti potrebbe profilarsi.