Perdenti
15 Novembre 2008a proposito dell’importanza della informazione televisiva, altro che leggere le impronte digitali sul dito che punta la luna (sf)
“È l’annuncio del tentativo di mettere le mani sul servizio pubblico da parte del PdL”, ha detto Walter Veltroni a proposito del voto di ieri sulla Commissione di Vigilanza Rai. La frase forse è stata mal riportata: il tentativo di mettere la mani sulla Rai da parte del centrodestra data ormai a qualche lustro fa. Veltroni fa bene a esserne allarmato, e a cercare di combatterlo, basta che non pensi di arginarlo chiudendo a chiave la porta mentre bombardano il tetto.
La battaglia condotta in questi mesi dal PD sulla presidenza della Vigilanza ha superato la soglia della tollerabilità e della comprensibilità da parte degli elettori. Fateci caso, su nessun tema – economia, giustizia, Alitalia, immigrati, diritto alla vita e alla morte – il PD si è speso e messo di traverso quanto su questa poltrona di puro capriccio (il presidente passerà poi le sue giornate a mandare scandalizzati comunicati stampa sui minuti concessi al centrosinistra nei tg) a cui destinare il rappresentante di un partito ex alleato.
Per sottrarre la Rai ai desideri egemonici del centrodestra, la soluzione è cambiare la Rai.
La soluzione è – come ha scritto qualche giorno fa Carlo Rognoni – battersi per cambiare la legge Gasparri, per cominciare. Non, viceversa, rimanere ancora sul terreno trafficone delle nomine e contronomine da scambiarsi. Non impuntarsi su un nome che – rispettabilissimo – non ha nessuna competenza particolare sulla materia, non appartiene al tuo partito, ed è indigesto alla maggioranza che si permette addirittura di mettere il PD alla berlina, come è avvenuto ieri. Ieri la maggioranza ha fatto una pagliacciata che non si sarebbe dovuta permettere (una pagliacciata, non “regime”: sarebbe il primo regime che fa eleggere un uomo dell’opposizione): ma è una pagliacciata che il PD si è cercato, legittimata dalla scellerata e perdente ostinazione di non volersi accordare su un altro candidato – e ce ne sono, di brave e competenti persone da proporre – in nome di intenzioni che le persone normali, fuori dalla Rai, dalla politica e dai giornali, non riescono a capire.
Mentre le persone dentro vanno dicendo che a Di Pietro non gliene freghi niente, di Orlando. O anche che il PD miri a tirarselo in casa, Orlando, una volta piazzato. O che nessun altro sia disponibile a restare con le pive nel sacco dopo tanta insistenza. Si dicono cose pettegole e poco belle, che non sono considerabili in una discussione seria dentro un partito serio.
Che dovrebbe fare una sola cosa, dignitosa, saggia e vincente: proporre alla maggioranza degli altri nomi, ottenere che un buon candidato occupi quel posto, e poi battersi per cambiare la Rai, il suo funzionamento, e soprattutto il modo con cui la politica l’ha devastata in questi decenni: e non solo quella di destra.