BEVI&MANGIA. Bollicine scaccia-crisi: non solo lo Champagne, anche il Franciacorta vende di più
26 Novembre 2008di Tommaso Farina per Libero
Il Franciacorta si tinge di rosa. Il Rosé, la versione un tempo considerata “frivola” e poco importante non solo in Franciacorta ma anche in quella Champagne cui la spumantistica bresciana si è ispirata, raccoglie sempre più consensi: nel 2007 ha rappresentato quasi il 10% del mercato totale del Franciacorta Docg, e l’ultima etichetta è stata lanciata proprio ieri, dall’azienda Il Mosnel di Passirano (Brescia). E se rammentiamo che tra il 2006 e il 2007 c’è stato un incremento produttivo totale del 23%, e se ci accorgiamo che tra ottobre 2007 e ottobre 2008 s’è fatto un altro 15% in più, si capirà come le bottiglie di bollicine rosate siano aumentate in modo consistente: quasi 900mila su oltre 10 milioni.
Un numero è significativo: se nel 2005 le aziende che producevano il Franciacorta Rosé erano 31, nel 2006 erano già salite a 42. Nel 2007, altri 10 produttori si sono aggiunti: 52 aziende hanno deciso dunque di puntare su un prodotto non troppo di moda fino a qualche anno fa. E tuttora si moltiplicano le nuove etichette di questa tipologia, con buona pace di incompetenti e sentenziatori che definiscono “sopravvalutati” i vini franciacortini.
Il mercato, alla faccia della crisi, cresce di anno in anno (dato peraltro comune con lo Champagne, anch’esso testimone di un incremento del 10% ogni anno da noi) e non si ferma: si vede che il consumatore di questa “supervalutazione” non si è accorto, e apprezza le bollicine di Franciacorta.
Ezio Maiolini, presidente del Consorzio per la Tutela del Franciacorta, non dimentica il passato: «Se penso ancora a 4-5 anni fa, i produttori di Franciacorta Rosé erano meno di 20. Oggi sono diventati una cinquantina, segno che questa tipologia riscuote sempre più successo sul mercato». Un successo in aumento per tutte le bollicine bresciane: «I dati vendita parlano chiaro. Se confermeremo il 15% in più rispetto all’ottobre 2007, otterremo un ottimo risultato. Oltretutto, la vendemmia 2008, nonostante qualche grandinata molesta, non ci sembra affatto male. Contiamo di ripetere le crescite commerciali degli anni scorsi». Del resto, pare che la crisi non tocchi gli spumanti, come già testimonia il “caso” Champagne. Per Maiolini, le ragioni sono del tutto analoghe a quelle che sostengono le vendite del cugino francese: «Un vino come il Franciacorta, come tutti gli spumanti, è veicolo di festa, di allegria. Nemmeno in crisi si rinuncia a un brindisi per una ricorrenza, magari si risparmia su altro».
Vittorio Moretti, patron di Bellavista, è stato tra i primi a fare il Rosé qui, nel 1982: «Per noi rappresenta una piccola percentuale di mercato, circa il 3%. Tuttavia, contiamo di passare da 30mila bottiglie a 50mila entro il 2011. In Inghilterra piace molto». Gli fa eco il suo enologo, Mattia Vezzola: «Il Rosé ha qualcosa di femminile alla vista, un carattere controbilanciato da una struttura più solida, che lo rende abbinabile a tutto pasto». Un altro big franciacortino, Maurizio Zanella di Cà del Bosco, conferma: «Il Rosé, sia esso Franciacorta o Champagne, in questo periodo è apprezzato dal mercato. Le nostre 20mila bottiglie sono esaurite da giugno. Speriamo non sia un fuoco di paglia». Tra i produttori giovani, Lucia Barzanò de Il Mosnel ha deciso di lanciare proprio ieri una nuova etichetta di Rosé che si affianca al millesimato “importante”. «È un prodotto interessante per affermare la vocazione del Franciacorta all’accompagnamento di un intero pasto». E ha successo? «Eravamo partiti con 5mila bottiglie nel 2004, oggi ne facciamo 20mila».