Dove la mafia non esiste, dicono
5 Dicembre 2008articolo di Pietro Orsatti per www.orsatti.info
Dopo le dichiarazioni recenti di Vittorio Sgarbi (“la mafia non esiste”) andiamo a vedere chi “governa” il trapanese e anche la città, Salemi, di cui il critico d’arte più discusso e “discutente” del Paese è diventato recentemente sindaco.
Nell’autunno 2008 per un paio di settimane i giornali sono stati inondati dalle dichiarazioni dell’attuale sindaco di Salemi (comune del Belice nel trapanese) Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte, conduttore televisivo, polemista, politico ed ex membro del secondo governo Berlusconi, lontano dalle telecamere e dalle polemiche non è riuscito proprio a starci, doveva assolutamente trovare un modo per rinverdire la propria immagine un po’ appassita. «Se ci sei batti un colpo – ha dichiarato pubblicamente rivolgendosi a Matteo Messina Denaro – Ovunque tu sia prova a determinare un condizionamento». Per il sindaco di Salemi, il latitante castelvetranese «non ha più la possibilità di influenzare alcun politico di potere». Una sfida? Sgarbi che non se la prende con qualche “tronista” di Mediaset, o con la Mussolini o con il primo ospite che non lo corteggi di “Porta a porta”. Il suo obiettivo è uno dei latitanti più pericolosi, ricercato dalle polizie di mezzo mondo. Per quanto riguarda il “condizionamento”, dopo poche settimane è stato smentito grazie all’arresto e la denuncia a un gruppo di politici, imprenditori e mafiosi nell’alcamese, sempre nel territorio controllato dal boss di Castelvetrano.
Non pago Sgarbi ha proseguito: «La mafia è stata debellata, certamente nella sua possibilità di condizionare il potere economico e politico». Parole che ricordano altri tempi, altri politici. «La mafia non esiste», dichiaravano molti democistiani siciliani (e non solo) durante la prima guerra di mafia e i primi morti e le prime stragi. «La mafia non esiste, esistono i mafiosi», ha tuonato Sgarbi.
Vediamo chi è il mafioso senza mafia (secondo Sgarbi), che governa da anni l’intera provincia di Trapani, Salemi compresa. Il sui soprannomi sono “U Siccu” e “Diabolik“, latitante dal 2 giugno 1993 e condannato all’ergastolo per le stragi del Novantatre. Latitante ma certo non attivo: fra una seduta di playstation e l’altra, conta “piccioli” (è un appassionato di videogiochi come emerge da alcune intercettazioni), traffica armi e droga, fa patti con la massoneria deviata, e quando serve si dedica a qualche scaramuccia con il rivale Domenico Raccuglia. Matteo Messina Denaro è alto circa un metro e settanta, stempiato, capelli castani (all’epoca del mandato di cattura del 1993), ed è strabico all’occhio sinistro. La trasmissione televisiva della Rai “Chi l’ha visto?”, nel 2006 ha scoperto che per correggere il suo strabismo, il 6 gennaio del 1994 Matteo Messina Denaro si è recato in Spagna per una visita di controllo nella clinica “Barraquer” di Barcellona, registrandosi come Matteo Messina e dichiarando data e luogo di nascita veri. In precedenza, all’epoca delle stragi del 1993, il boss si sarebbe fatto chiamare Paolo Forte ed ha vissuto in una villa lussuosa di Forte dei Marmi (Lucca) insieme a una donna austriaca.
Un particolare che corrisponderebbe alla sua fame di viveur e play boy internazionale. Recentemente sono state messe in giro voci, mai verificate, che definiscono il boss gravemente malato e in dialisi. Se le voci sono vere, la rete di copertura della sua latitanza deve avere dimensioni impressionanti.
«Matteo Messina Denaro è l’uomo che rappresenta l’anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova mafia», dichiarò nel 2006 il capo Squadra Mobile Trapani, Giuseppe Linares. Figlio di Francesco, che è stato per vent’anni capo del mandamento mafioso di Castelvetrano nel trapanese, come ipotizza Massimo Russo, Sostituto Procuratore della D.d.a. di Palermo, Messina Denaro «ha ucciso decine e decine di persone per mano sua e forse un centinaio sono state uccise su suo mandato. Se già non lo è, è sicuramente il candidato numero uno a diventare il capo di Cosa Nostra». Tra i crimini per cui è indagato anche la vicenda del sequestro e dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, affidato dopo il rapimento da febbraio ad agosto del 1995 proprio dei picciotti di Matteo Messina Denaro, che durante il giorno lo tenevano legato e imbavagliato appeso a un gancio. Sin da giovane dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, Messina Denaro può vantare importanti contatti con i cartelli sudamericani ed è considerato dall’Fbi statunitense uno dei protagonisti nel commercio mondiale della droga. Ed ha interessi anche nell’ambito del traffico di armi e della macellazione clandestina, senza poi parlare della “tradizionale” (per Cosa nostra) attività dell’estrazione di inerti.
Da recenti inchieste emerge anche un suo interesse nella gestione dei rifiuti avviata durante gli ultimi anni di latitanza di Provenzano di cui, in questo settore, era l’esecutore.
Nel novembre 2008 il tribunale di Trapani ha posto sotto sequestro di dodici società, 220 tra palazzine e ville, 133 terreni per un totale di 60 ettari, tutti riconducibili a Giuseppe Grigoli, considerato il re dei supermercati in Sicilia e ritenuto un prestanome di Matteo Messina Denaro. Beni per 700 milioni di euro. Grigoli, 60 anni, arrestato il 20 dicembre 2008 per concorso esterno in associazione mafiosa, controllava 60 esercizi commerciali in Sicilia, in gran parte supermercati della catena Despar, di cui aveva la gestione in esclusiva per le province di Palermo, Trapani e Agrigento. Un uomo importante Grigoli per Cosa nostra. All’arresto di Provenzano, l’11 Aprile 2006, nei pizzini ritrovati nel covo di Corleone figurava spesso proprio il nome dell’imprenditore. In un accordo, mediato proprio da Binnu, tra le Messina Denaro e Giuseppe Falsone, boss agrigentino che si era lamentato con la commissione perché non capiva perché la Despar fosse “esentata” dal pizzo, si era deciso che le holding finanziarie riferibili a Grigoli, la “6Gdo” e la “Grigoli Distribuzione”, avrebbero avuto l’esclusiva del marchio Despar. E, da quanto risulterebbe dall’inchiesta, Cosa nostra “parlava” anche sulle assunzioni, centinaia delle quali su diretta indicazione dei clan.
Matteo Messina Denaro non è il solito boss che litiga con i congiuntivi come Riina, Provenzano o i Lo Piccolo. Non sarà un intellettuale, ma per anni ha frequentato i salotti buoni non solo siciliani. Prima della latitanza era “uno in vista”, che amava farsi notare: auto sportive, vistosi orologi Rolex Daytona e guardaroba firmato Armani o Versace. Apparenza che non gli impedisce di essere assassino feroce come nel caso del mancato attentato a Maurizio Costanzo, o come in due casi del 1992, ovvero uccisione del boss di Alcamo Vincenzo Milazzo, contrario alla strategia stragista adottata in quegli anni da Riina, e lo strangolamento della sua fidanzata, Antonella Bonomo, incinta di 3 mesi e sospettata di avere legami, attraverso parentele, con servizi segreti. O come quando il 14 settembre 1992, ordina l’omicidio di Calogero Germanà, commissario di Polizia di Mazara del Vallo, che però fortunatamente non va in porto.
Scrive a un tal “Svetonio” il 28 giugno 2006. «Se lo avessi davanti gli direi cosa penso e, dopo di ciò, la mia amicizia con lui finirebbe. Oggi posso dire che se la vede con la sua coscienza, se ne ha, per tutto il danno che ha provocato in modo gratuito e cinico ad amici che non lo meritavano. Chiudo qua che è meglio». Svetonio è Antonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, arruolato dal servizio segreto civile per fare da esca al latitante e tendergli una trappola. La lettera, lo sfogo di Messina Denaro, è contro Bernardo Provenzano al quale erano stati sequestrati centinaia di pizzini il giorno del suo arresto nel covo di Montagna dei Cavalli. «D’altronde non avevo a che fare con una persona inesperta ed ero tranquillo – si legge nella lettera in mano agli inquirenti – anche perché io non ho lettere conservate di alcuno. Quando mi arriva una lettera, anche di familiari, rispondo nel minor tempo possibile e subito brucio quella che mi è arrivata. Tutto mi potevo immaginare, ma non questo menefreghismo da parte di una persona esperta. E forse ci sono le copie di quello che lui diceva a me, ma questa è solo un’ipotesi. Ormai c’è tutto da aspettarsi; siccome usava la carta carbone, può anche darsi che si faceva le copie di quello che scriveva a me e se le conservava, ma ripeto, questa è solo una mia ipotesi poiché ormai mi aspetto di tutto».
E lo sfogo continua, perché il boss è preoccupato, e molto, dell’effetto domino del ritrovamento di una parte dell’archivio dell’anziano boss corleonese: «ci sono persone a me vicine e care che sono nei guai e sono imbestialito, troppo addolorato e dispiaciuto. È una cosa assurda dovuta al menefreghismo di certe persone che non si potevano permettere di comportarsi così». Lo sfogo di Messina Denaro è ancora più comprensibile visto che secondo il pentito Antonino Giuffrè, ex braccio destro di Bernardo Provenzano, Messina Denaro sarebbe diventato il custode del più importante archivio della mafia siciliana, affidatogli, per volontà di Leoluca Bagarella e di Totò Riina, dopo esser stato portato via di tutta fretta dal covo di quest’ultimo (vicenda quella del covo di via Bernini a Palermo che ha scatenato una tempesta sull’Arma dei Carabinieri), in seguito all’arresto di Riina avvenuto il 15 gennaio del 1993.
Un leader, il castelvetranese, molto consapevole di sé: «È anche vero che ancora si sentirà molto parlare di me, ci sono ancora pagine della mia storia che si devono scrivere. Non saranno questi “buoni e integerrimi” della nostra epoca, in preda a fanatismo messianico, che riusciranno a fermare le idee di un uomo come me. Questo è un assioma». Altro che gli sgrammaticati Lo Piccolo, altro che i pizzini macchiati di sugo di cicoria. Denaro “intellettualizza” Cosa nostra, ne fa parte politica, una politica non di schiermaneti, ma di Stato contro Stato, di Italia e Cosa nostra, identità, entrambe, alla pari. Secondo Denaro addirittura in termini giuridici, morali, etici.
Può infastidire un Vittorio Sgarbi qualunque, destinato a svanire dal territorio con la stessa velocità con cui vi è comparso, un uomo del genere, un uomo come Matteo Messina Denaro?
fonte articolo: www.orsatti.info
7 commenti presenti
Sgarbi è un Nulla Cosmico.
Wil
Scritto da Wil Nonleggerlo il 5 Dic 2008
Sgarbi è molto intelligente. Con questa sua sfida frontale (“dimostrate che avete il potere di influenzare qualcosa”) toglie sacralità, silenzio e costringe gli altri a guardare.
I suoi interventi sono paradossali, vanno visti in questa chiave ovviamente.
L’articolo che lo mette nella schiera di quello che “la mafia non esiste” manca il bersaglio di un chilometro. Ma del resto, da siciliano, sono ben abituato ai tanti che vogliono venirci ad insegnare chi fa parte della religione dell’antimafia e chi no.
Scritto da Fabio il 5 Dic 2008
Scusate se posto questo articolo di quando fu eletto Sgarbi, ma mi fece morire dal ridere:
Città siciliana si arrende al golpe della celebrità
Pubblicato Sabato 19 Luglio 2008 in Inghilterra
[The Independent]
Come immagine di democrazia locale in azione, è difficilmente superabile. Sotto al cielo azzurro scuro del tardo pomeriggio ed allo sguardo solenne di circa 100 cittadini schiacciati in un cortile ombreggiato dai limoni, il nuovo sindaco ed il nuovo consiglio comunale della piccola città di Salemi hanno appena prestato giuramento. Spremuti negli abiti scuri e le cravatte, i consiglieri hanno fatto i loro discorsi di immacolata noia.
Ciò nonostante i media sono arrivati da Roma, qualcosa che non ti aspetteresti per un evento così locale. La ragione: il nuovo sindaco di Salemi (abitanti: 11254) è Vittorio Sgarbi, una delle più stravaganti e colorite figure dell’Italia di oggi. È stato di volta in volta critico d’arte, ospite di talk-show televisivi, funzionario del ministero della cultura, leader di un proprio partito politico ed assessore alla cultura a Milano. Reinventarsi è per Sgarbi un marchio di fabbrica: e questa è per ora la reincarnazione più bizzarra.
Il nuovo sindaco ha trovato lavoro ad alcuni dei suoi amici famosi. Facendo smorfie interrogative alla folla, ha partecipato alla cerimonia Oliviero Toscani, il fotografo le cui scandalose pubblicità per Benetton hanno fatto il giro del mondo. Sgarbi l’ha nominato “funzionario per i diritti umani e la creatività”. A capo dell’ “urbanistica e del patrimonio” un principe siciliano. Il suo entourage comprende anche Graziano Cecchini, il neo-futurista che ha raggiunto la notorietà colorando di rosso la fontana di Trevi; a Salemi, Sgarbi lo ha nominato “assessore al nulla”.
La combriccola ha fatto il giro del paese con un convoglio di 4×4 e ha preso il potere con un golpe democratico. Salemi, ad ovest di Trapani, ci è ormai abituata. Conquistata dai Romani nel 272 AC, è caduta a turno nelle mani dei vandali, dei goti dei bizantini. Gli arabi introdussero la coltivazione delle arance e dei limoni, costruirono il centro storico e diedere il nome alla città da “salem”, pace. Nel 1860, Giuseppe Garibaldi coronó l’invasione della Sicilia salendo al castello, dichiarandosi ditattore e facendo di Salemi la prima capitale dell’Italia unita. Questo onore gli restò solo un giorno.
Ricca nella sua storia, la città è povera di tutto il resto. Ha ridotto il numero di cittadini dal 1921. Nel 1968 è stata colpita da un terremoto. Ricostruita in cemento, dal punto di vista architettonico, tolto il centro storico, è disastrosa.
Questo è ciò che Sgarbi vuole cambiare. In tutta la sua variegata carriera, la passione predominante è stata il disprezzo per la bruttezza mediocre dell’Italia moderna. Per combatterla ha creato il suo partito, il Partito della Bellezza, durato una sola elezione, e a Salemi ha trovato terreno fertile. “La sfida è “ripristinare” lo spirito del luogo” ha detto “per riportarlo in vita. Ho creato questo gruppo di persone che ha le potenzialità per trasformare la città”. Ciò nonostante, Sgarbi sarà essenzialmente un sindaco assenteista, arrivando in città di tanto in tanto. Quindi perché ha accettato questa bizzarra sfida?
In maggio fu cacciato dal suo incarico a Milano dopo un’ininterrota serie di iniziative poco ortodosse e gare di scambi di insulti con il capo. Un politico siciliano locale, pilasto della vecchia classe dirigente democristiana, contaminato secondo gli avversari da connivenza mafiose, cercava una figura per ricucire una spaccatura nel partito. E Sgarbi, col suo carisma, era l’uomo adatto.
Ed è stata una mossa astuta perché Sgarbi, grazie alle sue frequenti apparizioni esplosive in televisione, è una star; ha anche una reputazione da Casanova, cosa che gli porta molte ammiratrici. La povera Salemi si è arresa un’altra volta. Sgarbi ha vinto col 61% dei voti. Due sono le domande che restano senza risposta dopo la sua nomina a sindaco. La sua alleanza con un veterano della DC – vecchi alleati di Giulio Andreotti – comporterà l’impotenza di Sgarbi in tutto ciò che cercherà a di fare a causa della mafia? E quanto ci vorrà prima che caschi in una delle rumorose liti che si sono sempre rivelate la sua rovina?
Secondo alcuni cittadini disincantati, ha cominciato già col piede sbagliato. Ad un tavolo del bar in Piazza Libert, una donna dice: “Non l’ho votato e non lo supporto. Il sindaco dovrebbe essere il padre di tutti e dovrebbe essere una persona del luogo. Mi sono avvicinata a Sgarbi prima delle elezioni e gli ho chiesto: ‘Cosa intende fare per le persone diversamente abili?’ E sapete cosa mi ha risposto? ‘Non mi rompere le balle!’ A me, una donna, che non conosceva neppure! Volgare! Gli dò sei mesi prima che lo caccino via… “
http://italiadallestero.info/archives/498
Scritto da Francesco B il 5 Dic 2008
Sgarbi può non piacere (a me non piace) ma, nonostante le sue mille contraddizioni, non si può dire che non sia un uomo intelligente e preparato. La sua idea per restaurare a costo zero il centro storico di Salemi è stata geniale ed è già imitata altrove.
La provocazione sulla mafia oggetto dell’articolo probabilmente è troppo sottile per gente abituata a leggere solo i resoconti delle procure.
Scritto da asdrubale il 5 Dic 2008
Caro Asdrubale, qualche volta mi viene il dubbio, con tutto il rispetto perchè è e rimane un semplice dubbio, che tu sia un personaggio inventato. Sembri una perfetta macchina di depistaggio ( non ti offendere però ).
Mi devi spiegare cosa c’entra il fatto che Sgarbi sia intelligente e preparato e certamente molto competente e sicuramente stimato ( anche da me ) COME CRITICO D’ARTE con il tema che sembra stare al centro della discussione. Torniamo all’articolo iniziale di Orsatti. Il sig. Sgarbi: «Se ci sei batti un colpo – ha dichiarato pubblicamente rivolgendosi a Matteo Messina Denaro – Ovunque tu sia prova a determinare un condizionamento». Per il sindaco di Salemi, il latitante castelvetranese «non ha più la possibilità di influenzare alcun politico di potere».
Sono queste allucinanti affermazioni su cui occorre soffermarsi, caro Asdrubale, e non se sia – ripeto – un eccezionale “spirito libero”. Ve ne sono stati e ve ne sono già tanti di spiriti liberi, che sono talmente liberi che si preoccupano solo di librare estatici e incantati da “cotanta bellezza” nell’aere dei salotti bene dei tantissimi nostri veraci – o voraci (? ) – “self-made-men” ( spero di averlo scritto bene ).
E’ per questo che mi sembra molto strano che tu vada per la tua “personalissima” e, per quanto posso notare, solitaria strada.
Tieni conto che è solo un mio modestissimo parere; difatti potrei essere io a essere fuori tema. Non me ne volere. Sai, ci sono stati MIGLIAIA, non decine o centinaia, di morti per mano della mafia qui in sicilia per potere anche pensare di scherzare su questo argomento. Quindi per favore dimostriamo, almeno su questo tema, di volerci sforzare, anche un pizzico, di essere almeno rispettosi di questi morti. Come ? Affrontando l’argomento con competenza e maturità e soprattutto rispetto. Un grazie di cuore all’amico mastellarini per avere inserito questo e altri spunti di riflessione su questo importantissimo tema. Va a suo grandissimo merito e dimostra la sua onestà intellettuale. Un sempre caro saluto a tutti.
Scritto da vincenzo il 6 Dic 2008
Caro Vincenzo, comprendo perfettamente che tu possa essere sorpreso leggendo qualche mio intervento. Del resto basta guardare i termini che usi, come quello di “depistaggio”, per capire qual’è il tuo modo di pensare e cioè omologato al sentire comune e all’accettazione di quanto viene affermato dalla parte alla quale, per qualche ragione,si ritiene appartenere, in questo caso l’antimafia ufficiale e in servizio permanente ed effettivo, per così dire. Per cui nessuna sorpresa se i miei concetti ti possono sembrare eccentrici.
La pensiamo in modo talmente differente che ti sporprenderà anche sapere che io, per esempio, giudico invece Sgarbi un critico d’arte piuttosto mediocre, che nella sua voluminosa produzione non ha fatto altro che rimasticare e riproporre cose note da anni, senza mai dare un apporto realmente originale. Credo invece che egli dia il meglio di se come polemista e autore di provocazioni come quella dell’articolo sopra riportato, che infatti, a quando vedo, centra in pieno l’obiettivo di suscitare reazioni anche violente nei lettori.
Naturalmente non tutti ne comprendono il significato reale, come l’autore dell’articolo dimostra fin dal titolo che ha scelto. Già il commentatore Fabio ha rilevato che Orsatti “ha mancato il bersaglio di un kilometro” in quanto Sgarbi tutto ha detto meno che la mafia non esiste. Come puoi anche tu prima considerarlo molto intelligente e dopo crederlo capace di dire una sciocchezza del genere? Quello che Sgarbi ha inteso fare è piuttosto smitizzare il fenomeno riducendolo al rango di problema delinquenziale, a cominciare dalla figura del suo attuale capo supremo, di recente assurto alle cronache proprio per strane manifestazioni di rispetto, ammirazione o semplicemente timore. Sgarbi dice che lui è lì, è il sindaco di Salemi e nessuno lo può condizionare o intimidire, si chiami pure Messina Denaro. Forse non durerà, forse non supererà i sei mesi di mandato, come diceva l’estensore di http://italiadallestero.info/archives/498 (però mi pare che ci siamo quasi ai sei mesi), ma l’unica cosa certa è che di quanto ha affermato realmente Sgarbi questi signori hanno capito poco, se non nulla.
Scritto da asdrubale il 7 Dic 2008
Sì, la mafia non esiste e Sgarbi è Napoleone: guarda caso però sono acclarati i legami di FI con la mafia…
Da un personaggio come Sgarbi, che ha iniziato la sua carriera televisiva (prima non lo conosceva NESSUNO) gridando come un ossesso al Maurizio Costanzo Show:”Io voglio la morte di Federico Zeri!!”, per conquistare un po’ di notorietà, c’è da aspettarsi questo e altro…
Scritto da Carlo Asili il 8 Dic 2008