C’è una “questione gay” nel PRC
12 Gennaio 2009Nella Rifondazione di Ferrero, che sta affidando Liberazione alla coppia Bonaccorsi-Fagioli, non c’è spazio per gli omosessuali e la cultura libertaria. Una conferma di quanto accaduto nel corso della storia, dove il comunismo non ha brillato certo per tolleranza verso l’amore tra le persone dello stesso sesso.
Lo dicevo io che il voto degli operai di Mirafiori alla Lega di Bossi sarebbe stato pesante e ingombrante come un macigno. “Il partito pensa solo a froci e zingari, non a noi” avevano dichiarato le tute blu. Un voto, un interruttore che ha spento un partito storico dove ormai i lavoratori erano divenuti elementi accessori, tessere che forse non avevano colto pienamente la rivoluzione culturale di Bertinotti, ma che alla fine del mese dovevano comunque fare i conti con la crisi, con il caro vita, gli stipendi magri e i figli da far studiare.
Un partito allo sbando, fuori dal Parlamento, con il nuovo segretario politico, l’operaissimo Ferrero, che ha sbaragliato l’avversario, il gayssimo Niki Vendola. E che ha portato un’ondata di aria non proprio nuova, dove per i gay non c’è spazio. Perché Rifondazione Comunista non può proprio perdere il voto degli operai per quello dei froci.
Ma chi lo dice che i comunisti sono tradizionalmente amici dei gay? In realtà l’avvicinamento delle istanze degli omosessuali alla lotta comunista è cosa recente, recentissima al punto da non essere mai stata metabolizzata dalla base, tanto che se in Spagna i gay si sposano grazie a Zapatero, in Italia il frizzante partito della Falce e Martello arriva al massimo al riconoscimento della coppia di fatto, dal momento che il matrimonio è un istituto borghese, decadente, superato e ormai in fallimento.
Sulla pesante omofobia comunista e sulla morale socialista degli anni del Dopoguerra fino alla metà degli Anni Settanta vi sono così tante testimonianze e così tanto materiale che ci sto scrivendo un libro: persino quando venne ucciso Pasolini, che da quel momento divenne un martire ad uso e consumo della propaganda comunista, si fece fatica a pronunciare quel dannato termine omosessuale.
Ma è il nuovo corso di Rifondazione a lasciare di stucco, perché è in atto nel partito una vera e propria epurazione di personaggi e di idee, come se fossimo tornati all’epoca di Breznev: elegantemente l’ex deputato Vladimir Luxuria ha dichiarato di non voler occuparsi più di politica e di no pensare alle europee, mentre Saverio Aversa, noto militante impegnato nella lotta per i diritti dei gay, oggi afferma di essersi sentito costretto a lasciare il partito perché “il lavoro fatto è stato reso inutile dagli attuali dirigenti che hanno deciso di non avvalersi più della mia collaborazione, mi hanno invitato ad occuparmi d’altro in sostanza, senza neppure chiedere un passaggio di consegne, senza volere neanche un bilancio complessivo, un resoconto e nemmeno le informazioni e i contatti che avevo stabilito a livello nazionale e a livello europeo”.
L’idea che il quotidiano comunista Liberazione fosse venduto a Luca Bonaccorsi, amico e discepolo di Massimo Fagioli, ha fatto andar fuori di matto ben più di un rappresentante del movimento gay: lo psichiatra Fagioli, considerato il guru di Bertinotti ed il suo padre spirituale, se ne era ben uscito dichiarando che l’omosessualità è negazione, che va curata e riferendosi a Nicki Vendola: “Per me può anche andare a letto con un termosifone, ma non si può essere allo stesso tempo gay, cattolico e comunista”.
L’aria che tira intorno a Rifondazione è davvero malsana per i gay, ma è inutile nasconderci dietro un dito: se si vuole rimettere insieme il partito, a qualcosa bisognerà pur rinunciare. Ed è meglio voltare le spalle alle proprie idee che ai seggi in Parlamento.