Le “mani libere” di Franceschini
3 Marzo 2009pubblicato da candidonews.wordpress.com
Dario Franceschini, un co.co.pro alla guida del PD, un “Segretario a progetto” che guiderà il partito per 8 mesi, attraversando le forche caudine delle elezioni amministrative ed europee. I sondaggi di questi giorni danno il Partito Democratico attorno al 23%, ben 10 punti sotto il risultato delle politiche 2008. Come potrà il nuovo segretario risollevare le sorti di una formazione politica cosi malridotta? Nessuno lo sà, possiamo però provare ad analizzare alcuni fattori che giocano in favore dell’ex vice di Veltroni.
Mani Libere. Dario Franceschini, appena nominato, ha azzerato il governo ombra veltroniano ed ha nominato una “sua” segreteria. Franceschini infatti non deve render conto a nessuno, non ha “obblighi” verso questa o quella corrente. Walter Veltroni, eletto dai cittadini nell’ottobre 2007, era sostenuto da tre liste, una di “Sinistra” , una di “Centro” ed una di “CentroSinistra”. In pratica una piccola “coalizione”, da Rutelli a D’Alema passando per Bersani e Binetti, che ha condizionato e “limitato” le sue azioni. Egli infatti, durante il suo mandato, ha dovuto rendere conto a queste liste (o correnti) di partito, non ha quindi potuto fare scelte totalmente indipendenti.
Franceschini invece non è stato eletto con l’appoggio di questa o quella lista, ha avuto il voto del 33% della Assemblea del PD (pari al 92% dei votanti) e sopratutto ad ottobre, a suo dire, concluderà il mandato non ripresentandosi come candidato segretario al Congresso che, come probabile, incoronerà Bersani suo successore. Un segretario a “tempo” con mani libere da correnti e da consensi.
Tale situazione però potrebbe giocare in favore dell’ex esponente della Margherita. Se infatti riuscirà a “contenere” la probabile sconfitta di giugno, potrà giocarsi qualche carta per una eventuale sua candidatura al Congresso.
Motivare gli elettori. L’opera di motivazione è gia iniziata e forse Berlusconi sta sottovalutando il suo nuovo “avversario”. Due esempi possono far capire come Franceschini stia impostando la sua leadership. L’antiberlusconismo di ritorno, usato dal nuovo segretario del PD ha un suo scopo, rimotivare tutti gli elettori delusi dalla “mollezza” della gestione Veltroniana, arrivata anche a non nominare “il leader dello schieramento avverso”, cosa che ha favorito una fuoriuscita di voti verso Di Pietro o “il non voto”. Non penso minimamente che Franceschini sia un antiberlusconiano, lo fa per convenienza naturalmente ma questo potrebbe bastare a recuperare consensi, anche grazie allo sbarramento delle Europee.
Incalzare il governo sui grandi temi usando proposte ad effetto. Franceschini ha iniziato con “l’assegno di disoccupazione per tutti”, una proposta sensata in un periodo di crisi come questo. L’aveva già fatta Veltroni un mese fa (leggi qui) ma passò inosservata, invece questa volta ha avuto maggiore eco e persino Berlusconi ha risposto, negando la possibilità di realizzare tale progetto. Cosi facendo Berlusconi ha “legittimato” il suo avversario,concedendo ciò che non fece con Veltroni. E questo potrebbe essere un segnale di “sottovalutazione” da parte del Cavaliere verso il nuovo leader PD. Continuando su questa strada, il PD potrebbe riprendere ulteriori consensi e se a giugno il partito dovesse superare quota 27% e tenere città importanti come Firenze e Bologna, allora ad ottobre Bersani potrebbe pentirsi amaramente di essersi tirato indietro per l’ennesima volta nel momento del bisogno.
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