Da mostro violentatore di capodanno a semplice sballato
23 Marzo 2009Ovvero un caso di cattiva informazione, consumato sull’altare della lotta ai violentatori ed alla insicurezza. Del crimine che arriva quando non te lo aspetti, mentre la gente si sta divertendo. Non si tratta di rumeni questa volta, ma non cambia nulla: la stampa ha descritto Davide Franceschini, 22enne da Fiumicino, come “il mostro di capodanno”, il violentatore di una ragazza di 25 anni. Presunto episodio di violenza sessuale accaduto la notte di capodanno, nei locali della nuova Fiera di Roma. Per il mega-party migliaia di giovani e sballo a volontà per molti di loro, compresi i due protagonisti della brutta storia. Sta di fatto che le cose sembra proprio non siano andate come da subito hanno raccontato i giornalisti, sempre a caccia della notizia a sensazione e senza remore nel descrivere il giovane come un efferato violentatore. Perché a giudicare dai titoli e dagli articoli, è così che si fa in genere nelle redazioni: quando c’è un potenziale mostro passa in secondo piano la sua versione di come sono andate le cose. Proprio come un branco di lupi che si buttano a sbranare una preda agonizzante. (sf)
Vera storia di Davide, il mostro di capodanno – di Filippo Facci da Facebook
Si può dire in molti modi. Per esempio: lo stupro di capodanno non fu neppure uno stupro. Oppure: lo stupratore di capodanno, il 22enne che ha sollevato incredibili polemiche perché messo agli arresti domiciliari, non è propriamente uno stupratore. Ancora: il Decreto anti-stupri, nato dal suo caso, è dovuto a un caso di lesione trasformato in stupro dalla vittima. Questo dopo che che i due romeni della Caffarella si sono rivelati innocenti. E non è finita: non se se abbiate presente lo stupro di una donna di 41 anni a Primavalle il 21 gennaio scorso. Bene: si accettano scommesse.
Ma per intanto, dopo un’attesa intollerabile, ecco la storia dello «stupro» di capodanno, vicenda che nessuno in tutto questo periodo è riuscito a raccontare. Ci aveva provato un giornalista del Tg5: niente da fare. Ci aveva provato un inviato di Repubblica: nisba. La storia non passava, perché il clima è quello che è, e si teme che certe storie possano sembrare giustificazioniste o peggio maschiliste.
Questo, basato su carte giudiziarie e informazioni varie, dovrebbe uscire sul Giornale di domani, lunedì.
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Quel Davide Franceschini che il 29 dicembre si scaraventò davanti alle telecamere di Studio Aperto non era un 22enne come tanti, ma come tantissimi: «Nel 2009 c’è da divertirsi» disse prima di spiegare che «luci strobo e musica techno» era tutto ciò che gli serviva.
Che poi è quello che gli servirono la sera del 31 al Festival internazionale «Amore 09», insomma al festone della Fiera di Roma: migliaia di giovani, alcol e droga come neanche a Capodanno. Lui era di Fiumicino ed era già fattissimo, perché si usa così. Lei invece aveva 25 anni ed era di Genzano, zona Castelli, pure lei fattissima: i suoi amici non avranno difficoltà ad ammetterlo agli inquirenti.
Ma non c’è bisogno di raccontare proprio tutto, tantomeno il nome di lei o altri fatti perfettamente suoi: c’è da dire tuttavia il necessario affinché questa brutta storia prosegua. Cioè che lei, per esempio, alle 4 e mezza, era ubriaca persa e ballava in mezzo a un gruppetto di ebeti che le si strusciava addosso, le tirava su i vestiti: tanto che un amico dovette intervenire per difenderla; e sarebbero fatti suoi, nondimeno, che lei in un momento imprecisato abbia anche avuto un rapporto sessuale con qualcuno che non fu, però, Davide Franceschini, ossia il ragazzo accusato d’averla stuprata: l’ennesima prova del Dna infatti non lascerà dubbi, quelle tracce sessuali appartengono ad altri. Mentre Davide, quel ragazzo con la felpa bianca e i capelli cortissimi, ovviamente strafatto, lo conobbe solo più tardi.
Gli amici ricordano che verso le 5 del mattino i due si scambiavano effusioni senza problemi, ed erano quasi teneri mentre mano nella mano, alle 5 e 15, si dirigevano stravolti e barcollanti verso i bagni chimici dove ogni cosa accadde.
Quanto avvenuto, di qui in poi, è sospeso tra la confusione di lei e il racconto di lui: che però verrà ritenuto credibile non solo dai giudici, ma anche dalla difesa della ragazza.
Tralasciando per quanto possibile i dettagli, successe questo: in bagno c’erano andati solo per una rapida fellatio da ascriversi al delirio di quella notte: ma lui, strafatto, non funzionava. Prese l’iniziativa, usò una mano, e qui è difficile entrare nell’ottica convulsa e alterata di chi è sovralimentato dalla cocaina: sta di fatto che a un certo punto lei gli disse che non era buono manco con la mano, e cominciò a sfotterlo, sinché lui perse la testa e ogni confine fu superato ufficialmente, droga o non droga. Lui le fece violenza, sempre con la mano, le diede anche due pugni in volto.
E lei, poco più tardi, invocava aiuto e aveva delle macchie di sangue sul vestito. Disse che era stata violentata da più persone in mezzo alla pista, e uno di loro aveva una felpa bianca. Parve impossibile. Seguirà un’altra versione: un tizio con la felpa bianca l’aveva scaraventata in bagno e violentata.
«La ragazza aveva ricordi confusi», dovrà annotare il giudice, una donna, «in quanto aveva bevuto e aveva assunto sostanze stupefacenti».
Quello con la felpa bianca, intanto, quella notte era stato identificato mentre tornava a Fiumicino dopo aver già percorso 15 chilometri a piedi: ai poliziotti aveva ammesso solo d’aver sbaciucchiato una ragazza dei Castelli. Ci sarà una perquisizione a casa sua, e la felpa bianca verrà acquisita come fonte di prova.
E qui andrebbe spiegato il contesto familiare di questo 22enne: che nessuno, beninteso, qui vuole compatire. Ultimo nato in una famiglia dove il fratello ha 20 anni più di lui, e dove tutti lavorano al forno di famiglia, la madre cominciò a pressarlo: che è successo, che hai fatto? Forse non era più chiaro neanche a lui: anche perché giorni dopo, quando lo chiamarono in questura per un confronto, la ragazza lo vide ma ufficialmente non lo riconobbe. E non l’ha riconosciuto mai, incastrata nelle troppe versioni di una storia che intanto si era gonfiata al punto da esporre la sua famiglia e indignare un Paese.
Pressato dalla madre, e su consiglio del suo avvocato, Davide decise di costituirsi. Non l’avrebbero mai beccato, se non l’avesse fatto: nessuna prova del Dna avrebbe potuto riscontrare un rapporto sessuale mai avvenuto. Il fornaio 22enne, incensurato e balbettante di vergogna, impressionò anche il capo della Mobile, Vittorio Rizzi, che si premurò che potesse ottenere i domiciliari perché «sennò quello s’impicca» – disse.
Li ottenne. Il gip, alla luce dei riscontri raccolti, scriverà che «Le dichiarazioni della ragazza contengono almeno tre diverse ricostruzioni dei fatti incompatibili fra loro, sono smentite dalle altre fonti di prova, non sono riscontrate neanche dalla natura delle lesioni subite che invece ben si spiegano alla luce del racconto offerto dall’indagato».
Lesioni, brutto reato: sta di fatto che nessuno, nel clima montante, col governo che si apprestava a varare un decreto antistupri derivante proprio da quel caso, nessuno, insomma, tantomeno i magistrati, si sognò di derubricare l’accusa di stupro in quella di lesioni.
Eppure il pubblico ministero che ottenne i domiciliari per Davide Franceschini, per dire, è lo stesso Vincenzo Barba accusato di accanimento contro i due romeni del parco della Caffarella.
E il gip che aveva acconsentito ai domiciliari, Marina Finiti, era nota per le dure condanne inflitte agli stupratori di una studentessa del Lesotho e a un giovane pirata della strada che per la prima volta nella storia giudiziaria italiana era stato incriminato per omicidio volontario anziché colposo: dovranno avvedersene anche gli ispettori ministeriali.
Persino il legale della ragazza, Fabrizio Federici, lo ripeté più volte: «Gli arresti domiciliari a Franceschini sono ineccepibili».
Mentre Pierangelo Maurizio, giornalista e consigliere del Fnsi, nel visionare le prime carte del caso Franceschini, si chiedeva se la categoria giornalistica non avesse niente da ridire a proposito.
A torto o a ragione, il clima era ormai quello che era: «Se non fanno giustizia come si deve, io giustizia me la farò da sola» mandava a dire la vittima mentre il padre era ancora più categorico: «Il ragazzo deve pensare a che cosa gli può succedere: io lo aspetto, non c’è problema».
Approvato il decreto antistupri, Davide Franceschini tornava poi in carcere negli stessi giorni in cui la ragazza veniva fermata per possesso di cocaina.
E veniva nuovamente ri-liberato, Franceschini, nell’attesa di giudizio che riguarda un reato non migliore nè peggiore di quello che semplicemente è: «Non c’è stato uno stupro per come comunemente s’intende, ma una violenza grave per la quale il ragazzo pagherà pesantemente», ha detto il suo avvocato Francesco Bergamini.
Ma non è tempo di sottigliezze. Non è uno degli stupratori romeni di Guidonia, ma resta difficile che Davide Franceschini, da stupratore, divenga il lesionatore di Capodanno.
3 commenti presenti
Ottimo spunto Sergio e bellissima ricostruzione di Facci su Facebook.
Mi ricordo l’indignazione nei mass media per quelgi arresti domiciliari concessi.
E ricordiamoci anche di come i giornali hanno riportato la notizia della cattura dei due rumeni accusati dello sturpo della Caffarella.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=329778&START=1&2col=
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_19/stupro_caffarella_grazia_bianconi_dea7cc02-fe4f-11dd-9a41-00144f02aabc.shtml
In quel caso si è anche potuto tanquillamente mettere sul banco degli imputati il got che aveva respinto il decreto di espulsione nei confronti di uno dei due accusati.
Mi ricordo in quei giorni vari gruppi su facebook tutti diretti al taglio di qualcosa dei due rumeni, con tanto di foto segnaletiche e gli insulti nei confronti del got.
Per non parlare dei politici che, in quel caso, la presunzione di innocenza l’avevano dimenticata sui banchi del parlamento, visto che la cosa più carina che gli ho sentito dire è stata: pene esemplari.
Scritto da tequilero il 23 Mar 2009
In Italia l’unica vera emergenza è l’abuso di stupefacenti, ormai diffuso in ogni ambito sociale. I danni che produce sono ingenti, ma spesso nascosti.
Una della spiegazione della crisi finanziaria è anche quella dell’effetto della cocaina sulle azioni di molti manager finanziari, grazie al senso di onnipotenza e dell’annullamento di percezione del rischio che la droga produce.
Scritto da asdrubale il 23 Mar 2009
l’avevo letta ieri sul quotidiano, una pagina intera con firma di Facci alla fine, ma che sta a succede? XD
Scritto da Tyler il 24 Mar 2009