E SE LE BANCHE FOSSERO GESTITE DALLE MAGGIORANZE E NON DALLE MINORANZE?
4 Maggio 2009di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com
La maggioranza del capitale delle grandi banche quotate in Borsa è nelle mani dei piccoli risparmiatori.
I grandi azionisti (Fondazioni, società finanziarie, banche straniere) raramente posseggono più del 25-30% del capitale ma, grazie al frazionamento dell’azionariato ed alla scarsa partecipazione degli azionisti minori alle assemblee, possono facilmente contare sulla maggioranza assoluta nelle assemblee.
E così può succedere che chi possiede solo il 5% delle azioni occupa le cariche di maggior peso, decide le politiche da seguire, sceglie i dirigenti, decide quanto utile distribuire e così via. E’ sempre stato così nel mondo azionario, ma ora le cose potrebbero cambiare, almeno a giudicare dalle ultime assemblee delle due maggiori banche italiane (Unicredit e Intesa San Paolo).
Un centinaio di piccoli risparmiatori hanno presenziato alle assemblee, una cinquantina di loro hanno fatto sentire la loro voce, hanno espresso il loro dissenso sulle politiche seguite, hanno denunciato i faraonici stipendi degli amministratori e dei dirigenti, hanno chiesto un cambio deciso del comportamento verso clienti ed azionisti. Un numero ben superiore alla media degli ultimi anni, a testimonianza di un malessere che sta crescendo.
Per ora non è successo nulla, i bilanci ed i nuovi piani d’incentivazione sono stati approvati con maggioranze “bulgare” (96,5% in Unicredit, 99% per Intesa San Paolo); però…
Però i presenti alle riunioni si sono conosciuti, hanno scambiato nomi, telefoni, indirizzi, si sono dati appuntamento per il prossimo anno, si sono ripromessi di contattare amici e conoscenti per portarli nelle sale assembleari alle prossime occasioni.
La cosa triste che va sottolineata è che in tutto questo le grandi associazioni che a parole tutelano azionisti e clienti delle banche (Adusbef, Federconsumatori, Aduc, ecc.) brillavano per la loro assenza: come ha detto amaramente un piccolo azionista piemontese, “Quelli lì abbaiano, abbaiano, ma poi quando è il momento di mordere si rannicchiano nella cuccia…”.
Solo una piccola ma combattiva associazione era presente in entrambe le occasioni: si tratta di ART (Associazione Risparmiatori Tangobond) che ha sede a Torino e che ha assicurato che imposterà un’azione capillare per portare la democrazia nelle assemblee.
Chissà che un giorno la maggioranza “vera” (quella dei 335.000 azionisti di Intesa San Paolo) riesca a nominare consiglieri, presidente, amministratore che siano veramente al servizio dei soci e dei clienti? Basta volerlo, come dice il famoso proverbio latino: “Unicuisque faber fortunae suae” (ognuno è artefice del proprio successo!)
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