L’Europa che ci aspetta
9 Giugno 2009merita il risalto di un intero post questo commento di Fabrizio Spinella
Strani calcoli, tipici degli italiani che ragionano d’Europa e di elezioni dell’Unione come se si trovassero a discutere in un piccolo municipio.
Primo concetto politico che valga in Europa (in Italia invece si è legati alle sottosezioni e ai multipli dello 0,00001…): Destra e Sinistra. La Destra vince, la Sinistra perde. Il funzionamento del Parlamento e della Commissione europei ha una rigida classificazione in gruppi principali, PPE e PSE, dai quali dipendono le scelte normative più rilevanti per i Paesi membri. Le formazioni minori si legano per affinità o per prossimità ideologiche ai gruppi maggiori, ma non li possono condizionare.
Secondo concetto realistico: il confronto tra elezioni diverse è sempre arduo, perché l’opinione si batte con il fatto, a conferma che siamo la patria del sofisma, non di Pitagora. Rispetto alle Europee del 2004 la Destra (PDL) aumenta i consensi, in termini numerici, nonostante l’astensione di parte del corpo elettorale. Rispetto alle Politiche nazionali, invece essa cede due punti circa in percentuale. Per la Sinistra, la verifica è negativa (relativamente) sia in termini numerici che in termini di percentuali.
Terzo concetto, di evidenza: i consensi si tramutano in seggi. L’Italia dei Valori ha sette seggi (e i suoi eletti sembrano di matrice di sinistra più marxista e giustizialista che democratica e liberale: sarà un bel vedere il loro comportamento ideologico rispetto all’antiideologico Di Pietro, che con questa vittoria di Pirro prepara il suo tumulo), può assumere soltanto azione di disturbo, oppure deve soggiacere alle direttive del gruppo cui verosimilmente aderirà pagando dazio anche di stile.
Il PD dovrà anche rideterminarsi, nelle sue componenti contraddittorie, all’interno del PSE, pretendendo la costituzione di un nuovo gruppo genericamente dei Progressisti. Ma fa finta di ignorare che i Socialisti del Parlamento Europeo hanno un formidabile attaccamento all’identità ideologica. Né il numero dei seggi conquistati dal PD si tramuterà automaticamente in diritto di veto rispetto ad altre soluzioni con gli affini o i prossimi del PSE.
Per il PDL sarà più facile, per la consuetudine stabilizzata dei rapporti tra componenti del PPE. Vedrete: la legislatura europea servirà come laboratorio per la ricomposizione di rapporti nazionali del PDL con l’UDC, posto che il partito di cui è segretario Casini fa parte dello stesso gruppo dei Popolari Europei.
Aiutati, quindi, che l’Europa ti aiuta: tutti sperano in segreto, per costruire qualcosa di nuovo in Italia, a Destra come a Sinistra. Per Di Pietro, vedrete, il tumulus.
Un commento presente
Quarto concetto: la sfiga ha voluto che si andasse a votare proprio negli unici due giorni dell’anno in cui il PDL rimane sotto il 45%.
Non è mia, l’ho fregata dalla palestra di Luttazzi.
Scritto da tequilero il 9 Giu 2009