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6 Settembre 2009IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE – IL GIORNO
SABATO 5 SETTEMBRE 2009 PAGINA 8
L’ESTATE DEI VELENI – IL COMMENTO di MARIO CALIGIURI
TUTTO iniziò probabilmente in una afosa giornata di luglio del 1851, quando l’inglese lord Gladston in una lettera al suo pari lord Aberdeen definì i Borbone del Regno di Napoli «la negazione di Dio». Da allora non hanno più smesso. Intendo dire che è sempre stata costante l’attenzione, non certo disinteressata, per le vicende italiane da parte dei governi e della stampa straniera, scatenando sistematicamente sul suolo nazionale dibattiti al calor bianco. Come se quello che succede in Italia avesse bisogno di essere svelato da altri, gli stessi poi che vogliono imporci le loro politiche (magari sull’emigrazione irregolare) e che acquistano le nostre aziende di Stato (magari dopo tangentopoli).
Peraltro non mi sembra che avvenga il contrario, poiché non ho notizie di inchieste giornalistiche italiane che suscitino dispute in altri Paesi. Se, per esempio, l’Economist o una qualunque altra testata giornalistica o televisiva parla di noi, i politici italiani fanno a gara per commentare, in quanto ritengono di rafforzare la propria posizione, inevitabilmente domestica, con i «documentati», «oggettivi» e «indipendenti» giudizi che provengono da oltralpe, da oltremanica o da oltre mare. Sempre ovviamente da «oltre», forse perché il presente ci sembra troppo banale o, testardamente, insiste col darci torto.
Un recentissimo sondaggio, registrando come sempre «quello che si pensa quando non si pensa», ci fa sapere che, il 50% della stampa in Italia è a rischio libertà. Ma come? Tutti possono dire quello che vogliono e con tutti i mezzi: giornali, tv, internet e dall’estero ci inzuppano anche il pane. In questo modo da un lato dimostriamo la nostra visione provinciale dei fenomeni e dall’altra non abbiamo ancora capito che proprio coloro che sono maggiormente informati cambiano raramente opinione.
Ci viene in soccorso il sommo Altan: «Tutti possono dire quello che vogliono, tanto nessuno ascolta». Inoltre, come andiamo sostenendo da tempo, anche nella società italiana si combinano il basso livello di istruzione sostanziale e l’incessante pressione mediatica, attraverso posizioni artatamente contrapposte al solo scopo di confondere i cittadini sulla realtà dei fatti, i quali non riguardano quasi mai le cose che contano.
Adesso è in prima pagina il gossip. Chissà quando affronteremo i problemi delle persone comuni e di quello che la politica fa per risolverli.
È chiedere troppo?