Travaglio, la Cassazione: diffamò l’ex giudice Verde Deve risarcire 5mila euro
21 Ottobre 2009Il “sommo” inquisitore incastrato dalla Corte Suprema. Marco Travaglio e la Garzanti libri spa dovranno risarcire in solido con 5mila euro l’ex giudice Filippo Verde per i danni subiti in relazione al contenuto diffamatorio di un brano del libro “Il manuale del perfetto inquisito”, scritto dal giornalista, nel quale si affermava che Verde era stato “più volte inquisito e condannato”, mentre l’ex giudice non ha mai riportato alcuna condanna definitiva e, in un caso, è stata dichiarata la prescrizione di un reato a lui addebitato.
La Cassazione conferma La terza sezione civile della Cassazione ha infatti confermato la sentenza della Corte d’appello di Torino che aveva disposto il risarcimento in favore di Verde, seppure con una somma molto esigua – 5mila euro, appunto, e il rimborso delle spese – rispetto a quella da lui richiesta (500 milioni delle vecchie lire).
Rigettati tutti i ricorsi La Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi, e nella sentenza n.22190, ribadisce come “soltanto la correlazione rigorosa tra fatto e notizia di esso soddisfa all’interesse pubblico dell’informazione, che è la ratio dell’articolo 21 della Costituzione, di cui il diritto di cronaca è estrinsecazione: il potere-dovere di raccontare e diffondare a mezzo stampa notizie e commenti, quale essenziale estrinsecazione del diritto di libertà di informazione e di pensiero, incontra limiti in altri diritti e interessi fondamentali della persona, come l’onore e la reputazione” e, in materia di cronaca giudiziaria, “deve confrontarsi con il presidio costituzionale della presunzione di non colpevolezza”.
Alterazioni e travisamenti La verità di una notizia “mutuata da un provvedimento giudiziario – ricordano i giudici di piazza Cavour – sussiste ogniqualvolta essa sia fedele al contenuto del provvedimento stesso, senza alterazioni o travisamenti di sorta, dovendo il limite della verità essere restrittivamente inteso”. Per questo, l’esimente “anche putativa del diritto di cronaca giudiziaria” prevista dall’articolo 51 c.p. va “esclusa – si legge ancora nella sentenza – allorchè manchi la necessaria correlazione tra il fatto narrato e quello accaduto, il quale implica l’assolvimento dell’obbligo di verifica della notizia e, quindi, l’assoluto rispetto del limite interno della verità oggettiva di quanto esposto, nonchè il rigoroso obbligo di rappresentare gli avvenimenti quali sono, senza alterazioni o travisamenti di sorta, risultando inaccettabili i valori sostitutivi, quale quello della verosimiglianza, in quanto il sacrificio della presunzione di innocenza richiede che non si esorbiti da ciò che è strettamente necessario ai fini informativi”.
4 commenti presenti
Non sarà mica lo stesso ex giudice a cui Di Pietro rivolse pressapoco le stesse accuse?
Il risultato però fu diverso, visto che Tonino, querelato, si difese con l’immunità di europarlamentare.
La legge è uguale per tutti: Travaglio e Garzanti vs. Di Pietro 5000-0.
Colpa dell’arbitro.
ps: di questo passo si dovrà organizzare una colletta per pagare le ferie augustane del Marchetto nazionale.
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 22 Ott 2009
dal sito voglioscendere.it
#57 commento di Marco Travaglio – lasciato il 21/10/2009 alle 19:56
Nel “Manuale del perfetto impunito”, nel 2000, ho scritto la pura e semplice verità che risultava all’epoca: e cioè che il giudice Filippo Verde era stato “più volte inquisito” (per corruzione, due volte a Milano e una a Perugia) e “condannato” (per corruzione, in primo e secondo grado a Perugia). Verde chiese il sequestro del libro, ma il Tribunale di Torino gli diede torto. Allora mi fece causa civile sostenendo che nel frattempo era stato assolto: vero per i processi milanesi, falso per quello di Perugia dove, dopo le due condanne per corruzione in primo e secondo grado, beneficiò delle attenuanti generiche e scattò la prescrizione, mentre i suoi due coimputati, un altro giudice corrotto e un imprenditore corruttore, furono condannati anche in Cassazione per aver partecipato alla corruzione che coinvolgeva anche Verde. Siccome la Corte costituzionale ha stabilito che la prescrizione è rinunciabile, e quando segue alla concessione delle generiche e a una o più condanne nei gradi precedenti, è un’affermazione di responsbailità penale, posso affermare che Verde non è stato assolto, anzi era responsabile dei fatti. Nella causa civile, in primo grado ho vinto io. In appello ha vinto Verde per 5 mila euro che la casa editrice Garzanti gli ha versato. Ma lui ha fatto ricorso in Cassazione, chiedendone 50 mila. A me non risulta che la Cassazione abbia deciso, ma se così fosse e l’avesse fatto a insaputa degli avvocati della Garzanti, vorrebbe dire che il ricorso di Verde è stato respinto. Comunque sia, ribadisco che quel che ho scritto è la pura e semplice verità.
Scritto da Fabio il 22 Ott 2009
Travaglio continua a spacciare l’istituto della prescrizione come di una quello di una condanna senza sentenza.
Questo è dare un’informazione falsa. Lui può dire quello che vuole, ma il giudice Verde non ha subito condanne: neanche a Perugia.
Scritto da asdrubale il 22 Ott 2009
Mi costa dirlo, ma qui non mi trovo d’accordo con la condanna. Se tutte le lazzaronate di Travaglio fossero come questa, sarebbe un giornalista decente! Qui ha voluto fare il brighella con un giudice, e si sa, sfiorare un giudice può essere letale..
Coraggio, Marco! Consolati! Meriteresti ben altre ammende, te la sei sfangata con poco!
Scritto da Luigi il 22 Ott 2009