Un mare di bugie
6 Novembre 2009di Riccardo Bocca da bocca.blogautore.espresso.repubblica.it
È accaduto ieri sera, in diretta, indiscutibilmente. È successo che accidenti, a Sky Nightline, ho portato la registrazione -chiara, netta- del responsabile della società Arena Sub, che il 12 settembre era alla guida del meccanismo sottomarino per filmare il relitto della nave al largo di Cetraro.
Le sue parole sono tanto disinteressate quanto inequivocabili: «Quella nave aveva due stive, e io le ho viste con i miei occhi completamente piene». L’esatto opposto di quanto hanno pubblicamente sostenuto la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
Ma c’è di più, in questa giornata di pioggia e pensieri.
C’è che ieri sera, a Sky, mentre mi atteggiavo a ospite, c’era in collegamento lo stimatissimo dottor Federico Crescenti, capitano di vascello e responsabile del Ram, il reparto ambientale marino delle capitanerie di porto, alle dipendenze funzionali del ministro Prestigiacomo.
E cos’è successo, di tanto importante? È accaduto che, imprevedibilmente, e meravigliosamente, al dottor Crescenti sia sfuggita un’informazione fondamentale. Ovvero che le rilevazioni con il Rov sottomarino sono iniziate la sera del 27 ottobre scorso, mentre già la mattina il ministro annunciava che la nave affondata non era la Cunski e i rilievi erano stati svolti.
Per l’esattezza, il ministro ha dichiarato alle ore 12,56 del 27 ottobre: «Il Rov, il robot sottomarino, ha svolto già le misurazioni ed i rilievi fotografici del relitto e le prime analisi ambientali. Il relitto al largo di Cetraro non corrisponde alle caratteristiche della Cunski”.
Un quarto d’ora dopo, il ministro è stato smentito dai responsabili della Geolab, la società incaricata dei rilievi. I quali, alle 13,12, hanno dichiarato: “Il Rov non è ancora entrato in acqua”.
Grave, gravissimo tutto questo.
Chi ha mentito? Perché lo ha fatto? Su quali filmati e informazioni si è basata il ministro? Chi glieli ha forniti?
E qui mi fermo, perché di dieci domande, a questo punto, ne abbiamo abbastanza.