Precisione svizzera, approssimazione italiana. Il referendum dice stop a nuovi minareti
1 Dicembre 2009di Sergio Fornasini per dituttounblog.com
Nel nostro Paese ha avuto grande risonanza il risultato del referendum svizzero sui minareti, paradossalmente più che nella stessa Svizzera. Su questo tema si sono appassionatamente espressi politici, alte cariche dello Stato e del Vaticano, seguiti a ruota da un gran numero di giornalisti. Francamente mi sfugge il motivo di tanta agitazione.
Da sempre la civile Svizzera ha fatto ricorso allo strumento referendario per questioni di interesse generale. È normale, anzi ammirevole che la classe politica al governo sappia cogliere la necesssità della consultazione popolare, senza arrogarsi l’interpretazione del pensiero comune come accade altrove. Il recente risultato dimostra quanto sia stata appropriata la scelta del referendum: le previsioni della vigilia indicavano che i cittadini avrebbero scelto di acconsentire alla costruzione di altri minareti. Come sono andate davvero le cose dovrebbe insegnare a molti che la democrazia non può ritenersi compiuta basandosi solo sui sondaggi. Qui da noi sembriamo invece avviati alla consultazione tramite televoto, praticamente un reality show.
Le reazioni ed i commenti comparsi sulla stampa nostrana mi sono sembrate più fitte ed intense di quanto pubblicato dai giornali svizzeri online, e questo la dice lunga sulla nostra attitudine a cantarne quattro agli altri, anche quando non siamo correttamente informati e non c’entriamo nulla. Più che altro il risultato della consultazione è stato preso al balzo dalla Chiesa, in nome della libertà religiosa l’Osservatore Romano ha dichiarato che “i minareti sono come i crocefissi” con evidente richiamo al simbolo che si vuole mantenere nelle aule scolastiche. Gianfranco Fini lo ha giudicato un regalo all’islamismo più eccessivo, giudicandolo un ostacolo ad una possibile reciprocità di simboli religiosi con i paesi musulmani. Beato lui che ancora lo crede possibile. La Lega Nord ha invece accolto con entusiasmo lo stop al minareto, è stato tutto un fiorire di esponenti che volevano lo stesso referendum anche da noi, c’è anche chi è arrivato a proporre di cambiare la nostra bandiera nazionale con l’inserimento di una croce. Enigmatica la posizione del ministro dell’Interno Maroni, che ieri a Roma dichiarava impossibile l’ipotesi di una consultazione simile da noi in quanto non prevista dall’ordinamento, oggi a Varese (ma vedi tu come cambia tutto con la latitudine) dichiara di non avere obiezioni e di essere disponibile all’introduzione di una nuova legge che tuteli questo tipo di referendum nel nostro Paese. E via di seguito con una miriade di commenti e dichiarazioni.
Scorrendo le prime pagine dei giornali e varie note di agenzia non sono ancora riuscito a trovare nessuno che si limitasse a rispettare il parere democraticamente espresso dai nostri vicini d’oltralpe, che comunque la si veda hanno deciso di faccende di casa loro. Neanche un tentativo di mettersi nei loro panni.
Ma voi lo accettereste di buon grado un minareto nei paraggi di casa vostra? Indipendentemente dalla libertà di culto religioso e da come la si pensi, credo sia quanto meno fastidioso ritrovarsi con una torre dotata di altoparlanti che richiama i fedeli alla preghiera. Come lo è una chiesa che scatena le proprie campane, in Italia le cronache hanno spesso riportato denunce e proteste nei confronti di parroci e campanari dal decibel scatenato. In quei casi nessuno si è sognato lontanamente di metterci di mezzo la religione, solo di rumore si trattava.
Oltre alle questioni di ordine pratico, scorrendo i quotidiani svizzeri il pronunciamento è figlio della conservazione delle proprie abitudini, del distacco con il quale hanno trattato la questione i principali partiti politici (“partiti tradizionali praticamente assenti” secondo 24 Heures). “Alcuni, politraumatizzati dalla crisi, hanno messo nell’urna un voto di protesta e di diffidenza, più che di odio” secondo la Tribune de Genève. Secondo La Liberté, il voto è derivato “dai timori legati all’islamizzazione del paese e da una circolazione delle popolazioni che va troppo in fretta”. Un quadro decisamente meno semplicistico di quanto ci vogliano far credere i politici, la Chiesa ed i media di casa nostra.
Questa è la mia opinione, sta a vedere che da grande mi scoprirò leghista. A seguire pubblico un post che reputo molto interessante ed equilibrato, è tratto dal Corriere di Como e riporta l’opinione di Magdi Cristiano Allam, giornalista e scittore ma soprattutto ex musulmano convertito al cristianesimo.
4 commenti presenti
Io non accetto volentieri un minareto e mi infastidiscono anche le chiese, ma conosco i principi delle costituzioni, che affermano la libertà di culto. Se votassi contro la costruzione dei minareti perché mi infastidisce il rumore non potrei in futuro difendermi se il mio paese volesse considerare l’ateismo fuorilegge. Le autorità svizzere hanno commesso un errore a consentire lo svolgimento di questa consultazione referendaria. Non si possono fare referendum su tutto: anche se la maggioranza del paese fosse favorevole non credo che si potrebbe votare per referendum l’eliminazione fisica dei portatori di handicap, per fare un esempio. Ci sono dei principi di base. Per modificarli occorre prima votare sul principio generale. Volete voi abolire la libertà di culto? Se la risposta è sì, si aprono tutti gli scenari possibili. Ma fare la domanda sul singolo caso è ovviamente non costituzionale, specialmente perché è diretta contro una minoranza religiosa.
Scritto da enrigo il 2 Dic 2009
La prenda così enrigo: in Svizzera non può emigrare. Cerchi un altro paese più accogliente, l’Iran per esempio.
Scritto da asdrubale il 2 Dic 2009
molto spiritoso, asdrubale… l’iran è ancora meno rispettoso delle minoranze di noi e della svizzera. Chiedo troppo se desiderero che anche la civile europa possa continuare l’opera sacrosanta di laicizzazione e razionalizzazione della vita sociale? Dei minareti me ne sbatto altamente, ma la questione di principio è sacrosanta. Se no la distanza tra noi e l’iran si assottiglia
Scritto da enrigo il 2 Dic 2009
Ero convinto che su una proprietà privata si potesse edficare rispettando i vincoli edilizi e paesaggistici.
Evidentemente mi sbagliavo.
Peccato, avevo appena acquistato un bel pezzo di terreno proprio in svizzera e volevo costruirci sopra una piramide dedicata all’adorazione di Horus, ma credo che quei comunisti elvetici non mi permetteranno di realizzarla.
Mi consolerò costruendo una bella e silenziosa fabbrica di armi.
Scritto da tequilero il 2 Dic 2009