I disastri del non fare – Di grandi opere pubbliche più che altro se ne parla
25 Gennaio 2010di Mario Caligiuri da Il Resto del Carlino – La Nazione – Il Giorno lun. 25 gennaio 2010, pagina 11
LA NOSTRA aspirazione nazionale è di essere più lungimiranti degli altri. Negli ultimi anni, le vie italiane a qualche cosa hanno portato solo disastri. Il tratto piemontese del treno ad alta velocità Torino-Lione è motivo di forti contrasti dai primi anni Novanta, rinfocolati in questi giorni. Per la stessa causa, non mi sembra che in Francia si siano registrati tutti questi scontri. Identico copione per il nucleare: in Italia siamo stati gli unici a svolgere un referendum per sospenderne l’uso e oggi nel raggio di 200 chilometri dai nostri confini ci sono 27 centrali, da alcune delle quali acquistiamo energia pagandola a caro prezzo. Per il ponte sullo Stretto, altro argomento doloroso, i contrasti sono al calor bianco, anche se sembrerebbe che adesso inizino i lavori. Mai come in questi casi, il condizionale è d’obbligo. In Giappone o in Danimarca, quando si decide di realizzare un ponte, nel giro di pochi anni si progetta, si costruisce e si utilizza. Il Mose a Venezia certamente crea problemi ma se continuiamo a discutere potremmo vedere Venezia sott’acqua.
IL TEMA è allora quello delle grandi opere che certamente invadono il territorio ma proprio attraverso queste si promuove lo sviluppo. E’ sacrosanto che le infrastrutture, soprattutto quelle di ampio impatto, non possono essere attuate sopra e contro le teste delle istituzioni e dei cittadini dei territori interessati, ma con le massime cautele per l’ambiente e la salute occorre trovare dei punti di incontro per decidere, poiché nessun problema si risolve rinviandolo.
Guarda caso, le polemiche non si fanno su quella unica infrastruttura dove sarebbe necessario: i tempi dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria, la vergogna d’Italia. Un’autentica ‘piaga sociale’ secondo il cardinale Renato Martino, ma non vediamo nessuno scendere in piazza per denunciare, come hanno scritto nero su bianco i Ros dei Carabinieri, che ogni tratto dell’autostrada è sottoposto ai condizionamenti delle cosche. Se il catalogo è questo, riferendoci solo ai casi più eclatanti, è surreale poi lamentarci che il prodotto interno lordo non cresca, che non si riescano ad attirare investimenti dall’estero, che le nostre aziende non si internazionalizzano.
E a lamentare questi limiti spesso sono gli stessi che si trovano in prima fila nel porre dubbi sulle grandi opere.