Dalle leggi ad personam al decreto salva minchiata: l’involuzione italiana della legalità procede indisturbata
8 Marzo 2010Un decreto interpretativo… nel Paese dei 100 miliardi di evasione fiscale cosa volete che sia!
La legge e le regole erano già superflue e fastidiose nella vita dei cittadini non comuni, quello del decreto firmato da Napolitano è solo un ulteriore suggello ad uno stato di cose evidente.
All’origine di questa caotica vicenda non c’è un partito o uno schieramento politico, bensì un paio di persone che hanno agito con approssimazione e leggerezza: Alfredo Milioni e Giorgio Polesi, i due delegati alla presentazione delle liste che a quanto pare (e come documentano alcuni filmati) hanno agito davvero con eccessiva disinvoltura. Insomma la minchiata è stata commessa, il ricorso forzato al decreto legge non costituisce davvero una bella figura per il “partito del fare”, più che altro un bel “pasticcio delle libertà”.
La mossa era nell’aria e credo non dovesse stupire più di tanto, in fondo ne abbiamo viste anche di peggio. Quello che invece mi ha colpito è stato il clima nel quale è maturata la stesura del testo definitivo. Il Corriere ed il Messaggero ad esempio hanno scritto di un forte nervosismo da parte di Berlusconi dopo il primo tentativo andato a vuoto, con minacce di ricorrere alla “piazza” per estorcere la firma di Napolitano. Da quanto emerge, il premier avrebbe voluto imporre alla firma del Presidente un documento che è stato giudicato con «evidenti vizi di incostituzionalità» nella sua prima stesura. Un confronto istituzionale molto duro che probabilmente lascerà il segno nei futuri rapporti tra Quirinale e Palazzo Chigi. Davvero strabiliante pensare che Berlusconi si sia presentato al supremo colle con l’animo di chi batte i pugni sul tavolo: in fondo la minchiata l’hanno commessa i suoi.
L’alternativa, impensabile per il primo partito italiano, sarebbe stata l’ammissione dell’errore grossolano con l’indicazione di voto per la lista della candidata Polverini. Situazione che giusto nelle favole si poteva verificare, poi chi glielo spiegava a quei candidati che già si sentivano consiglieri ed assessori regionali, facenti parte della lista esclusa? E dove li potevano collocare quei professionisti della politica senza incarico? Davvero una situazione inconcepibile nel mondo reale, buona solo per un soggetto da film di fantascienza.
In un modo o nell’altro il decreto salva-liste è ormai pubblicato in Gazzetta Ufficiale. In alcune passaggi è particolarmente approssimativo, a cominciare dall’articolo 1 che recita: «Il primo comma dell’articolo 9 della legge 17 febbraio 1968, n. 108, si interpreta nel senso che il rispetto dei termini orari di presentazione delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritta documentazione, abbiano fatto ingresso nei locali del Tribunale. La presenza entro il termine di legge nei locali del Tribunale dei delegati puo’ essere provata con ogni mezzo idoneo». Vediamo cosa recita l’articolo originale della legge 108/68 “interpretato”: «Le liste dei candidati per ogni collegio devono essere presentate alla cancelleria del tribunale […]». E così, come per magia, il decreto afferma che seppure la legge prescriva la presentazione dei documenti presso la cancelleria fino alle «ore 12 del ventinovesimo giorno antecedenti quello della votazione», affinché la lista possa essere considerata entro i termini è sufficiente che si possa provare di essere nei paraggi entro quella data ed ora, ovviamente con documentazione al seguito. Non si capisce però come possa essere accertata la validità della documentazione risalente ormai a diversi giorni fa, e se quella che alla fine arriverà ai cancellieri sia effettivamente la stessa. Ai fini giuridici, potrebbe anche accadere che il decreto non venga successivamente convertito in legge dal parlamento. I termini per la conversione scadono dopo che le elezioni si saranno già tenute, a quel punto la vincitorice potrà ritenersi a tutti gli effetti legittimamente eletta, nel caso si tratti proprio di quella legata alla lista riammessa?
Comunque la si giri, è davvero una gran brutta frittata. Spetterà agli elettori pronunciarsi, anche votando o meno quella lista che mentre scrivo è forse in procinto di essere riammessa (**). Quanto peserà tutto questo pastrocchio sulla scelta degli elettori si saprà solo alla fine, contando i voti. L’impressione è che la quasi scontata vittoria della Polverini si profili più incerta, staremo a vedere.
Tra le varie reazioni dei politici al decreto segnalo quello della Bonino, che a seguito del decreto annuncia che “potrebbe anche ritirarsi”, previa consultazione con gli alleati. A parte che se proprio voleva praticare un certo fair play secondo me doveva fare il passo indietro in mancanza del principale avversario, ora che c’entra? Segnalo anche la reazione agguerrita di Antonio Di Pietro, che sembra voglia chiedere l’impeachment del Capo dello Stato. Non me ne vogliate, ma la cosa mi ha fatto sorridere, almeno quanto la vignetta che segue, tratta da vukicblog.blogspot.com come anche quella del titolo.
E visto che il post tende ormai all’ironia rassegnata, per finire propongo un filmato tratto da un blog che ha aperto i battenti da pochi giorni (lasoracesira.blogspot.com). È una spassosa parodia della celebre “We are the world” reinterpretata in occasione del decreto salva-liste, buona visione.
(**) update ore 19:50 – Il TAR del Lazio ha deciso: la lista del PdL resta esclusa (leggi i dettagli su corriere.it)
8 commenti presenti
Il (principale) punto di discrepanza con quanto scrivi è il seguente passaggio: “’alternativa, impensabile per il primo partito italiano, sarebbe stata l’ammissione dell’errore grossolano”
… la domanda (preciso: retorica) è: perchè dovrebbe essere impensabile l’ammissione dell’errore?
Qui sta invece il problema e tira in ballo l’essenza della convivenza civile: deve essere al contrario assolutamente pensabile ed attuabile in una democrazia che il leader del partito di maggioranza prenda atto dell’errore, se ne assuma la responsabilità politica (senza urlare ancora una volta ai complotti, utilizzando “ad adiuvandum” la grancassa del Suo colossale arsenale mediatico derivante dal Suo altrettanto colossale conflitto d’interessi) e, rivolgendosi alle altre forze politiche, concordi una via d’uscita (userò un termine assai inflazionato) condivisa, che valga ad evitare l’esclusione della sua parte dalle elezioni nellaRegione Lazio. Punto.
Tentare di rimediare ad un errore (perchè di questo si tratta) innescando una sequela di altri errori, sfibrando ulteriormente la già sfibrata tenuta dele nostre istituzioni e contrapponendo una parte all’altra dell’elettorato vale solo ad incrementare i conflitti e ad abbassare la soglia di democrazia.
Prendersela con i dipietri o con la bonino, o utilizzare il frusto espediente del “..e gli altri, allora?” è, in questo caso, un vaniluquio dialettico, un escamotage per non guardare in faccia la realtà.
E la realtà dell’epoca berlusconiana, è molto preoccupante.
Scritto da Alberto il 8 Mar 2010
@ Alberto,
leggi per favore anche la frase successiva, quella che inizia con “situazione che..” con tutto quello che segue. L’alternativa e l’ammissione dell’errore è impensabile per QUEL partito e per QUEL leader. Bonino e Di Pietro li ho tirati in ballo per le loro reazioni, francamente mi sembrano scomposte. La realtà mi sembra di averla guardata bene in faccia e di non essere stato affatto tenero nei confronti di chi ha causato tutto questo. Pareri personali, ovviamente
Scritto da Sergio Fornasini il 8 Mar 2010
@ S.F.
Te ne do atto.
Volevo solo dire (non solo a Te …): per una volta, non riprendiamo (o diamo adito a) l’ennesimo, frusto, estenuante, sterile, stancante giochino delle colpe altrui.
Per parte mia, confesso che quasi non riesco a credere che quello che sta avvenendo da quando Berlusconi Silvio è entrato in “politica” sia vero!
Grazie del blog
Scritto da Alberto il 8 Mar 2010
Grazie a te per la partecipazione, se non ci fosse questa componente il blog sarebbe solo una sterile elucubrazione
Scritto da Sergio Fornasini il 8 Mar 2010
Basterebbe che la legge fosse fatta rispettare a tutti, nello stesso modo, e non solo ai “nemici”.
Scritto da asdrubale il 9 Mar 2010
@ Asdrubale
la parola “nemici” – caro Asdrubale – è un trucco, un espediente per trasformare la normale competizione politica (che è in fondo una cosa molto semplice: una volta comandano gli uni ed una volta gli altri) in una guerra (finto) ideologica.
Secondo quest’ultima “vulgata”, indotta da 20 anni di “battage” mediatico, se vince il “nemico” ci annienta, ci toglie le libertà, bolle i bambini in grossi pentoloni etc etc.
Ma non è vero!
In realtà, di questa guerra che passa ampiamente sopra le nostre teste, le uniche vititme siamo noi elettori, non coinvolti nei giochi del potere.
Guardati intorno: chi vota la “parte avversa” alla Tua (che ne so, tuo cugino, il vicino di casa, la madre dei tuoi figli) lo identifichi come un nemico?
E pensi onestamente che all’interno dei “palazzi” si identifichino tra loro come dei nemici delle rispettive libertà?
Ma va la (direbbe l’Avvocato di S.B.)!
Dentro quei palazzi la lotta è molto meno emotiva ed ideale ed esclusivamente di potere!
Smettiamo di prestarci a questo giochino degli amici/nemici, amore/odio, libertà/dittatura: quello che dobbiamo pretendere da tutti (e, in particolare, da chi ci governa), qualunque sia il nostro voto, è che vi siano leggi giuste e che queste leggi valgano allo stesso modo per ciascun cittadino.
Scritto da Alberto il 10 Mar 2010
Egregio Alberto, sarà che nel corso della mia vita di scontri con il nemico ne ho avuti diversi, ma alle tue argomentazioni posso facilmente rispondere che il nemico è colui che vuole abbatterti, compresa la possibilità di ammazzarti.
Esso esiste, è esistito in passato e continua ad esistere in modo dissimulato.
Dentro il palazzo la lotta è solo apparentemente più tranquilla, ma c’è chi tiene sempre pronto il coltello.
Peraltro i più pericolosi non siedono certo sulle poltrone del Parlamento.
Quelli che contano veramente e tirano le fila sono altrove.
Scritto da asdrubale il 10 Mar 2010
@ Asdrubale
mi par di capire che le intenzioni di voto mie e Tue sono, allo stato (e parlo per me), diverse.
E tuttavia, personalmente, non mi passa neppure per l’anticamera del cervelo di identificarTi come un “nemico da abbattere” (e, tantomeno, da ammazzare).
Ma se Tu ritieni che vi siano nemici, fuori e dentro il Parlamento e/o che l’utilizzo di queste “categorie” serva a migliorare la convivenza democratica e la comprensione dei fenomeni che la regolano, non credo di poterTi far cambiare idea.
Io continuo a credere che l’ideologizzazione forzata degli “anni di piombo” (specie di parte sx) e quella indotta di questi ultimi (specie di parte dx), lascino alle spalle solo deserti.
Scritto da Alberto il 10 Mar 2010