COM’ERA SCOMODO IL PM FRANCESCO NERI! AVEVA DATO A PRIORE UNA “DRITTA” SUL CASO USTICA
29 Giugno 2010(Quanto hanno pesato le inchieste pericolose del PM Neri nelle decisioni della cricca del CSM?)
Ansa, 26 giugno
Paolo Cucchiarelli
ROMA – C’è un filo che collega Ustica con il traffico nucleare che l’Italia gestiva a cavallo degli anni Ottanta e che riguardava principalmente l’Iraq. Non è una tesi nuova ma un libro appena uscito la ripropone con una documentazione che fa riflettere : ‘Avvelenati’ di Manuela Iati’ e Giuseppe Baldessarro è edito da una piccola ma combattiva casa editrice calabrese, Città del Sole.
Un filo, quello che illustra l’inchiesta, che passa per la Basilicata e che ha già più volte interessato la commissione parlamentare ecomafie e i magistrati della Basilicata ed anche quelli che hanno indagato sulla strage di 30 anni fa.
D: Avete scritto una inchiesta che intreccia uranio, rifiuti e la strage di Ustica. Perché e come?
R: I traffici di rifiuti tossici e nucleari che raccontiamo nel nostro volume sono quelli di cui si viene a conoscenza a partire dal 1994, grazie a un’inchiesta della procura di Reggio Calabria. L’inchiesta nasce da un esposto di Legambiente sull’ipotesi di interramento di rifiuti in Aspromonte, ma arriva molto lontano, si dirama in decine di rivoli che dipingono ”scenari inquietanti” e inimmaginabili, come scrivono nel 1996 i carabinieri reggini in un’informativa: la fuga di Licio Gelli dalle carceri svizzere, la morte del dirigente della partecipazioni statali Sergio Castellari, l’omicidio di Ilaria Alpi e il caso Somalia e, appunto, il coinvolgimento dell’Enea nei traffici di rifiuti radioattivi, la vendita di armi all’Iran e all’Iraq da parte dell’Italia e la strage di Ustica. Questi ultimi tre filoni sono collegati tra loro e sembrano trovare il loro fulcro nel centro Enea di Rotondella, in Basilicata. Per le procure lucane, infatti, quel centro sarebbe stato da un lato il punto di partenza di una serie di traffici di scorie radioattive gestiti dallo stesso Enea attraverso la ‘ndrangheta, dall’altro una sorta di outlet del nucleare, di centro commerciale per chi volesse acquistare tecnologie e materiali nucleari, tra cui l’uranio. Le trattative per la vendita a Stati come l’Iraq, e altri i Paesi arabi sarebbero state condotte dallo Stato italiano, causando la reazione di Stati Uniti e Israele. Per fermare questi traffici, il Mossad avrebbe compiuto dei veri e propri atti terroristici. Per esempio l’attentato agli uffici romani della Snia Tecnit, società del settore di proprietà statale, o la strage di Ustica. L’ipotesi uscita fuori da queste inchieste è che il Dc9 dell’Itavia sia stato abbattuto dai servizi segreti israeliani, in quanto trasportava, verso la Libia, barre di uranio rubate a Bologna, dove c’erano due impianti nucleari di ricerca gestiti dall’Eni e dall’Agip nucleare. Si ipotizzò addirittura che, per fornire clandestinamente alla Libia combustibile nucleare, venissero sistematicamente usati aerei di linea.
D: Avete trovato tracce di presenze ‘particolari’ a Rotondella nel 1980?
R: In quegli anni il centro di Rotondella sarebbe servito anche come centro di addestramento sulle tecnologie nucleari. I tecnici iracheni e pakistani avrebbero frequentato lì una serie di stage per apprendere le tecniche, nell’ambito di una sorta di attività di ricerca e di scambio di informazioni, tanto che anche lavoratori dell’Enea sarebbero stati in Iraq. Questo e molto altro viene riferito alla magistratura, per esempio, da Guido Garelli, personaggio ambiguo, che si diceva appartenente all’intelligence della cosiddetta ATS (Autorità territoriale del Sahara) e che avrebbe indagato su Rotondella anche per conto della Gran Bretagna. Apparirà coinvolto in molte vicende che trattiamo. Alcune sue dichiarazioni hanno trovato riscontro.
D: L’allora Presidente Carter visitò il centro, quando?
R: Secondo alcune fonti, l’allora presidente Carter, a seguito di tensioni internazionali sui traffici che partivano dall’Italia, visitò gli impianti dell’Enea una settimana prima della strage di Ustica.
D: Ci sono riscontri documentali alla vostra ‘intuizionè?
R: Una serie di informative degli investigatori e alcuni interrogatori. Per esempio di Guido Garelli e di un teste chiamato Billy, ingegnere calabrese, funzionario Enea, presso il quale dal 1975 svolgeva attività di vigilanza per la radioprotezione dei laboratori dei centri Itrec di Rotondella ed Eurex di Saluggia. Racconta al pm reggino Francesco Neri della falsificazione dei registri del materiale radioattivo in entrata e uscita dagli impianti (per far uscire combustibile nucleare con l’inganno, sotto forma di scarto) e della fornitura all’Iraq di 12.000 kg di uranio.
D: Che fine ha fatto questa ‘branca’ della inchiesta rispetto alla vicenda del Dc9?
R: Come racconta lo stesso pm Neri alla commissione sul ciclo dei rifiuti nel 2004, lui chiamò il collega romano Rosario Priore, che si occupava del caso Ustica e che si recò a Reggio Calabria per acquisire gli interrogatori e la documentazione fornita dai testimoni, per le parti che potessero interessargli. Priore avrebbe detto a Neri ”tu, dopo vent’anni, mi hai dato la vera causale della stragè’, ma lo stesso Neri dice di non sapere quali accertamenti il collega abbia poi fatto.
(ANSA, 26 giugno – Grazie a Fabrizio Spinella che ha segnalato la nota di agenzia)
2 commenti presenti
http://www.strill.it/index.php?option=com_content&view=article&id=95293:bombe-di-reggio-gatto-verita-su-me-e-neri-duri-attacchi-a-di-landro&catid=40:reggio&Itemid=86
Titolo del lancio di Strill.it: : «Bombe di Reggio, Gatto: ”Verità su me e Neri”. Duri attacchi a Di Landro».
Tanto per comprendere la vicenda del magistrato Franco Neri (hanno cercato di farlo fuori anche fisicamente, il CSM si è limitato a farlo fuori… dalla sua sede di Procura generale a Reggio) già raccontata da questo blog.
Scritto da Fabrizio Spinella il 22 Apr 2011
Segnalazione per i lettori che vogliano capire il “contesto”.
http://www.edicoladipinuccio.net/2011/04/ndrangheta-prove-schiaccianti-su.html
Le parole del giudice Francesco Neri trasferito alla Corte d’appello di Roma dopo la bomba del 3 gennaio scorso «Spero che dopo il fango mi restituiscano la dignità»
REGGIO CALABRIA – «Ora spero che dopo il fango che mi hanno tirato addosso, mi ridiano la dignità». Non c’è soddisfazione nelle parole di Francesco Neri. Solo profonda amarezza. Per la storia delle bombe fatte esplodere a Reggio Calabria ha pagato in prima persona. Dopo i fatti del 3 gennaio il ministro Angelino Alfano e i vertici della giustizia reggina chiesero il suo trasferimento. Così fu, ed ormai da quasi un anno lavora come giudice della Corte d’Appello di Roma. Forse non ha neppure più voglia di tornare a Reggio, ma certo quell’accusa mossagli a suo tempo pesa. Nei mesi scorsi, stando alla prima ipotesi investigativa poi naufragata si disse che la bomba fatta esplodere a gennaio era stato un messaggio dei Serraino. Il clan della ndrangheta, si spiegò, non aveva gradito la revoca di un fascicolo ad uno dei magistrati della Procura generale. Francesco Neri, appunto, stava rappresentando l’accusa in un processo per omicidio in cui erano imputati due rapinatori vicini alla cosca. Secondo l’indagine ad organizzare ed eseguire il raid dimostrativo contro la Procura generale potevano essere stati Antonino Barbaro, Felice Lavena, Ivan Valentino Nava e Nicola Pitasi, tutti tra i 24 e 31 anni. Diversi gli indizi fecero pensare ad un coinvolgimento del gruppo dei Serraino, prima delle dichiarazioni di Antonino Lo Giudice. I magistrati della Procura di Catanzaro, titolari dell’inchiesta, aggiunsero la contiguità al clan dei due rapinatori sotto processo – poi conclusosi con cinque ergastoli – per l’omicidio della guardia giurata Luigi Rende, avvenuto il primo agosto del 2007 nel corso di un tentativo di rapina. Neri fu sostituito dal procuratore generale Salvatore Landro perchè il difensore di uno degli imputati per l’omicidio era anche ilsuo legale. Circostanza che ha pesato sul trasferimento di Neri ad altra sede deciso dal Csm. Diverse relazioni accusarono Neri di aver chiesto di riaprire in Appello il processo, dopo che uno degli imputati chiamò in causa una seconda guardia giurata, come presunto complice. Una storia complicata, che si chiuse con la sostituzione di Neri, a cui subentrò l’avvocato generale dello Stato, Franco Scuderi. Già all’epoca il Procuratore di Catanzaro Enzo Lombardo parlava «di semplici indizi» e di «una tra le ipotesi ». Neri da tempo respinge ogni accusa. E anche in occasione della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati dei 4 disse: «Mi ritengo assolutamente incolpevole. Sono stato io a concordare con Di Landro la mia sostituzione nel processo per l’omicidio Rende per il fatto che il difensore di uno degli imputati era anche un mio legale». Per Di Landro si trattava di «una delle ipotesi fatte nell’immediatezza dell’attentato». Ora con l’operazione di ieri cambiano molte cose. Cambiano gli scenari e anche i protagonisti. E Neri commenta solo con una frase «non entro nel merito dell’inchiesta come non ho mai fatto, spero solo che dopo il fango mi ridiano la mia dignità di magistrato corretto». g.bal.
Scritto da Fabrizio Spinella il 22 Apr 2011