Il manganello: l’appropriata risposta governativa ai manifestanti aquilani
7 Luglio 2010Per il Tg1 (o meglio TG nebbia) la notizia non esiste, non è stata nemmeno inserita nei titoli delle 13:30. Per il TGCOM nell’edizione delle 14:30 ci sono stati incidenti con due feriti, causati dai manifestanti che hanno forzato i blocchi della polizia. ‘Sti cazzo di aquilani esagitati insomma sono andati a Roma a fare casino e creare disordini, nonostante chi si prodiga a fare miracoli per loro.
Nel frattempo i nominati dai partiti in parlamento, i cosiddetti “eletti dal popolo” come amabilmente vengono definiti da chi ci sta pigliando per il culo impunemente, si prendono a cazzotti nell’aula di Montecitorio. Contemporaneamente a palazzo Grazioli è in corso una riunione al vertice, blandamente disturbata dalle grida che giungono dalla piazza. Magari staranno trattando argomenti estremamente importanti e prioritari, tipo DDL intercettazioni e Lodo Alfano potenziato. Per favore non disturbateli, hanno cose estremamente importanti da discutere. Per gli affari loro, ovviamente.
Buon luglio a tutti e reggetevi forte, la giostra stra prendendo velocità.
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)
12 commenti presenti
Ma adesso scrive anche Casarini qui ?
🙂
Scritto da Luigi il 8 Lug 2010
@ Luigi,
chiedo scusa ma avevo dimenticato di firmare l’articolo, ora ho provveduto. No, non scrive pure Casarini da queste parti, è che mi dà il vomito la sola idea dei terremotati presi a manganellate. Sono andati a portare la loro legittima protesta presso i palazzi del potere, non sono pericolosi agitatori o black-bloc scatenati nel sacco di Roma. Se la mia indignazione mi fa diventare simile ad altri pazienza, anzi vorei andare personalmente a prendere a calci nel culo chi ha ordinato di manganellare. Se dovessi anche essere il solo a provare questo sentimento di indignazione non importa
Scritto da Sergio Fornasini il 8 Lug 2010
Sarà perchè non ho mai partecipato ad un corteo o ad una manifestazione di protesta in vita mia, ma proprio non riesco a capire questo bisogno di forzare i blocchi di polizia.
A che serve? Ti danno una medaglia?
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 8 Lug 2010
Caro Fornasini
qesto governo, fin dall’esordio della sua vicenda umana (sua e nostra) ha pubblicato un manifesto programmatico indiscutibile su come intende gestire (ed ha gestito) le manifestazioni del dissenso: il G8 di Genova.
Nella funesta occasione sono emersi gli aspetti fondamentali di che cosa B. ed i suoi sodali intendano per libertà.
A seguire l’occupazione delle tv, la “normalizzazione” delle voci dissonanti, via via fino alla legge bavaglio.
Quanto è succeso ai manifestanti aquilani esemplifica ulterormente il concetto: se io sono l’autorità e “io so’ io” (…e tu non sei un c. … come diceva il Marchese del Grillo) stabilirò fin dove puoi spingerti e farò in modo che Tu non possa spingerti da nessuna parte e se lo farai, anche tentando di forzare i blocchi della Mia polizia, allora Tu sarai il violento, ingrato, irragionevole ed irrispettoso delle leggi.
C’è chi si vanta di non aver mai manifestato e/o protestato in via Sua e, pur tuttavia, dice di non capire quale sia il bisogno di forzare i blocchi di polizia …
Libertà significa (anche) capire le ragioni di chi non la pensa come Te.
Mentre chiedersi perchè ad alcuni piaccia tanto l’auorità costituita è questione più da psicologi che tema di discussione in rete …
Scritto da alberto il 9 Lug 2010
Io a qualche manifestazioni ho partecipato e so bene quanto sia facile passare dalla parte del torto in pochi istanti, magari solo perché qualche decina di esagitati decidono che bisogna forzare le regole.
L’uso della violenza provoca una reazione violenta contraria e chi partecipa a queste azioni dovrebbe mettere in conto pure di dover prendere una manganellata.
Certo è che strano vedere dei dimostranti così anti sistema guidati da un sindaco, peraltro in una manifestazione non autorizzata, che invece di produrre, con la sua giunta, gli atti necessari a riportare la sua città alla normalità, preferisce fare il leader della protesta.
Protesta di chi poi? Perché la stampa libera e democratica non informa gli italiani su chi sono questi aquilani e cosa chiedono?
Non sarà che il sindaco Cialiente preferisce tentare la strada della protesta solo perché non ha la minima idea di cosa fare per migliorare la condizione dei propri cittadini, dopo anche la miserevole figura fatta con l’unico atto prodotto dalla sua amministrazione, l’appalto per la rimozione delle macerie, cercando di non fare la fine della sua collega di partito Pezzopane, presidente della Provincia non confermata alle ultime amministrative.
La conseguenza più spiacevole dell’attivismo di Cialiente e dei suoi è che non pochi cominciano a guardare con diffidenza tutto il popolo abruzzese, nella visione stereotipata del meridionale pigro e furbo, che pretende di avere tutto dallo Stato senza dare e fare niente.
Questo gli Abruzzesi non se lo meritano, perché la gran parte di essi sono consapevoli delle difficoltà di una ricostruzione di un intero centro storico come quello dell’Aquila.
Quelli che hanno seguito le indicazioni date dalle autorità preposte e che oggi hanno un riparo sicuro e confortevole, al contrario di quanti hanno deciso di propria volontà di sistemarsi in camper e rifugi provvisori e che oggi pretendono che le loro case danneggiate vengano ripristinate per prime e subito, in base a non si sa quale diritto di precedenza.
Scritto da Javier il 10 Lug 2010
Ma quale autorità costituita, signor Alberto!
In Italia c’è una tolleranza che nei Paesi democratici chiamati in causa dai soloni di sinistra ad ogni alito di vento semplicemente non esiste.
Per motivi di ordine pubblico le leggi rimangono inapplicate negli stadi, ai concerti, nei cortei, nelle manifestazioni politiche e sindacali. La responsabilità individuale viene di fatto azzerata per evitare incidenti nei quali, ad esempio, ogni azione delle forze dell’ordine viene analizzata al microscopio, mentre un Carlo Giuliani viene elevato al grado di martire.
Provi lei, nella vita di tutti i giorni, a non fermarsi sulla strada ad un alt dei carabinieri, ad ingiuriarli oppure a lanciare oggetti nella loro direzione e mi spieghi poi le conseguenze penali e civili nelle quali incorrerebbe.
Effettivamente ad un normale cittadino servirebbe proprio un bravo psicologo per rendere accettabili le differenze di trattamento in un tribunale.
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 11 Lug 2010
sig. Fornasini
mi sono spesso interrogato anch’io sulla frequenza delle manganellate che si vedono nelle manifestazioni pubbliche.
Le propongo un altro punto di vista, che mi e’ venuto in mente guardando la puntata di Complotti dedicata alla morte di Aldrovandi.
Ora, prescindendo dal caso singolo, poniamo pure che i poliziotti in quel caso siano da mettere in carcere e buttare via la chiave.
Ma.
Quante volte poliziotti (1000 euro al mese) devono fronteggiare esagitati, drogati, violenti?
In questi casi, ho parlato con un istruttore di forze dell’ordine. Mi spiegava che lui e’ cintura nera, e istruttore. Quando si trova di fronte a uno che ha perso la testa, scappa.
Perche’ anche il piu’ pirla degli esagitati puo’ farti molto ma molto male, non importa quanto male gli fai tu.
Quindi ritengo plausibile che nel caso di scontri, la polizia, al via, mena alla cieca, semplicemente perche’ se dovesse prenderle, si troverebbe senza denti o peggio. Lei preferirebbe essere senza denti col risarcimento dell’assicurazione o tenersi i suoi denti e passare per picchiatore?
Probablimente per noi e’ facile parlare dalla poltrona di casa e dire che i poliziotti dovrebbero essere come Nembo Kid che neutralizza i cattivi senza ucciderli e fare loro del male, ma probabilmente la realtà e’ un po’ diversa. Sbaglio?
Scritto da Luigi il 12 Lug 2010
Alla manifestaiozne in questione mi risulta abbia partecipato una folla eterogenea.
Le questioni poste sul tappeto erano concrete e non ideologiche.
Riguardavano (principalmente) il regime della tassazione per i terremotati e la ricostruzione della citta dell’Aquila e dei borghi storici.
Ovviamente i manifestanti non erano “di per sè” portatori della verità: portavano istanze.
La politica deve interpretare e fornire risposte (negative o positive ovvero propositive)a queste istanze.
Ed ascoltare.
Metterere un cordone di castità intorno ai palazzi del potere non ha significato (a mio avviso) altro che: a) disdegnare l’espressione di un dissenso; b) far passare i manifestanti dalla parte del torto.
Accanto a questo, vano considerate almeno due altre questioni:
1) che per questo governo il terremoto aquilano è stato una vetrina pubblicitaria e mediatica senza precedenti;
b) che accanto a questa terribile vicenda sono nuovamente emersi i problemi di corrutela e malvivenza che costellano (qualunque parte “politica” ne sia protagonista, purtroppo) la vita di questo nostro paese.
Altre due precisazioni, infine:
– liquidare gli aquilani (che hanno manifestat a Roma) come degli ingrati violenti, ovvero paragonarli a gente che viola il codice penale e/o stradale è palesemente erroneo ed ingiusto;
– ritenere aprioristicamente nel giusto l’Autorità costituita non mi pare sia un criterio utile per salvaguardare le proprie libertà. Il rapporto tra Autorità e Cittadini è necessariamente dialettico e si costruisce sul reciproco riconoscimento dei rispettivi limiti. La vicenda dell’ordine pubblico negli stadi riguarda ambiti ben diversi, tipo quelli del “panem et circenses”…
La tolleranza esibita da questo governo al G8 di Genova (come risulta anche dalle recenti sentenze dei Tribunali) non è certamente raffrontabile con quella delle altre democrazie occidentali ben superiori a Noi da questo punto di vista; democrazie cui tutti (di sinistra o di destra ….ammesso che la divisione abbia ancora un senso reale e non propagandistico) dovremmo guardare.
Ripeto: l’interesse che l’Autorità rispetti le regole democratiche è di tutti, a prescindere dal loro credo (o tifo) politico e senza che ciò comporti la minima tolleranza (o, peggio, connivenza) in merito allla violenza (becera ed ingiustificata) di qualche (o di un numero coscuo) di violento.
infine, abbasso i soloni di sinistra e di destra.
Scritto da alberto il 12 Lug 2010
@ Luigi:
qualcuno pensa che la realtà (o la verità) semplicemente non esiste, per il semplice fatto che varia in funzione di chi la percepisce e da quale punto di vista la si osservi. Normalmente la verità è una mediazione di diverse percezioni. Ha ragione Dean Keaton quando invoca leggi che non vengono rispettate, o vengono applicate in maniera diversa secondo il contesto (“negli stadi, ai concerti, nei cortei, nelle manifestazioni politiche e sindacali”). Come non è nella realtà delle cose considerare sempre e comunque le forze dell’ordine popolate da violenti picchiatori in divisa. Poi esistono anche i casi Cucchi, Aldrovandi, Sandri, la scuola Diaz e manganellate per tutti al G8 di Genova (meno che a gente col passamontagna e vestita di nero dedita a sfasciare tutto), episodi che non dovrebbero accadere per mano di chi la legge è chiamato a farla rispettare.
E’ di oggi la notizia, pubblicata da repubblica.it, della denuncia a carico dell’organizzatore della manifestazione «per inosservanza dei provvedimenti della polizia in quanto “l’iniziativa si è svolta senza tenere conto delle modalità concordate”» e di un appartenente ad un centro sociale romano, denunciato «per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità di pubblica sicurezza, era già stato denunciato per gli stessi reati in occasione di manifestazioni non autorizzate». Sempre nello stesso articolo viene riportato che la Digos ha individuato fra i manifestanti altre infiltrazioni di gente non aquilana e terremotata. Le manganellate sono arrivate però sugli aquilani. Ovvero su gente che è servita da sfondo a tante sfilate mediatiche, a tante promesse. Il c.d. miracolo de l’Aquila vede oggi una comunità dispersa, la maggior parte degli sfollati vive in alloggi rimediati mentre solo un terzo circa ha trovato sistemazione in case predisposte per loro. Fra l’altro le fantasmagoriche e costosissime case antisismiche presentano di già segni evidenti di ruggine e difetti. I manifestanti erano a Roma per lamentare che il centro storico della loro città è morto, ci sono ancora macerie non rimosse, non c’è prospettiva per la ricostruzione e la promessa della dilazione delle tasse si era persa nei meandri dei palazzi della politica e della manovra aggiuntiva. Esistono molti edifici in centro sui quali è possibile effettuare lavori di consolidamento e nulla è stato fatto per il loro recupero. E’ una colpa manifestare per questo?
Su come sono andate le cose ci si può fare un’idea guardando i video diffusi in rete, non mi sembra che la manifestazione fosse popolata da pericolosi esagitati da fermare con la violenza. E che meritavano maggior rispetto ed ascolto.
Scritto da Sergio Fornasini il 12 Lug 2010
@ Alberto:
a proposito del G8 di Genova, qualcosa di simile alla morte di Giuliani era purtroppo accaduto poco tempo prima in occasione di un altro summit internazionale. Un manifestante è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da un agente di polizia, purtroppo è passato del tempo e non ricordo esattamente dove si svolse il fatto, mi sembra Danimarca o Finlandia ma non ci giurerei. Ricordo il particolare in quanto prima del G8 di Genova incontrai per caso un amico di infanzia, che so essere un attivista di un qualche movimento, e che mi disse di essere in partenza per Genova. Ricordo che in quella occasione gli dissi: stai attento, hai visto cosa è successo in quell’altro paese? Hanno iniziato a sparare ad altezza d’uomo. Quindi l’uso della violenza non è una prerogativa della nostra democrazia. Certo che da noi le cose le hanno fatte in grande, non ci siamo fatti mancare niente. Nemmeno di abbandonare a se stesso l’ex carabiniere Placanica, che in fondo (se ha sparato veramente lui) ha agito per difendersi. Con la più tragica delle conseguenze, purtroppo.
Secondo me la differenza con altri paesi è un’altra: solo in Italia, quando riescono ad acchiapparli, per delinquenti in generale oppure gente che commette reati durante manifestazioni o eventi sportivi non esiste la certezza della pena.
Scritto da Sergio Fornasini il 12 Lug 2010
Gentile Fornasini,
lei mi dice che “Le manganellate sono arrivate però sugli aquilani”. Quante persone sono state manganellate? Quante sono andate al pronto soccorso? Ricordo un giovane dalla testa sanguinante. Che fece una dichiarazione ai microfoni dei Tg. Poi si scopri’ che era gia’ denunciato per violenze.
E’ possibile per i poliziotti fare le manganellate selettive? io non sono un esperto ma mi sa a occhio e croce di no. Che interesse avrebbe la polizia di manganellare gli aquilani e lasciare impuniti i picchiatori?
Le chiedo questo da uomo della strada, non da esperto di ordine pubblico.
Ma invece a proposito delle case dell’Aquila le dico: ho sentito il parere di una coppia di amici, entrambi ingegneri civili titolari di uno studio specializzato nel settore residenziale, lui laureato con 110 e lode, lei figlia di sindacalista e non certo di simpatie berlusconiane. LORO sono stati all’Aquila con l’ordine degli ingegneri per volontariato (c’era da classificare gli edifici in base al danno sismico) e lei mi ha detto testualmente “tu sai come la penso, ma la’ ho visto che hanno fatto veramente le cose fatte bene, devo ammetterlo”. Lui mi ha detto che le case che ha visto erano meglio della sua.
Ora che Travaglio e Repubblica le spaccino come baracche a questo punto puo’ immaginare quanto me ne freghi, e anzi mi consolida nell’opinione che ho di loro.
Poi tutto e’ possibile, come sempre.
Se si parla poi delle casette di legno, ricordo che inizialmente si obiettava che il governo non aveva merito perche’ erano un dono della regione autonoma Trentino Alto Adige. Ora perche’ le presunte magagne sarebbero colpa del solito Berlusconi?
Cordialmente.
Scritto da Luigi il 13 Lug 2010
@ Fornasini
sul punto dissento da Te radicalmente, almeno se le parole Diaz e Bolzaneto hanno ancora un significato in questa incerta democrazia.
Il problema non riguarda tanto chi delinque negli stadi o alle manifestazioni in occasione dei G8, nel senso che si tratta in tal caso di una questione (per l’appunto) delinquenziale e di “ordine pubblico” che come ed in quanto tale va trattata, senza alcuno sconto o tolleranza (aggiungo brevemente: se però, come accade talvolta in Italia, le “istituzioni” giocano con i “facinorosi” da stadio o da manifestazione, cecando di strumentalizzarli…allora il prolema si complica ulteriormente).
Il vero problema è che in democrazia: a) le guardie non debbono comportarsi come i ladri (non vale cioè la legge tribale dell’occhio per occhio….); b) chi dissente violentemente va fermato (perchè usa violenza) mentre chi dissente (anche) radicalmente va (nella peggiore delle situazioni) controllato (e non massacrato di botte o impedito di esprimere il proprio dissenso).
Ed aggiungo che secondo me la differenza è invece un’altra: che in Italia chi delinque nelle istituzioni gode (di fatto) di una impunità sconosciuta negli altri paesi della cd. democrazia occidentale.
Scritto da alberto il 13 Lug 2010