TASSIAMO LE BANCHE, NON I LAVORATORI!
12 Luglio 2010di Gianluigi De Marchi
Da quando le banche hanno causato la crisi economica che ancora adesso ci stritola, si discute su come uscire dalla situazione di disagio delle economie mondiali. Tutti fanno proposte, ma per ora di decisioni veramente efficaci e, soprattutto, eque, se ne sono viste poche.
Nessuno finora ha avuto il coraggio di prendere la decisione più importante: tassare le banche sugli utili spropositati che stanno nuovamente macinando, ricominciando ad operare come prima, come se nulla fosse accaduto.
Nessuna banca ha smesso di speculare sui derivati, nessuna ha smesso di costruire contratti (complicatissimi da capire) da vendere ai clienti, nessuna si è rimessa a fare la banca. E “fare la banca” significa, semplicemente, raccogliere depositi dai risparmiatori ed utilizzarli per concedere prestiti alle aziende o alle famiglie che ne hanno bisogno. Punto e basta, senza swap, senza IRS, senza future, senza option. Molti studiosi hanno proposto una tassa speciale (l’hanno chiamata Tobin tax dal nome dell’economista inglese che per primo l’ha studiata) per colpire gli utili speculativi degli intermediari. Una percentuale su ogni operazione, un’aliquota pesante sugli utili realizzati con la cosiddetta “finanza creativa”, con un duplice scopo: da una parte ridurre il mostruoso volume di operazioni “carta su carta” che sta distruggendo l’economia, dall’altra far ricuperare agli Stati i miliardi di dollari e di euro spesi per sostenere le banche nel momento della difficoltà. Quei miliardi sono soldi nostri, di noi contribuenti, ed è ovvio, giusto e sacrosanto che chi è stato salvato con i nostri soldi ce li restituisca. Lo Stato ha problemi di bilancio? Li risolva con Tobin tax o altre formule simili. Il Ministro Tremonti non ha che da ascoltare fior di studiosi che da tempo si sono dichiarati favorevoli: qualche nome, anche se forse al pubblico non dicono nulla: Stefano Manzocchi (Università Luiss di Roma) Francesco Daveri (Università di Parma), Emiliano Brancaccio (Università del Sannio), Giacomo Vaciago (Università Cattolica di Milano), Gianni Toniolo (Università La Sapienza di Roma).
Mi permetto, immodestamente, di aggiungere il mio nome: Gianluigi De Marchi, consulente finanziario indipendente; Giulio, tassiamo le banche, non i lavoratori!