Strage di Bologna: trent’anni dopo il dolore resta, la vergogna anche
2 Agosto 2010Non è possibile spiegare a parole cosa abbia significato la strage alla stazione di Bologna. Per quanto ci si possa sforzare, le parole rimangono desolatamente nude e non riescono a rendere pienamente l’emozione che suscitò quel tragico evento.
Il dramma di quel lontano giorno di agosto del 1980 venne reso più vicino alla realtà da “La notte della Repubblica” di Enzo Zavoli, più volte riproposto ieri ed oggi da Rainews in differenti fasce orarie. Mi è capitato di accendere la tv e di ritrovarmi immediatamente proiettato in un’atmosfera di dolore e sangue, polvere e macerie, corpi maciullati. Non ho contestualizzato immediatamente il filmato girato allora da una televisione privata di Bologna, molto ingenuamente non ho riconosciuto il luogo pensando invece all’ennesimo attentato ad una moschea in Pakistan. Poi ho visto le divise indossate anni fa dai poliziotti italiani, un vecchio taxi Fiat 125 giallo coperto di macerie. E subito mi ha assalito la vergogna di ignorare, come cittadino italiano, di cosa e perché sia davvero accaduto.
Se possibile, oggi il dolore dei familiari delle vittime è reso ancora più amaro dalla sepoltura della verità sotto tonnellate di depistaggi. La verità giudiziaria ha individuato esecutori materiali, che fra l’altro pur essendo assassini plurimi di poliziotti e semplici oppositori politici non hanno mai ammesso di aver partecipato neppure marginalmente all’attentato. I giusti capri espiatori, o forse la strage era troppo immonda da essere riconosciuta come propria anche da assassini spietati.
Quello che fa certamente ribrezzo è il persistere della cortina fumogena di copertura. Nessun mandante accertato, depistaggi a ripetizione da parte di apparati dello Stato o inettitudine degli inquirenti? Non fa alcuna differenza, la vergogna resta. Quello stesso Stato che è chiamato a tutelare le vittime non sa rispondere, trent’anni dopo, nel rimuovere il segreto sui documenti utili a tentare di conoscere la verità.
Esattamente come per il caso Moro, per il caso di Italo Toni e Graziella De Palo, per Ustica, per l’Italicus e per una serie infinita di stragi.
Se questo è lo Stato, come normali cittadini ci sentiamo davvero tutelati?
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)