IL TRAVAGLIO DI VULPIO. L’ex Corrierista all’ex illustre prefatore: “Su D’Addario & Tulliani ha scritto una solenne stupidaggine”. TUTTA LA STORIA DA PIAZZA FARNESE A DAGOSPIA
24 Agosto 2010L’ex inviato del Corriere della Sera Carlo Vulpio, ha attaccato Marco Travaglio scrivendo una lettera a Dagospia in risposta ad un pezzo travagliesco su “Anna”. Sono lontani i tempi in cui i due andavano a braccetto sul palco di Piazza Farnese a Roma (vedi video)…E come dimenticare la prefazione travagliana al libro del giornalista che raccontò l’operazione “Why Not” di De Magistris…E come non ricordare le impacciate spiegazioni di Travaglio ai suoi fan che chiedevano giustizia per il povero Vulpio, messo in panchina dal “Corriere”. Chi volesse rinfrescarsi la memoria trova tutto qui sotto.
Lettera di Carlo Vulpio a Dagospia.
Dago,
dopo Patrizia D’Addario, il buon Travaglio propone che a diventare eroina della sinistra e del femminismo sia Elisabetta Tulliani. A me, questo pare una solenne stupidaggine.
La D’Addario – escort per sua scelta, nessuno le ha imposto nulla – si è comportata da ricattatrice pur di raggiungere i suoi obiettivi (per giunta di molto dubbia legittimità, come il cambio di destinazione di un edificio già condonato in un’area vincolata).
Per la signora (e per l’interminabile corteo di donne pronte a tutto pur di scalare posizioni di denaro e potere senza saper far nulla) vale ciò che sostiene Massimo Fini nel suo “Dizionario erotico”: è il principio del “Fica power” il motore primo, altro che la versione angelicata della donna-oggetto costretta a subire l’odioso ricatto di natura sessuale (che esiste, certo, ma riguarda le molte donne lavoratrici “oscurate” dai mass media, non le escort o le mignotte in carriera).
Non solo. Continuare a pensare, o fingere di pensare, come fa Travaglio, che la visita della D’Addario a palazzo Grazioli sia stata una zingarata di un’allegra combriccola di cocainomani e non anche una “missione teleguidata” da una parte dei servizi segreti coinvolti nella stessa “guerra sporca” che oggi viene vede protagonista, suo malgrado, Elisabetta Tulliani, significa offendere l’intelligenza propria e l’altrui.
Perché questo è esattamente ciò che sta avvenendo: cosche contrapposte che si sputtanano a vicenda con tutti i mezzi a disposizione e tirano fuori scheletri grandi e piccoli da tutti gli armadi. Insomma, “a la guerre comme a la guerre” e si salvi chi può.
Non capisco poi perché per Elisabetta Tulliani, compagna di un signore che è la terza carica dello Stato, e quindi perfettamente rientrante in quella nozione di “personaggio pubblico” consolidata da una copiosa giurisprudenza della Corte di Cassazione, Travaglio invochi una privacy che a tutti gli altri personaggi pubblici i mass media (giustamente) non riconoscono e di cui proprio lui (non sempre giustamente) non ha mai tenuto conto.
Ancora una volta, vogliamo “fare gli americani”, con la libertà di stampa e con tutto il resto, solo quando ci conviene. Secondo uno sfacciato doppiopesismo che prima o poi ci seppellirà tutti, colpevoli e innocenti, belli e brutti, mignotte e non.
Grazie per l’ospitalità. Saluti.Carlo Vulpio
Tratto dalla prefazione di Marco Travaglio al libro Roba Nostra di Carlo Vulpio: “E’ un mirabile affresco di questo Paese alla rovescia, un’appassionata radiografia di quel che non va e del perché non va. Non condivido alcuni suoi giudizi, per esempio sull’imparzialità del pool Mani Pulite o sul caso Petruzzelli, ma questi ormai sono dettagli. Il suo libro ha il pregio di collegare i fili della recente storia politica, giudiziaria, affaristica ed editoriale. Alti e bassi, magistrati che passano le loro giornate a sabotare le indagini dei pochi colleghi che lavorano bene, nel silenzio di una corporazione sempre più imbalsamata nelle sue decrepite correnti”.
9 maggio 2009, Marco Travaglio, Risposta ad alcuni amici del blog sul caso Vulpio
(da http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/2243703.html?TAG=carlo%20vulpio). Ora che l’ho spiegato di persona a Carlo Vulpio, ieri sera a Pescara, posso spiegare anche agli amici del blog interessati all’argomento perchè non ho chiesto a Paolo Mieli, nella puntata di Annozero dedicata a Montanelli, il perchè dell’estromissione di Vulpio dal servizio sul caso Catanzaro, che seguiva da anni per il Corriere della sera. Non gliel’ho chiesto perchè avrei nuociuto alla trasmissione (che sarebbe stata accusata un’altra volta di violare la par condicio, “sponsorizzando” un candidato dell’Idv), ma soprattutto a Vulpio.
Mi spiego. Quando accadde il fattaccio, chiesi spiegazioni a Mieli via mail. Mi rispose ciò che aveva detto alla redazione: Vulpio era indagato a Matera per concorso in associazione per delinquere finalizzata alla violazione del segreto insieme a vari colleghi e collaboratori di De Magistris, su denuncia di un indagato di “Toghe Lucane”, l’onorevole Buccico. Il che, secondo Mieli, avrebbe potuto mettere in dubbio la sua imparzialità nel seguire il caso. Non condivido quella spiegazione (altrimenti chiunque potrebbe denunciare un cronista per liberarsi di lui). Era facile prevedere che, se ad Annozero avessi riproposto la domanda, Mieli avrebbe dato la stessa risposta. A cui avrei dovuto rispondere ricostruendo (venti minuti, non di meno: tempi impossibili per la tv, fra l’altro divagando sul tema Montanelli-informazione) la complicatissima trama di quella fantasiosa inchiesta a Matera. Dopodichè Mieli avrebbe ribattuto che non posso decidere io quali inchieste sono giuste e quali sbagliate: lo decidono i giudici. Alla fine della fiera, ne sarebbe nato un gran casino, pieno di tecnicismi, nel quale nessuno avrebbe capito nulla, se non una cosa: che Vulpio è indagato per associazione a delinquere (accusa paradossale e destinata a cadere nel nulla, ovviamente) e ora è candidato.
Così avrei ottenuto un bel risultato: danneggiare la reputazione di un collega e amico che ammiro e stimo grandemente, al punto da scrivere la prefazione al suo libro. Oltretutto, il pubblico di Annozero conosce bene la storia di Vulpio e del Corriere, perchè è stata Annozero l’unica trasmissione italiana a raccontarlo: Santoro l’ha invitato due volte sul caso Catanzaro, una volta in collegamento e una volta in studio, e il sottoscritto, nella sua rubrica di apertura, ha denunciato due volte la sua rimozione a opera del Corriere. Sarebbe davvero paradossale immaginare che Santoro e il sottoscritto volessero censurare il caso Vulpio dopo averlo raccontato e riraccontato quattro volte. Ringrazio comunque i frequentatori del blog (pochi, per fortuna) che hanno insinuato una mia intenzione censoria: bravi, complimenti, avete capito tutto, continuate così.
Un commento presente
A me sembra che il Signor Travaglio faccia parte di quella categoria di persone che si credono (con arroganza) al di sopra delle parti e pensano altresì di avere l’unica verità in tasca. Persone come Lui non ammettono che esista qualcuno che, ragionando con il proprio cervello, non possa essere d’accordo. Saluti cordiali
Scritto da lorenzo il 25 Set 2010