I veri mostri dei media: i giornalisti
19 Ottobre 2010Proprio ieri mi sono ritrovato a parlare dello stato dell’informazione in Italia con un paio di amici, su come la maggior parte della gente sembri più interessata a vicende giudiziarie e gossipare piuttosto che rivolgere la propria attenzione a temi ben più importanti. Di come il Grande Fratello, Verissimo, La vita in diretta e roba simile continui a riempire il piccolo schermo, un bombardamento mediatico che induce interesse alla futilità. Tutto ciò rende più tranquillo il sonno dei potenti ed assicura audience – o lettori – ai media, e quindi introiti. Le conseguenze sono palesi a tutti, o meglio a quelli ancora in grado di operare una distinzione tra vita reale e montagne di spazzatura ficcate nel nostro cervello. Questo modo di fare informazione produce effetti collaterali non da poco, tipo i discorsi vacui che si sentono fare ovunque, anche sul posto di lavoro. Può così accadere di essere informatissimi sulla biografia dei personaggi televisivi, credere di sapere tutto della tragica vicenda di Sarah Scazzi e così via, per ritrovarsi ad ignorare completamente che l’azienda per la quale lavoriamo potrebbe anche andare a puttane, ad esempio.
Abbiamo concluso la nostra discussione manifestando personali preferenze per questo o quel giornalista, trovandoci d’accordo su molti e meno su altri. Ad esempio, ai miei due amici Travaglio piace molto più che a me, mentre non apprezzano l’autore del pezzo che riporto di seguito. Secondo me perché non leggono i suoi articoli per una sorta di prevenzione. Credo sia un comportamento errato, oggi quel giornalista ha pubblicato qualcosa di ampiamente condivisibile. Credo che lo invierò loro via email, omettendo la firma dell’autore per il momento. Buona lettura (sf)
Santoro parla di Santoro, i giornali parlano di tv, la tv parla di giornali, i giornalisti si intervistano tra di loro, si querelano, si accusano l’un l’altro di non essere giornalisti: chissà se in mezzo a tutto questo riusciremo a organizzare anche una bella puntata televisiva su che cosa sia rimasto di questa nostra professione, su che lavoro facciamo, sulla differenza tra informazione e intrattenimento, sulla differenza tra ciò che è importante e ciò che è interessante, su che cosa sia una notizia nell’anno di grazia 2010.
Perché vedete, noi giornalisti spesso siamo solo dei politici mancati o dei servi riuscitissimi, misuriamo tutto con la politica e trattiamo la cronaca come se fossero dei giochi da circo da elargire alla moltitudine dei beoti: e poi ci stupiamo del turismo dell’orrore attorno al caso di Sarah Scazzi, e magari additiamo tutti quei mostri che la domenica si vestono da tronisti e se ne vanno ad Avetrana anziché al centro commerciale e magari ci portano pure la famiglia, i figli, i bambini di quattro anni; ma è inutile fingere che i mostri non siamo soprattutto noi, noi che li fomentiamo, li spingiamo, li creiamo. Se è vero che una notizia è la comunicazione di un fatto di pubblico interesse, beh, spiace dirlo, molti di noi – soprattutto se lavorano in televisione – fanno un altro lavoro da anni. Il pubblico interesse è giusto calcolarlo, ma non crearlo o fomentarlo; il pubblico interesse non può essere solo ciò che ci pare interessi alla gente peggiore: altrimenti, presto, apriremo le prime pagine col Grande Fratello o col prezzo delle cipolle. Il pubblico interesse dovrebbe essere anche minimamente – sissignori – educato: le notizie più e meno importanti esistono ancora, non sono solo una seccatura prima della quotidiana porzione di prurigine e prima della ricetta della pajata.
Il pubblico interesse, se non disturba, dovrebbe corrispondere anche informare circa i migliaia di altri delitti che non hanno mai trovato spazio perché ogni pagina era impegnata ad analizzare le zone di Cogne o Avetrana meglio del campo di battaglia di Waterloo, e impegnata quindi a discutere, litigare, sentenziare. Poi non stupitevi se restiamo un popolo di colpevolisti o innocentisti da stadio, dove proscioglimenti e condanne vengono decretati dall’Auditel, dove tanti giornalisti straparlano di un presunto «dovere di informare» che genera solo mostri i quali noi giornalisti peraltro inseguiamo, montiamo e alla fine risputiamo. Il problema non solo esiste, ma è il più importante che ormai riguardi l’informazione: i nostri telegiornali, che dovrebbero attenersi solo a fatti di pubblico interesse, stanno lasciando che a stabilire i confini di questo interesse sia appunto soltanto il pubblico, o meglio la percezione che ne abbiamo noi boriosi giornalisti. I notiziari in senso stretto cedono perciò il passo al cosiddetto infotainment e al netto delle idiozie gossipare e degli omicidi seriali (un omicidio in teoria dovrebbe valere l’altro) a giustificare una notizia è sempre più la presenza di un’immagine, di un video, di un particolare che suggestioni anziché informare. Il 90 per cento delle notizie che riguardano il delitto Scazzi non ha nessuna importanza, nessuna rilevanza, non sono neanche notizie: ma, quel che è peggio, copre una moltitudine di altri accadimenti che sono reputati indegni di pubblicazione.
Il Tg1, l’altro giorno, ha dato la prima notizia di esteri dopo venti minuti: davvero non era accaduto niente di così importante, quel giorno, nell’intero mondo? Il problema è che ogni barriera tra «importante» e «interessante» è caduta e ogni ciarpame e ogni gossip rosa viene santificato nelle più alte sfere. Medici senza frontiere, dopo l’estate 2008, presentò un rapporto sulla presenza o assenza di certe notizie sui media nazionali. Risultato: un mese di colera nello Zimbawe, con la fuga di centinaia di migliaia di persone sottoposte a ogni violenza, aveva meritato 12 citazioni nei telegiornali Rai e Mediaset, mentre l’estate di Briatore ne aveva ottenute 33; un anno di guerra e siccità in Etiopia aveva meritato 6 citazioni mentre Carla Bruni ne aveva ottenute 208. Questo senza tener conto che lo sport e le previsioni del tempo hanno ancora più citazioni, com’è ovvio. Il punto non è dove arriveremo, ma dove siamo già: dite, è un discorso da snob, questo?
(Filippo Facci per Libero)
15 commenti presenti
L’articolo che citi l’ho letto e condiviso pure io.
Ciò non significa che non nutra (parecchie) riserve sul giornalista in questione.
Posto che mi piacciono gli spiriti liberi, trovo avvilente che nell’ambito giornalistico la stragrande maggioranza accetti/desideri di farsi rinchiudere in un serraglio.
Facci, in questo senso, è pienamente funzionale al giornale (attuale e precedente) su cui scrive.
Non dissente mai e colpisce sistematicamente nel “serraglio” avversario.
In questo senso, l’essere intelligente e capace (come è) cotituisce una (per me imperdonabile) aggravante.
Inoltre cede sovente alla polemica narcisistica (sopra o sotto traccia) con i colleghi del predetto serraglio avversario.
Che, dal canto loro, si dilettano nella corrispondente vanità polemica.
Il tutto in un continuo battibeccare totalmente irrilevante e noioso.
Che, al limite, farà contenti solo i “tifosi” delle rispettive barricate.
Scritto da Alberto il 20 Ott 2010
Gentile Alberto
lei legge mai gli articoli di Facci?
Se vuole rispondere, dopo ne parliamo.
IL tema del post mi sta molto a cuore. Per sapere di più del caso di garlasco, comprai a suo tempo un libricino in vendita con il Corriere. Mai l’avessi fatto. Foto di stanze inondate di sangue, dettagli raccapriccianti in sfregio alla morta. Addirittura testi di email riportati morbosamente, dove i due si scambiavano commenti erotici …
In breve, roba da punirne per legge la diffusione, totale assenza di pietà umana, credo (spero) violazione palese di atti processuali che dovrebbero (almeno spero) non essere mai diffusi.
In breve, d’accordo con Facci al 100%
Scritto da Luigi il 25 Ott 2010
@luigi
ripeto: in merito all’articolo sopra citato, d’accordo con Facci (e con Lei).
resta il fatto he poi (cito a caso i giornali di oggi) Facci su “Libero” confeziona un articolo “a difesa” di tale Cruciani e “ad offesa” di Telese.
Ieri Belpietro attaccava Travaglio che aveva attaccato Lui ed il Suo giornale qualche giorno prima.
Quotidianamente le fazioni ciarlanti dei berlusconiani attaccano quelle degli antiberlusconiani e viceversa.
In tale modo avviene che gli eventi, quelli che incidono sulle nostre esistenze e su quelle delle future generazioni, vengano letti ed interpretati indiscriminatamente ed ossessivamente a seconda della parrocchia politica (o dell’antagonista politico / imprenditoriale) di riferimento: lavoro, scuola, rifiuti, tasse, inquinamento, bioetica, legge elettorale, giustizia etc.
In una sorta di universo autoreferenziale dove la realtà (quella quotidiana di chi, con lavoro, scuola, giustizia etc. fa i conti e litiga tutti i giorni) non rileva.
Personalmente, di questi giochini mi sono stufato: perchè le uniche vere vittime di questo andazzo sono quelli (come me e come la gran parte degli italiani) che sono e vogliono stare fuori dai giochi.
Talvolta vittime compiacenti e non innocenti.
Ma che, anche per questo, è meglio comincino a dire “basta”.
Cosa Facci e Telese e Belpietro e Travaglio e Feltri e Santoro pensino l’uno dell’altro mi è indifferente.
Quello che mi interessa sapere (ora) è cosa fa o non fa il nostro presidente del consiglio e il governo che presiede per scuola, lavoro, giustizia etc.
E cosa fa o non fa l’opposizione.
E cosa fanno o non fanno insegnanti, giudici, imprenditori etc. nei loro ambiti.
Se i predetti giornalisti si applicano per darmi tali informazioni li leggo e li rispetto.
In merito alle vicende come quelle di Garlasco provo solo pietà umana per le vittime, e anche raccapriccio se vengono poi dissezionate sulla stampa/tv dopo morte.
Scritto da Alberto il 26 Ott 2010
Gentile Alberto
quando lei dice “Non dissente mai e colpisce sistematicamente nel “serraglio” avversario.” mi fa pensare che segua Facci solo distrattamente.
Parliamo dell’articolo su Telese che lei ha letto (perché lo ha letto, vero?) Di fianco, nella stessa pagina che c’era? Lo sa? Se lo ricorda? Un articolo di Paragone in risposta ad un articolo di Facci del giorno precedente in cui questi ribadiva il concetto espresso da lui unitariamente a Socci qualche mese fa con un’articolessa chilometrica: piena solidarieta…sa a chi? A Saviano. Contro la linea editoriale del giornale suo e di Feltri.
Ricordo anche un altro articolo sempre in prima pagina dal titolo “Il giornale per cui scrivo” o qualcosa del genere in cui si dissociava violentemente dalla linea editoriale su non ricordo quale argomento.
E quando lei afferma “In tale modo avviene che gli eventi, quelli che incidono sulle nostre esistenze e su quelle delle future generazioni, vengano letti ed interpretati indiscriminatamente ed ossessivamente a seconda della parrocchia politica (o dell’antagonista politico / imprenditoriale) di riferimento: lavoro, scuola, rifiuti, tasse, inquinamento, BIOETICA, legge elettorale, giustizia etc.”
(il maiuscolo e’ mio) forse non lo sa ma porge a Facci un formidabile assist, perche’ Facci sulla bioetica ha scritto ossessivamente e fortemente sempre in contrasto con la linea editoriale del suo giornale o la linea della parrocchia in cui lei pare lo abbia iscritto, anche nel pieno della bufera del caso Eulana Englaro. Sorpreso?
Sulla giustizia poi…mi spiace essere così poco delicato perché lei è evidentemente una persona ragionevole ed educata, e mi creda se le dico che lo penso sinceramente, ma forse e’ il caso che consideri l’ipotesi che non e’ che Facci sia garantista perche’ scrive su Libero, ma che scriva su Libero perche’ e’ garantista (ha colto la sottile differenza? La evidenziava Veneziani in un bell’editoriale di qualche tempo fa sul Giornale. Scusi se non le metto mai i link ma non ho tempo di trovarli).
In conclusione sulle liti tra giornalisti, per lei sono stucchevoli, per me sono inevitabili (chi non le farebbe, se fosse giornalista) e in più a me divertono. De gustibus.
Scritto da Luigi il 27 Ott 2010
@ Luigi
premetto non mi interessa “avere l’ultima parola” e trovo che spesso le discussioni “via post” rischino di tradursi in sterili, inutili (e un po’ muscolari) battibecchi.
Anche se non è questo il caso, stante la civilità delle Sue parole.
Faccio mia una frase letta nel bel libro di P. Cameron “Un giorno questo dolore ti sarà utile” che dice, più o meno (vado a memoria):
la gente crede di poter convicere gli altri dimostrando di avere ragione. Ma non è così. (chiedo scusa per eventuali imprecisioni).
Venendo al dunque:
– ritengo piuttosto probabile che tra gli articoli pubblicati dal giornalista Facci ve ne siano anche alcuni non strettamente allineati al giornale su cui scrive (non posso certo dire di averli letti tutti) e ricordo anch’io le sue posizione in tema di Bioetica (concordo con Lui sul punto);
– mi limito a constatare che tale argomento non è “politicamente” sensibile (tant’è vero che vi sono/erano posizioni dialettiche anche all’interno del pdl);
– non mi risultano (ma sono pronto ad essere smentito) articoli di Facci su temi “caldi” per il presidente del consiglio e sul suo enturage (conflitto di interessi; leggi “ad personam”; politica economica e fiscale; respingimenti; vicenda Mills e lodo Mondadori; casi Dell’Utri, Verdini, stalliere Mangano etc. etc.) anche solo lontanamente paragonabili a quelli dallo stesso Facci dedicati (alcuni dei quali ho anche condiviso) a Di Pietro;
– a mò di esempio cito l’articolo di oggi 29 ottobre 2010 sulla vicenda bunga bunga, che mi pare sintomatico di quanto ho sostenuto: Facci non fa riferimento nè entra nel merito della vicenda “in sè” ma (per l’ennesima volta) polemizza col giornale Repubblica.
Cosa che ovviamente farà piacere a chi pensa che sia tutta una montatura (di magistrati, sinistra, De Benedetti, cattocomunisti, Boffo, Di Pietro, Travaglio, Spectre) per attacare B. Tale articolo è – a me pare – obiettivamente funzionale alla linea assunta da Libero sul punto: quante menate (di falsi moralisti) per un po’ di gnocca!
– trovo che la parola “garantismo” sia utilizzata spessso (non dico certo da Lei) a sproposito ed altrettanto spesso serva come foglia di fico per proteggere la propria parte; ad esempio, Lei ritiene che gli artcoli dedicati da “il Giornale” e “Libero” a Boffo e Fini(cito solo i primi due casi che mi vengono in mente), per modo e tempistica, siano improntati al garantismo? E se si, ritene che quegli stessi giornali avrebbero (o abbiano mai) dedicato la medesima attenzione a Silvio Berlusconi, Dell’Utri, Previti, Verdini etc.?
Ovviamente la mia domanda è retorica e, aggiungo per completezza, non sottointende assolutamente che “dal’altra parte” non adottino lo stesso metodo.
Il che mi fa ribadire che la “guerra per bande” in corso perenne nel nostro paese e le diatribe tra giornali e giornalisti, anche se divertenti, non aiutano a far chiarezza ma semmai “drogano” la nostra percezione del reale.
Il fatto che (ipotizzo) Lei “si senta” di destra ed io di sinistra non ci immpedisce di dialogare e, soprattutto, di chiedere, ad asempio alla politica, le stesse cose: onestà, efficienza, preveggenza, buon senso, rispetto delle istituzioni etc.
Nè, credo, di indignarci o soffrire per gran parte delle stesse cose.
Poi, come Lei giustamente sottolinea, “de gustibus”.
Scritto da Alberto il 29 Ott 2010
gentile Alberto, le rispondero’ piu’ approfonditamente nei prossimi giorni.
Intanto caso ha voluto che succedesse questo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/02/stupidita-abuso-di-potere-casinirasoiate-su-b-la-svolta-di-libero-e-il-giornale/74812/
ne ha parlato anche Mentana con un servizione che si apriva guarda caso proprio con le parole di Facci.
A presto.
Scritto da Luigi il 2 Nov 2010
Eccomi quindi a Lei, Alberto.
Prima mi permetta di segnalarle l’articolo odierno di Facci su Libero, richiamato in prima pagina, ovviamente, tanto per farle capire come sia perlomeno azzardato parlare di servi o leccapiedi (non da parte sua, va da se’)
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=V3UHR
Le basta?
Ora, concentriamoci sulla sua risposta.
Il suo post è stato veramente stimolante e fonte di innumerevoli spunti (bellissima la sua citazione, mi sa che me la ricordero’) ma sarebbe impossibile sviscerarli tutti, e non so se sarebbe nemmeno auspicabile, visto il tempo che abbiamo. Per fortuna qui su dituttounblog c’e’ la possibilita’ di sedimentare il nostro pensiero in un dialogo che lascia qualche ora tra una battuta e l’altra.
Parlero’ solo di due temi: il primo: e’ possibile un giornalismo che non sia guerra tra bande? A mio avviso no, perche’ in primis ogni editore ha suoi precisi interessi e precisi condizionamenti, quindi l’obiettività e’ quantomeno ardua, se si vogliono condurre battaglie, su un’impresa economica come quella editoriale, che vadano contro gli interessi dell’editore. DIrei che e’ fatale che sia cosi’. Quindi le prese di posizione critiche che abbiamo visto negli ultimi giorni sui giornali di centrodestra sono gia’ un mezzo miracolo. Inoltre, il giornalismo obiettivo, ceh fa campagne politiche contro TUTTI, a mio avviso non paga nemmeno in termini di vendite, e quindi e’ condannato a essere predente nel mercato, perche’ non sempre, diciamo, ai lettori piace sentire notizie che infangano la propria parte politica e sono spinti a comperare un giornale per questo. Almeno la stragrande maggioranza. Il lettore normale di centrosinistra non compra Repubblica per leggere che su Berlusconi non c’e’ niente di concreto mentre la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio l’ha fatta il governo Prodi. Gli da’ fastidio, gli genera stizza. (vale anche il contrario ovviamente). Mi potro’ anche sbagliare. Prenda il Fatto quotidiano. Ce lo vede una bella inchiesta sulle case di Dipietro? Sui fiaschi giudiziari di Demagistris? Sull’assolutismo antidemocratico che regna dentro il movimento 5 stelle? Sui prvilegi della casta dei magistrati?
Mah.
Secondo punto: non riesce a credere che ad una parte significativa degli elettori, e dei giornalisti, del bunga bunga, dell’abuso di potere di berlusconi nei confronti di Ruby Rubacuori, del fatto che berlusconi vada a puttane, non freghi assolutamente niente, anche senza che questi elettori o giornalisti siano pagati da Berlusconi? Le giuro, sinceramente, a me non frega assolutamente niente. Sono pronto a firmarglielo. COme sono pronto a firmarle che non prendo un euro da Berlusconi per crederlo.
Sa, a tutti piacerebbe avere un premier serio, composto, irreprensibile. Ma se non lo e’ e magari mi tiene in salvo i conti pubblici…posso anche chiudere un occhio. Sbagliero’ io, ma potrei anche avere ragione, no?
Un caro saluto.
Scritto da Luigi il 4 Nov 2010
Caro Luigi,
a me non sembrerebbe proprio che questo governo stia tenendo in salvo i conti pubblici. Nonostante i pesanti tagli imposti da Tremonti, il debito pubblico ad agosto ha toccato i 1.843 miliardi di euro, rispetto all’anno precedente l’aumento è stato del 4,69%. A dirlo non è la solita stampa di opposizione bensì Bankitalia, che rileva anche una riduzione delle entrate fiscali del 2,4%. Colpa della crisi, diranno in molti. Parzialmente è vero, se però si analizzano nel dettaglio le tasse pagate dagli italiani nell’ultimo periodo si potrà scoprire che il gettito da lavoro dipendente e pensione è aumentato del 2,5%. Insomma sono sempre i soliti a pagare le tasse, quelli che non possono sottrarsi alla ritenuta alla fonte. Gli unici a tenere in piedi il carrozzone della spesa pubblica sono i poveracci, chissà per quanto ancora saranno disposti a chiudere un occhio pure loro.
Scritto da Sergio Fornasini il 5 Nov 2010
Gentile Fornasini
vorrei commentare velocemente. Non contesto i dati che lei porta, e dei quali la ringrazio. Apprezzo sempre chi porta numeri e dati invece di affermazioni apodittiche. Converra’ con me pero’ che i numeri sono interpretabili in mille maniere, che e’ incontestata la crisi occidentale in atto, che esistono fonti che la smentiscono (cio’ non significa che lei abbia torto per certo, solo che potrebbe anche averlo) http://www.corriere.it/economia/10_aprile_24/tremonti-debito-pubblico-draghi_03c1a202-4fca-11df-9c4e-00144f02aabe.shtml
Lei dice che e’ aumentato il gettito dei dipendenti. Forse perche’ i redditi degli autonomi sono calati enormemente? Vorrei i dati su questo. Io attorno a me non vedo altro che aziende che chiudono o che non hanno lavoro, margini che si assottigliano paurosamente, prezzi che calano, gente che spende solo per viaggi all’estero e per articoli tecnologici, togliendo quindi denaro alla nostra industria tradizionale, come l’agroalimentare per esempio. Senza contare gli effetti della delocalizzazione sul tessile manifatturiero e la crisi del settore automotive. Ora se questo e’ vero, e non vedo soluzioni nemmeno a lungo termine, la politica della lesina che Tremonti cerca di fare, e questo mi pare sia oltre ogni dubbio, nonostante molto spesso non ci riesca, vedi caso dei soldi a pioggia ai precari dell’universita’ voluto dai finiani, guarda caso, per me e’ positiva. Ovviamente sono solo opinioni di un non addetto ai lavori.
Buona giornata.
Scritto da Luigi il 9 Nov 2010
@ Luigi:
in effetti il gettito da lavoro autonomo è diminuito vistosamente, addirittura più del 7%, per il dato esatto vado a memoria: dovrebbe essere il 7,4% . Anche e soprattutto colpa della crisi, oltre all’endemica evasione fiscale senza freni che nel nostro Paese è ormai prassi corrente. Questo però non giustifica affatto l’aumento della pressione fiscale sui già troppo tartassati redditi da lavoro dipendente e pensione, siamo già abbondantemente fra i poveracci d’Europa se ci confrontiamo in questo campo con il resto del continente. In parallelo all’incremento del prelievo nelle tasche dei soliti noti, si registra un aumento abnorme della spesa pubblica. Se vogliamo vedere tutto questo come un sintomo di efficace politica economica facciamolo pure, poi per favore proviamo a spiegare le ragioni di tanta benevolenza. Io sono abituato a lavorare su dati di fatto, e questi che presento mi sembra lo siano a sufficienza.
Il suo discorso si fa profondamente interessante quando parla di aziende che chiudono o delocalizzano. Ci vorrebbe uno spazio ben più adeguato per trattare l’argomento, provo a dire un paio di cosine in questo commento: le aziende italiane non sono mai state particolarmente coraggiose, il cosiddetto capitalismo da queste parti è stato sempre e costantemente interpretato come investimento di capitali presi in prestito dalle banche. Il rischio d’impresa, quello vero, nelle aziende medio-grandi non è mai derivato da investimenti di capitali propri, ha sempre viaggiato in sintonia con la compiacenza degli istituti di credito. I piccoli imprenditori sono costretti a rischiare di più, se vogliono emergere. Per poi passare nella categoria delle Srl con 10.000 euro di capitale versato, con fatturato reale (nero+dichiarato) che si eleva su cifre a sei zeri. Le banche sono le vere detentrici del potere in Italia, fanno il bello e il cattivo tempo, decidono le sorti delle aziende e dei vari personaggi che si affacciano alla soglia della politica. Pensare che il vero potere sia nelle mani di Berlusconi è illusorio, chi comanda veramente i giochi una volta si chiamava Cuccia, ora le leve del potere sono leggermente più distribuite ma la musica non è cambiata di molto. Le numerose imprese che stanno chiudendo sono un sintomo molto preoccupante, il sistema non regge più le pressioni del mercato ma a rimetterci sono soltanto le persone che hanno contribuito con il loro lavoro a fare arricchire i manager, che ora decidono di delocalizzare o cessare l’attività. Le pezze al culo rimangono solo agli operai, ai tecnici, ai piccoli artigiani, ai lavoratori altamente specializzati, a tutti coloro che hanno fatto del proprio mestiere motivo di orgoglio professionale, oltre che di reddito sufficente a sopravvivere senza tanti lussi. Il supporto o la mancanza di sostegno da parte di questo governo alle vere vittime della crisi è valutabile da qualsiasi persona di buon senso. Accanirsi per mesi e mesi in parlamento e fuori, sui giornali e su tutti i media, su temi quali il lodo Alfano e similari mentre tutto il paese sta andando a puttane (non quelle di lusso che popolano le cronache) senza nemmeno impostare una strategia di contenimento della crisi, se non tagli orizzontali ad un tot percento prefissato, mentre la spesa pubblica continua a crescere di miliardi a tutto vantaggio del mantenimento della casta politica… secondo lei è il modo corretto di gestire i soldi pubblici? Erano forse queste le aspettative del tante volte invocato “popolo sovrano” quando ha votato in massa per l’attuale governo?
Non so lei, io mi sarei aspettato qualcosa di diverso da un esecutivo che da oltre tre lustri continua a dichiarare di essere sceso in campo per una rivoluzione liberale, per diminuire la pressione fiscale, e tante altre balle a seguire. Berlusconi poteva essere un’opportunità per questo Paese, in questa fase sembra ormai abbondantemente appurato che i suoi interessi non coincidono con quelli della maggior parte degli italiani. Ha avuto nelle mani un potere immenso, politico e mediatico (in pratica ormai coincidenti). Non ne ha fatto l’uso che i suoi elettori si aspettavano: noi italiani siamo disposti a tollerare aggiustamenti legislativi a favore di una sola persona purché ricadano benefici nelle nostre tasche, possiamo sorridere al pensiero che un vecchietto di 74 anni faccia festini a luci rosse una sera sì e l’altra pure, quando la nostra vita si mantiene serena. Stiamo però andando oltre la tolleranza dei privilegi, la delega incondizionata del nostro destino. Siamo un popolo molto compiacente ma anche particolarmente feroce quando gli dei barcollano e stanno per precipitare nel fango. Siamo insomma dei vigliacchi rancorosi, quando alla fine arriva la resa dei conti. Vedi alla voce “Bettino Craxi”.
Buona serata
P.S.: per ragioni di sintesi ho molto, troppo generalizzato sul mondo dell’imprenditoria italiana. Tanti nostri concittadini sono coraggiosi piccoli imprenditori, sono decine di migliaia e si fanno carico di sostenere in modo determinante la nostra economia. Rischiano in prima persona, non ottengono mutui e finaziamenti perché presentati da questo o da quel politico al direttore di banca. Negli altri paesi europei quello che fanno è normale, qui diventano dei veri eroi e vanno ammirati e rispettati. Non li ho deliberatamente ignorati, ho voluto puntare a criticare chi fa la bella vita a spese loro, oltre che nostre.
Scritto da Sergio Fornasini il 9 Nov 2010
gentile Fornasini
ho aspettato a lungo per avere il tempo di rispondere al suo lungo e interessante intervento, ma mi sono reso conto di non avere ne’ il tempo ne’ la conoscenza per potere ribattere alla pari.
Di sfuggita le dico che anch’io, come lei ritengo le alte sfere di Arpiselliana memoria ben vive esistenti ed operanti.
Un cortese saluto.
Scritto da Luigi il 18 Nov 2010
Grazie comunque per la succinta replica, visto che siamo andati però abbondantemente fuori tema con le nostra discussione pensavo di farne un post a parte, attendendo i commenti dei visitatori
Scritto da Sergio Fornasini il 18 Nov 2010
Concordo pressochè integralmente con quanto scritto da S.F.
Aspetto di leggere il promesso post.
Brevissimo inciso: le questioni (economia, riforme etc.) affrontate sono fondamentali e “pregnanti”, di interesse assolutamente generale e dovrebbero costituire il vero (o almeno il principale) tema di scontro (anche sui “media”) tra le forze politiche.
Il fatto che non lo siano, ma che invece vengano lanciate (con la “complicità” dei giornalisiti e delle televisioni) alla “pubblica opinione” altre polpette sulle quali scannanarsi, fa pensare che la scelta sia fortemente voluta e non certo casuale…
Scritto da alberto il 22 Nov 2010
caro alberto
mi sorprende lei sia perfettamente d’accordo con Berlusconi («ciò che mi fa stropicciare gli occhi è che in una giornata in cui la Finanziaria è stata approvata alla Camera con 62 voti di maggioranza e c’è uno storico vertice della Nato, i giornali hanno titolato sulla signora Carfagna»), ma sono d’accordo anch’io.
In realta’ ci sono fatti clamorosi, importantissimi, di cui non si parla mai. Un esempio e poi mi taccio: chi sa che in basilicata c’e’ il piu’ grande giacimento di petrolio dell’alto mediterraneo, e che a sfruttarlo non e’ l’ENI o lo stato ma gli americani?
E ora mi taccio. Buona giornata.
Scritto da Luigi il 24 Nov 2010
@Luigi
credo ci sia stata una incomprensione:
S.F. = Sergio Fornasini
(e ora mi taccio anch’io – buona giornata)
Scritto da alberto il 24 Nov 2010