Affari a gonfie vele
5 Marzo 2010(di Fabrizio Gatti per l’Espresso)
Una regata trasformata in evento straordinario. Il cognato di Bertolaso a gestire le operazioni. Il metodo della banda va avanti. Anche dopo gli arresti
Il centro a L’Aquila è ancora sotto le macerie. Più di 40 mila persone sono senza casa. E Guido Bertolaso cosa fa? Organizza una regata all’isola della Maddalena, in Sardegna. Su mandato del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. E la supervisione del suo supersottosegretario, Gianni Letta. È sempre il solito giochetto: la procedura d’emergenza, messa in dubbio in questi giorni anche dalla Corte dei conti. “Disposizioni urgenti per lo svolgimento della Louis Vuitton World Series”, dicono gli ultimi decreti del capo del governo. Come se uno tra gli sport più costosi al mondo venisse prima dei 300 morti, della ricostruzione, delle frane, dell’Italia che va in frantumi.
E Bertolaso chi ha mandato alla Maddalena a gestire il nuovo evento straordinario? Un funzionario con provata esperienza di rigore nelle spese? Un capostruttura selezionato con concorso pubblico? No. Ha mandato suo cognato, il solito Francesco Piermarini, 52 anni, ingegnere e imprenditore prestato a Palazzo Chigi, fratello della moglie, l’architetto Gloria Piermarini in Bertolaso, 59 anni. La catena di san Guido: il controllo sui nostri soldi diventa una questione di famiglia. La famiglia Bertolaso. La generosità del sottosegretario più amato dagli italiani non si smentisce nemmeno nel contratto di concessione per il megacomplesso dell’Arsenale: 254 milioni dello Stato e della Regione Sardegna bruciati nella trasformazione dell’ex officina militare della Maddalena. Si sapeva che se l’era aggiudicato l’unica società ammessa alla gara, la Mita Resort, una srl di cui è capo del consiglio di amministrazione Emma Marcegaglia, 45 anni, presidente di Confindustria. Ma non si conosceva la cifra. Ora si sa: 60 mila euro l’anno per 40 anni. È il prezzo rivelato il 25 febbraio scorso ai deputati che lo ascoltano alla Camera dal sottosegretario all’Istruzione, Giuseppe Pizza. Ed è quanto incasserà la Regione sarda, proprietaria della struttura: 155 mila metri quadri con dentro un hotel nuovo e arredato, centri conferenze, spazi da riempire, 600 posti barca che possono rendere decine di milioni l’anno, in uno dei luoghi più incantevoli al mondo, tutto questo al fantastico canone d’affitto mensile di 3 centesimi al metro quadro.
Bertolaso è davvero l’uomo delle catastrofi. Una catastrofe per i bilanci dello Stato: il sottosegretario, il volto immagine del governo Berlusconi, il capo della Protezione civile che nell’ultimo G8 trasferito all’Aquila in nome del dolore e del risparmio, è riuscito a farci spendere 26 mila euro in penne e 10 mila euro in posacenere. Lasciando senza risposta una curiosità. Negli incontri pubblici, nei luoghi di lavoro, negli ambienti chiusi è vietato fumare. A chi servivano i posacenere? Da lunedì primo marzo, in un armadio della Procura di Perugia, è custodita la storia di come la squadra di Guido Bertolaso ha conquistato potere e controllo sugli appalti. Grazie all’appoggio trasversale di centrosinistra e centrodestra. Carriere sprint costruite con l’approvazione di Francesco Rutelli e Gianni Letta. Cresciute indenni dal 2001 a oggi sotto i governi di Berlusconi, Romano Prodi e ancora Berlusconi. Una storia tutta italiana raccolta nel dicembre 2007 in una relazione consegnata a numerosi funzionari di governo. E rimasta tra l’altro, secondo alcuni testimoni, dal giugno 2009 fino a una ventina di giorni fa negli uffici del capo dipartimento del ministro all’Innovazione, Renato Brunetta.
È lo stesso documento che accompagna la “busta profetica”: la lettera aperta da “L’espresso” davanti a una telecamera che, con quasi due anni di anticipo sul G8-2009, prevede chi vincerà il contratto per l’organizzazione dell’evento e quali funzionari pubblici controlleranno gli appalti.
IL VIDEO L’apertura della busta profetica
Tra i nomi, la società Triumph di Maria Criscuolo, 47 anni, che ha effettivamente organizzato il vertice tra capi di Stato la scorsa estate. E Angelo Balducci, 62 anni, soggetto attuatore nominato da Bertolaso per le grandi opere alla Maddalena e per molte altre, arrestato il 10 febbraio scorso con il suo successore Fabio De Santis, 47, il dirigente della presidenza del Consiglio, Mauro Della Giovampaola, 44, e il costruttore romano Diego Anemone, 39. La disinvoltura con cui Bertolaso coltiva amicizie e incarichi è apparsa addirittura in tv. Bisogna riguardare laregistrazione della trasmissione “Porta a Porta”, su RaiUno la sera di martedì 23 febbraio.
Il capo della Protezione civile risponde alle domande di Bruno Vespa. Dichiara di essere amico di Balducci. E fin qui nulla di irregolare. Però aggiunge: “So di Anemone perché lo conosco… Una volta, pensi, sono addirittura anche andato nel suo ufficio. Perché siccome il suo ufficio, almeno quello che conosco io, non era lontano dal mio dentista, una volta andando dal mio dentista sono passato da lui perché mi aveva chiesto di vederlo”. “Perché”, continua Bertolaso, indagato dalla Procura di Firenze, “voleva farmi vedere un progetto per la ristrutturazione del fortino napoleonico di Punta Rossa a Caprera, che è uno dei miei pallini perché è una struttura bellissima che sta andando in malora e che a me invece piacerebbe tanto ristrutturare”. Anemone e Bertolaso si incontrano probabilmente tra il 2008 e il 2009. Durante la trasmissione il sottosegretario non rivela la data. Anemone mostra a Bertolaso il progetto per ristrutturare il fortino napoleonico di Punta Rossa sull’isola di Caprera, nell’arcipelago della Maddalena, un’area inquinata da resti di eternit e amianto che potrebbe essere ripulita con procedura ordinaria. Ma sentite qua.
Mercoledì 30 dicembre, tra gli ultimi atti del 2009, Berlusconi firma l’ordinanza 3838 con le disposizioni urgenti sull’organizzazione delle regate della Louis Vuitton Trophy. L’articolo 1 nomina Bertolaso commissario delegato, il suo ennesimo incarico retribuito in aggiunta allo stipendio da dirigente dello Stato. E al comma due dello stesso articolo si legge: “Il commissario delegato provvede altresì alla realizzazione delle seguenti iniziative sull’isola di Caprera… realizzazione degli interventi di riqualificazione ambientale da eseguirsi sull’area Punta Rossa”. Il progetto di Diego Anemone, imprenditore privato, diventa così provvedimento d’urgenza di Berlusconi, capo del governo. Ma Berlusconi sa di questa catena di san Guido? Gianni Letta lo informa? Con quale criterio, nei piani del dipartimento di Bertolaso e delle spese del governo, la situazione di Punta Rossa a Caprera è ritenuta prioritaria rispetto al consolidamento antisismico delle scuole, degli ospedali e a tutto quanto c’è bisogno in Italia?
Passa poco più di un mese e il 5 febbraio Berlusconi firma un’altra ordinanza per le regate alla Maddalena (22 maggio-16 giugno). Il presidente del Consiglio autorizza Bertolaso ad assumere “ogni iniziativa finalizzata ad assicurare il pieno utilizzo del compendio immobiliare del Forte Carlo Felice”. È il secondo albergo, quello ricavato dall’ex ospedale militare, 73 milioni sul totale di 327 milioni spesi per il G8 trasferito. Quell’albergo non lo vuole gestire nessuno. L’unica gara convocata un anno fa è andata deserta. Il capo della Protezione civile può adesso sfruttare tutti i poteri straordinari. Fino all’assegnazione diretta, “rimanendo insoddisfatta l’esigenza di assicurare l’immediata redditività degli investimenti effettuati”. Sotto il controllo della coppia Bertolaso- Balducci è davvero difficile immaginare che gli investimenti della pubblica amministrazione possano puntare alla redditività.
È il caso dell’altra struttura per il G8 mancato, l’Arsenale. Il complesso affittato alla società di Emma Marcegaglia ha bruciato quasi 200 milioni di fondi per lo sviluppo della Sardegna. L’ex presidente della Regione, Renato Soru, contava di recuperarli con il canone di concessione. Ma per arrivare almeno alla pari con 60 mila euro l’anno di affitto, senza calcolare oneri finanziari e deperimento delle strutture, servirebbero ora 3.333 anni. Sempre che le sale ideate dall’architetto Stefano Boeri resistano più del nuraghe di Santu Antine. Trasferito il G8, Bertolaso ha anche rinegoziato il contratto con la Mita Resort: penalizzata, secondo quanto riconosciuto dalle parti, per la mancata pubblicità. Emma Marcegaglia deve così versare 31 milioni in tre rate entro 13 mesi, invece di 41 milioni. Soldi una tantum che vanno alla Protezione civile. La Regione Sardegna si deve accontentare dei 60 mila euro che moltiplicati per i 40 anni di concessione fanno 2 milioni 400 mila euro. A questi prezzi, perché le casse regionali e statali possano pareggiare i 254 milioni spesi nell’Arsenale, dovrebbero trascorrere più di 7 concessioni quarantennali. Cioè 304 anni.
“Le imprese”, scrive su “Panorama” la presidente di Confindustria e di Mita Resort, “devono essere le prime a produrre e diffondere legalità. È una svolta alla quale tengo molto. È questa la nostra risposta a 15 anni di perduranti cronache del malaffare” La catena di san Guido non finisce con gli affari di Emma Marcegaglia. Si resta sulla Maddalena. E rieccolo il cognato del capo, ancora qui, Francesco Piermarini, il biondo ingegnere arruolato per il G8 e adesso infilato nella struttura di missione inviata da Palazzo Chigi per le regate. Anche lui, secondo la Procura di Firenze, in buoni rapporti con gli Anemone. Pochi giorni fa, in vista delle prove e delle gare tra aprile e la prima settimana di giugno, un piccolo gruppo di agenzie immobiliari della Maddalena raggiunge un accordo con i rappresentanti mondiali della Louis Vuitton Trophy. Servono 200 appartamenti e viene stabilito un prezzo da media stagione: 600 euro al mese i bilocali, 700 i trilocali. Secondo altri immobiliaristi però bisogna approfittare: almeno 700 euro a settimana. Il pomeriggio di venerdì 26 febbraio le agenzie immobiliari che propongono prezzi più bassi vengono convocate negli uffici della struttura di missione. Al tavolo si siedono un assessore del Comune, alcuni promotori delle regate e della Vuitton Trophy. E c’è Francesco Piermarini. Nell’incontro viene ricordato ai presenti che l’organizzazione è affidata alla struttura di missione nominata da Palazzo Chigi. Ma cosa c’entrano le grandi opere della presidenza del Consiglio con gli affitti sull’isola? L’accordo con i canoni a buon mercato viene sospeso. Gli immobiliaristi che vogliono speculare sul grande evento hanno ora tante possibilità in più. Da Piermarini a Marcello Fiori, 50 anni, responsabile per il G8 all’Aquila. Gli uomini nuovi immessi a decine nella presidenza del Consiglio macinano promozioni, scavalcano carriere, creano doppioni e sprechi. Un’intera struttura viene spinta da parte. Funzionari, ingegneri, ufficiali delle forze armate con anni di attività. Tra loro il generale di divisione dell’esercito, Erasmo Lorenzetti. È il massimo esperto statale nell’organizzazione di grandi eventi: il G7 del 1994 a Napoli, il Giubileo 2000 a Roma, il G8 del 2001 a Genova e molti altri.
Lunedì primo marzo, dopo l’intervista rilasciata al sito Internet de “L’espresso”, il generale Lorenzetti viene convocato dalla Procura di Perugia che sta indagando sul filone romano della nuova Tangentopoli e sull’ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, accusato di avere avvertito Angelo Balducci delle indagini. Tra i documenti, gli investigatori acquiscono una lettera sigillata identica a quella rivelata da “L’espresso” e una relazione su cosa sarebbe avvenuto in vista del G8 alla Maddalena. Il generale la scrive nel dicembre 2007, come consulente del ministero all’Innovazione sotto il governo di Romano Prodi. E la ripropone durante il governo Berlusconi. Il generale Lorenzetti già allora sconsiglia la scelta della Maddalena, per gli eccessivi costi in personale, mezzi e sicurezza. E critica la selezione degli uomini per gli appalti e l’organizzazione del G8: “La scelta non può cadere su parenti segnalati, su amici degli amici, su chi un domani renderà il favore fatto… Il solito carrozzone che dilapida i fondi in strutture che sembrano create apposta per distribuire emolumenti a pioggia… Si sono visti nel passato dottori non laureati chiamati come esperti ma di cui come tali avevano ben poco… Ricorrere sin da ora a gare che coinvolgono più ditte e società: non sempre le solite”. Già nel 2007 il sistema Bertolaso-Balducci corre a piena velocità. E da allora nessun governo, nessun ministro ha voglia di fermarlo.