L’agonia di Rainews per eliminare Mineo
4 Novembre 2011La rete smembrata pezzo a pezzo. Dapprima il cambiamento nel nome, poi l’annuncio della riorganizzazione non comunicato al direttore. E infine, dopo il fallito golpe leghista, l’affidamento di spazi a service esterni
Da un po’ di tempo l’apertura di alcuni notiziari Rai è caratterizzata dalla lettura di un comunicato sindacale che motiva le ragioni per le quali i giornalisti manifestano la propria contrarietà alle scelte aziendali, astenendosi dal firmare cronache e servizi. In questi giorni è la volta del Tg3 che lamenta lo stato catalettico della seconda serata di Raitre dopo la cancellazione della Dandini.
Ma a inaugurare lo “sciopero delle firme” erano stati già una settimana prima i giornalisti di Rainews, che invece protestano contro la sottrazione di spazi decretata a loro danno dall’azienda. È quella di Rainews una vicenda forse minore, ma a suo modo singolare e indicativa delle difficoltà strategiche della tv pubblica. Nata a cavallo del millennio non è in realtà mai riuscita a realizzare in pieno il progetto originario, ovvero quello di una rete all-news sul modello di France 24, Bbc world o Cnn. Nelle sue prime fasi, il canale stretto fra un modello produttivo spartano che non prevedeva né cameramen né montatori, un organico almeno inizialmente limitato, ma anche forse una visione un po’ troppo novecentesca della televisione, imbottì le 24 ore del palinsesto di rubriche e rubrichine anche più volte replicate in orari e giorni successivi; a scadenza oraria striminziti notiziari letti dai personaggi meno televisivi che sia dato immaginare (attempati frikkettoni, obese casalinghe, conduttori strabici…;un casting degno di Ciprì e Maresco!).
Ma nessuno se ne prese mai troppa pena: reperibile solo sul bouquet di Sky in una collocazione scomoda del telecomando, il canale era rimasto poco più che clandestino fino al 2009. Fatto sta che quando ne prese la direzione nel 2007, Corradino Mineo si trovò davanti a un’impresa titanica: tentare di ripulire le conduzioni e smontare un impianto di palinsesto desueto. Va riconosciuto che Mineo si è profuso generosamente anche autoimponendosi personalmente ritmi monstre: in conduzione tutte le mattine all’ alba e poi di nuovo alla sera. I maligni dicono per “febbre da video”, ma onestamente anche per dare spessore e autorevolezza agli orari di maggior ascolto del canale (sempre comunque sotto l’1% di share).
Ora però questo impegno certamente defatigante deve cominciare a pesargli, così come probabilmente pesano gli scarsi riscontri da parte dei piani alti di viale Mazzini. Tanto che, in una audizione del direttore generale in Commissione Parlamentare di Vigilanza, la Lei ha dribblato una domanda proprio sul destino di Mineo, rispondendo che era allo studio un progetto di complessiva riorganizzazione di tutto il canale all-news. Un uppercut da ko sull’autostima del povero Mineo che la mattina successiva con occhi smarriti e palesemente scoraggiato, si rivolgeva ai telespettatori: «Ma come? È allo studio un piano di riorganizzazione del canale e a me che lo dirigo nessuno ha mai chiesto o detto niente?». Singolare in effetti…
Ma è la Rai: di tutto, di più. Questo poi mentre tra il settimo piano del palazzone Rai e le redazioni di Saxarubra rimbalza l’ipotesi che a monte dell’attuale gelo aziendale ci sarebbe una rappresaglia leghista: per più di un anno la Lega aveva fatto pressioni per sostituire Mineo con il giornalista Franco Ferraro di Sky; manovra stoppata dal niet congiunto di tutto l’universo sindacale (giornalisti, dirigenti, Rsu) nonché dal timore di ulteriori strascichi giuslavoristici modello Ruffini.
Indispettiti dal fallito blitz, i capibastone leghisti di viale Mazzini ora avrebbero in animo di smontare il canale step by step, servendosi delle testate di service cosiddette multicanale (ovvero che non hanno una collocazione rigida di rete). Oggi l’ingresso di una finestra di news regionali, domani magari uno spazio per Rai Parlamento, e domani l’altro, perché no, qualche diretta di Raisport. Così da ridurre infine ad esile cosa il feudo di Mineo e possibilmente spingerlo alle dimissioni.
Certo si tratta di macchinose dietrologie, tuttavia la dichiarazione pubblica e ufficiale (in una sede parlamentare!) del direttore generale circa un piano di riorganizzazione, del quale il responsabile di Rainews è tenuto completamente all’oscuro autorizza ogni lettura. Tanto più che si potrebbe così spiegare anche un’improvvisa e inopinata decisione, presa mesi fa dalla Rai: la modifica della ragione sociale del canale, non più Rainews24, ma solo Rainews. All’epoca i giornalisti e il direttore diRainews avevano protestato argomentando che il “24” caratterizzava tutte le all-news (Skytg24, France24…), ma in realtà nessuno aveva capito bene il motivo di una decisione né discussa né tantomeno concordata.
E peraltro neppure tanto ben metabolizzata dalla stessa Lei, visto che sempre durante la stessa audizione in commissione parlamentare il direttore generale ha continuato a menzionarla col vecchio nome di Rainews 24.
(di Antonella C. Angeli per Il Riformista del 4 ottobre 2011)
Un commento presente
E bene, facciamoci scappare anche Corradino Mineo che fà l’unico giornale decente della RAI, siamo proprio in mano a dei delinquenti senza scrupoli che vogliono distruggere la RAI a favore di Ladrinvest del nanetto paranoico:Il paletto piantato al G20 che nessuno cacava e che rideva come un ebete evitato come un appestato,si sembrava proprio un palo dove i cani gli vanno a pisciare al ciocco !!!!!
Scritto da caronte il 4 Nov 2011